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Home » Scienza

I social media creano dipendenza psicologica come il gioco d’azzardo

Immagine di copertina
I social media creano dipendenza

Secondo gli esperti, i social media hanno ripreso le stesse tecniche usate dalle industrie del gioco d'azzardo per rendere dipendenti i loro utenti

I social media usano le stesse tecniche delle delle compagnie del gioco d’azzardo per creare una dipendenza psicologica e radicarsi nelle vite degli utenti, riferiscono gli esperti.

I metodi impiegati sono così efficaci da attivare un meccanismo simile a quello della cocaina sul cervello, creando un bisogno psicologico e persino evocando dei “fantasmi di chiamate e notifiche” quando gli utenti sentono una vibrazione di uno smartphone.

“Facebook, Twitter e altre compagnie usano metodi simili a quelli dell’industria delle scommesse per mantenere gli utenti sui loro siti”, afferma Natasha Schüll, autrice del libro Addiction by Design.

Secondo Schüll, le slot machine e altri sistemi simili sono disegnati per creare dipendenza in chi li usa.

“Nell’economia online, il guadagno dipende dall’attenzione continua degli utenti, calcolata in click e in tempo speso”.

Che si tratti di Snapchat, Facebook o del gioco CandyCrush, la persona entra in un “circolo ludico” fatto di incertezza, anticipazioni e feedback e la ricompensa è abbastanza alta da convincere l’utente a continuare ad usare i social media.

“Se cerchi di allontanarti, vieni solleticato con piccoli messaggi e offerte che attirano la tua attenzione” e ti riportano in questo circolo vizioso, spiega Natasha Schüll.

“Dobbiamo iniziare a riconoscere il costo del tempo speso sui social media. Non è solo un gioco, ha degli effetti finanziari, fisici ed emotivi”.

La possibilità di aggiornare continuamente le notizie che riceviamo e di poterle passare in rassegna attraverso il meccanismo di scroll è inquietantemente simile a una slot machine.

A dirlo è Tristan Harris, ex designer “etico” di Google, definito come la cosa più vicina ad una coscienza che la Silicon Valley ha .

“Tiri una leva e ricevi immediatamente una ricompensa, oppure niente”, spiega Tristan Harris.

Molto spesso l’utente non ricava alcun guadagno e nella maggior parte dei casi non sa se troverà qualcosa di interessante o di gratificante, proprio come nelle scommesse.

Ma proprio questo è ciò che ci spinge a continuare.

“La ricompensa è ciò che gli psicologi definiscono programmi di rinforzo variabile e che ci invoglia a controllare ripetutamente gli schermi dei nostri cellulari”, spiega il dottor Mark Griffiths, professore di comportamenti di dipendenza e direttore dell’Unità di ricerca internazionale sul gioco d’azzardo della Nottingham Trent University.

“I social media sono pieni di ricompense imprevedibili. Cercano di attirare l’attenzione degli utenti e inserirli in una routine e far sì che controllino ripetutamente i loro schermi”.

L’uso dei social media è stato collegato alla depressione, proprio come il gioco d’azzardo, che altera fisicamente la struttura del cervello e rende le persone maggiormente predisposte alla depressione e all’ansia.

L’effetto psicologico dei social media è così forte che possiamo arrivare a pensare che il nostro cellulare stia vibrando o che abbiamo ricevuto un messaggio, anche se non è così.

Una volta che un’abitudine si è sedimentata, uno stimolo esterno come una notifica, un like o un suono che segnala un messaggio ricevuto non è più necessario per indurci a controllare il nostro cellulare.

“I social media possono attivare nel cervello lo stesso meccanismo che in genere attiva la cocaina”, spiega il professor Daniel Kruger, dell’Università del Michigan.

“Ci sono interi dipartimenti che cercano di realizzare sistemi che diano il più possibile dipendenza. Vogliono che resti online continuamente e ti riempiono di messaggi e di stimoli per indirizzare la tua attenzione verso le loro app o pagine web”.

Il numero di utenti attivi al mese su Facebook ha raggiunto i 2.13 miliardi quest’anno, il 14 percento in più rispetto all’anno passato.

Facebook è diventato una parte fondamentale della nostra vita e farne a meno è sempre più difficile.

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