Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 21:30
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Scienza

Il gene zombie che difende gli elefanti dai tumori

Immagine di copertina

Un gene “zombie” sta difendendo gli elefanti dai tumori. Il gene, da tempo non più attivo in moltissimi altri mammiferi, si è risvegliato per distruggere le cellule danneggiate.

Ad identificato sono stati dei ricercatori delle università americane di Chicago e dello Utah, che hanno pubblicato la ricerca sulla rivista Cell Reports.

Il risultato è il frutto di una scoperta precedente degli stessi ricercatori, i quali tre anni fa avevano scoperto che negli elefanti sono presenti 20 copie di un gene chiamato p53, che è presente in una sola copia anche nell’uomo.

Mentre studiavano p53 negli elefanti, i ricercatori guidati da Vincent Lynch, dell’università di Chicago, hanno individuato un gene chiamato Lif6, che da tempo non è attivo in molti mammiferi.

Questo gene viene attivato da p53 per uccidere le cellule che hanno il Dna danneggiato e che possono provocare i tumori. La sua funzione consiste, in sintesi, nel produrre una proteina che crea dei fori nelle centraline energetiche delle cellule, i mitocondri, causando la morte della cellula. In questo modo il gene “può prevenire i tumori”, ha detto Lynch.

Un “trucco dell’evoluzione” che sarebbe stato risvegliato negli antenati degli elefanti circa 25-30 milioni di anni fa, quando questi pachidermi hanno cominciato a evolversi da animali più piccoli grandi quanto le marmotte a quelli che conosciamo.

“Gli animali di grandi dimensioni e longevi devono aver sviluppato meccanismi robusti per sopprimere o eliminare le cellule tumorali, in modo da poter raggiungere l’età adulta”, ha detto Juan Manuel Vazquez, del Laboratorio di Lynch.

Gli animali più grandi, infatti, rispetto a quelli più piccoli, hanno un numero molto maggiore di cellule e tendono a vivere più a lungo. Un vantaggio? Sì, ma allo stesso tempo questo significa anche più tempo e opportunità per accumulare mutazioni che causano il cancro.

Ti potrebbe interessare
Scienza / Nuova scoperta su Marte, trovato uno strato di ghiaccio spesso 3,7 chilometri sotto alla superficie
Scienza / Eseguito a New York il primo trapianto di un intero occhio: “Progressi eccezionali”
Scienza / Euclid, l’universo mai visto nelle immagini del telescopio spaziale
Ti potrebbe interessare
Scienza / Nuova scoperta su Marte, trovato uno strato di ghiaccio spesso 3,7 chilometri sotto alla superficie
Scienza / Eseguito a New York il primo trapianto di un intero occhio: “Progressi eccezionali”
Scienza / Euclid, l’universo mai visto nelle immagini del telescopio spaziale
Scienza / Ecco Calixcoca, il primo vaccino contro la dipendenza da cocaina e crack: come funziona
Scienza / Il Nobel per la Medicina a Karikó e Weissman: “Studi fondamentali per i vaccini mRNA contro il Covid”
Scienza / Studio italiano su tumori: codice a barre genetico traccia cellule cancro cervello
Scienza / Ancora vivi dopo 46mila anni: scienziati risvegliano vermi trovati nel permafrost siberiano
Scienza / Alzheimer, gli Usa danno piena approvazione a un farmaco che rallenta la malattia
Scienza / Spazio, persi i contatti con il lander Hakuto della Ispace: si è schiantato sulla Luna
Scienza / Oggi è la Giornata mondiale delle malattie rare