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Sanremo 2023, le pagelle della seconda serata del Festival

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Sanremo 2023, le pagelle della seconda serata del Festival

Abbiamo ascoltato le altre 14 canzoni in gara, apprezzato l’intenso monologo della “Belva” Francesca Fagnani e l’ironia pungente di Angelo Duro. E poi mezz’ora di grande musica che entra di diritto negli annali della Rai con il trio Morandi, Al Bano e Ranieri. Di seguito tutti i voti di TPI ai concorrenti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.

Gianni Morandi 9 – Ormai è un idolo di questo Festival. Entra sul palco con una scopa in mano dopo che alla prima serata aveva aiutato a ripulire il devasto floreale provocato dallo sbrocco di Blanco. Genio.

Francesca Fagnani 8,5 – Ironica, brillante, spigliata, elegantissima e a suo agio nonostante sia all’esordio davanti a una platea così importante. Porta un monologo intelligente e ben scritto sul tema delle carceri minorili e il ruolo educativo della scuola. Un successo meritato.

Morandi, Ranieri e Al Bano 30 (10 ciascuno) – Una delle cose più belle viste in tv negli ultimi anni. Non solo la storia della musica italiana, ma letteralmente storia del nostro Paese, con brani che tutte le generazioni cantano a squarciagola da decenni. L’italianità alla massima potenza. Emozionano e si emozionano. 227 anni in tre. Monumentali. Standing ovation per i tre tenori della musica leggera. Al Bano fa le flessioni sul palco e io, 50 anni in meno, fatico ad allacciarmi le scarpe senza dire ‘oplà’.

Pegah e Drusilla Foer 9 – Portano sul palco dell’Ariston il tema dei diritti negati in Iran. E capiamo che i monologhi hanno senso quando a farli è chi ha davvero qualcosa da dire. Non è facile trattare questi argomenti in tv. Uno spazio doveroso e commovente.

Black Eyed Peas 6 – Trasformano l’Ariston in una discoteca e ci riportano indietro di qualche decennio. Hanno scritto pagine importanti della musica dance recente, ma io sto ancora pensando a Morandi, Ranieri e Al Bano.

Angelo Duro 4 – Non è mai facile portare la comicità sul palco di Sanremo. Anticonvenzionale e politicamente scorretto, alla fine la sua esibizione si può sintetizzare come un grande bah. Poche risate e zero ritmo, mi è rimasto in testa solo che il nonno andava a “puttane”. Aridatece Checco Zalone o Fiorello.

Will 5,5 – Faccia pulita da bravo ragazzo e sguardo spiritato appena messo piede sul palco più importante della musica italiana. C’è da capirlo. È all’esordio e ha avuto anche il compito di aprire la serata. Canzone da “corsivo”, una ballad adolescenziale come ne abbiamo sentite già molte tra le nuove leve della generazione Z. Pop giovanile.

Modà 6 – Per anni hanno riempito gli stadi come i migliori Maneskin, poi una fase di buio nella loro carriera. Checco Silvestre indaga un tema delicato e che ha dovuto affrontare in prima persona, la depressione. “Ma che giorno è? È il primo giorno senza te”. Brano urlato in pieno stile Modà, potevano osare di più. Per qualche minuto siamo tornati nel 2014.

Sethu 5,5 – Dark, rock, giovane e con un’acconciatura rivedibile. Scatenato e grintoso, non sembra temere l’esordio a Sanremo. Canzone che non passerà alla storia, ma è fresca e si fa ascoltare.

Articolo 31 7 – Un bel ritorno per un duo che ha segnato l’adolescenza e la gioventù di almeno un paio di generazioni cresciute negli anni Novanta. La canzone funziona: un viaggio nella storia di un’amicizia che torna a spiccare il volo. Autentici e commossi, con un pizzico di nostalgia.

Lazza 7,5 – Idolo dei giovanissimi e re incontrastato delle classifiche, porta a Sanremo una bella bombetta. Poco autotune ed un’esibizione convincente, è tra le canzoni che domani canticchieremo di più. Dal rap al pop, con il tocco saggio di Dardust, re Mida della scena musicale. In radio non potrà che sfondare. Hit maker.

Giorgia 7 – La sua voce non si discute, gioca in un’altra categoria. Il brano non arriva a pieno al primo ascolto, ma potrebbe migliorare con il tempo. Dopo 22 anni di assenza dal palco dell’Ariston, ci si aspettava qualcosa di meglio. Secondo i bookmakers può contendere a Mengoni la vittoria finale di questo Festival. Sarà così? La sensazione è che il brano non l’aiuti.

Colapesce e Dimartino 8 – Echi battistiani per una canzone più complessa di Musica Leggerissima, il successo che li aveva lanciati due anni fa proprio da Sanremo. Ottimo equilibrio di voci e un finale scenografico. Raccontano il peso delle aspettative che può finire anche male, in tragedia. Non sbagliano un colpo. Possibili outsider, possono puntare alle zone alte della classifica.

Shari 5,5 – Sul palco dell’Ariston non sfigura, anche se il brano (scritto con il fidanzato Salmo) a un primo ascolto sembra poco corposo. Un bel timbro vocale che lei padroneggia discretamente. In generale la sensazione è che portare ben sei giovani tra i Big sia stato un po’ eccessivo.

Madame 7,5 – Il suo brano funziona parecchio già dal primo ascolto e la cosa mette almeno per il momento in secondo piano il caso vaccini. Il dialogo fra un cliente e una prostituta, senza scandalizzare troppo. Precisa vocalmente, ha una grande forza interpretativa. Un pop accattivante nel suo stile, che piacerà ai suoi tanti fan.

Levante 7 – Torna dopo la maternità e un periodo di stop e lo fa con grinta e una grande esibizione vocale. La riappropriazione di sé nella testa e nel corpo, come un urlo.

Tananai 7 – Dimenticate il Tananai dello scorso anno, stonatello e simpaticone. Porta una versione di sé totalmente diversa, quasi spiazzante. Il rischio è che la canzone appaia troppa classica. Fa il romanticone e appare decisamente più centrato. Ormai un lontano ricordo l’ultimo posto della passata edizione.

Rosa Chemical 6,5 – Dopo le polemiche politiche per la sua presenza al Festival, porta un brano tra il pop e il rap. Fluido e provocatore, questo Made in Italy può essere un tormentone. Imprevedibile, è un inno all’amore libero, con buona pace di perbenisti e benpensanti. “Vorrei dedicare questa canzone a chi almeno una volta nella vita si è sentito sbagliato, invece era semplicemente diverso”.

LDA 5,5 – Il giovane D’Alessio ci mette tanto impegno e solo per questo va apprezzato, ma il brano non è granché e non lascia particolarmente il segno. Avrebbe meritato di meglio.

Paola e Chiara 6,5 – Tornano le sorelle del pop italiano in una delle reunion più attese di questo Festival. La loro Furore sarà la canzone di tutti i prossimi Pride. Risvegliano il pubblico dell’Ariston a mezzanotte passata. E già questo non è poco. Brano dal sapore vintage, gli echi sono quelli di Vamos a bailar o della Carrà. Spopoleranno in radio e quest’estate in tutti i locali.

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