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L’oggetto non identificato scoperto dagli scienziati proviene da un altro sistema solare

Immagine di copertina
L'asteroide interstellare 'Oumuamua. Credit: European Southern Observatory / M. Kornmesser

L'asteroide interstellare è ricco di molecole organiche: questo mostra che il meccanismo che consente il funzionamento della vita può essersi sviluppato anche in altri sistemi solari

Gli scienziati hanno confermato che il misterioso oggetto non identificato che è passato vicino al Sole nel mese di ottobre 2017 proviene da un altro sistema solare. Si tratta della prima roccia spaziale identificata come formatasi intorno a un’altra stella.

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Gli astronomi hanno chiamato questo asteroide interstellare ’Oumuamua, dal nome di una figura mitica del pantheon hawaiano, in onore del luogo dove è situato l’osservatorio che ne ha effettuato la scoperta. L’Unione Astronomica Internazionale, inoltre, gli ha attribuito una nuova tipologia di denominazione, chiamandolo 1I/2017 U1 (dove il numero 1 indica il primo oggetto di questo tipo mai identificato).

La certezza delle sue origini “extraterrestri” è stata fornita da un’analisi che evidenzia che la sua orbita sia quasi impossibile da raggiungere nel nostro sistema solare. L’asteroide potrebbe essere, secondo i ricercatori, uno dei 10mila che circolano nel nostro sistema solare senza essere rilevati.

Cosa sappiamo finora sulle caratteristiche e le origini di  ’Oumuamua

Dal momento che gli asteroidi si fondono durante il processo di formazione di un pianeta, secondo quanto spiega Stuart Clark sul Guardian, questo oggetto potrebbe dirci qualcosa sulla formazione dei pianeti intorno alla sua stella, che oggi non conosciamo.

Un elemento molto importante, messo in luce dalle ultime analisi eseguite con telescopi da terra, è che ’Oumuamua è simile alle comete e agli asteroidi nati nel nostro sistema solare. Questo significa che nella galassia potrebbero essere comuni pianeti dalla composizione simile alla nostra.

L’asteroide individuato, inoltre, è di colore rosso ed estremamente buio (assorbe il 96 per cento della luce che arriva sulla sua superficie).

Il colore rosso segnala la presenza di molecole organiche, vale a dire composti del carbonio. Queste sono i tasselli biologici che consentono il funzionamento della vita.

Gli scienziati ritengono che l’arrivo di molecole organiche sulla Terra, generato dalla collisione di comete e asteroidi, abbia reso possibile la vita.

L’asteroide interstellare ’Oumuamua mostra che la stessa cosa potrebbe essere accaduta in altri sistemi solari.

La scoperta dell’asteroide interstellare

La sera del 19 ottobre 2017 il ricercatore Rob Weryk, dell’Istituto di Astronomia dell’università delle Hawaii, stava scrutando il cielo con un potente telescopio sull’isola di Haleakala quando si è accorto di qualcosa di insolito.

“Il movimento di questo oggetto non può essere spiegato facendo riferimento a quello di un normale asteroide o all’orbita di una cometa”, ha spiegato il ricercatore.

Effettuando numerose riprese ed eseguendo particolari calcoli, Weryk è riuscito a notare le caratteristiche orbitali dell’oggetto e si era detto certo che provenisse dall’esterno del nostro sistema solare. La successiva analisi, pubblicata a novembre da Jean Schneider, studioso dell’Osservatorio di Parigi, ha confermato questa ipotesi.

Finora gli scienziati hanno notato che l’oggetto, del diametro di 402 metri, è entrato nel nostro sistema solare dalla direzione della costellazione Lyra, ha fatto mezzo giro intorno al Sole a settembre e ora sta viaggiando a 44 chilometri al secondo in direzione della stella Vega.

I ricercatori ritengono che l’oggetto sia stato espulso da un altro sistema stellare nel momento in cui si stavano formando i pianeti, e che abbia viaggiato per milioni, se non miliardi di anni prima di raggiungere la sua attuale destinazione.

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