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Home » Salute

“Pur di non avere figli abbiamo deciso di farci sterilizzare”: il racconto di due donne

Immagine di copertina
Nato negli Usa, il movimento Childfree si sta diffondendo in Italia soprattutto tra i giovani

Il diario di due ragazze che hanno scelto la sterilizzazione volontaria: il giorno dell’intervento tra paure, desideri e critiche

Si chiama movimento Childfree, è nato negli Stati Uniti e si sta diffondendo anche in Italia, soprattutto tra giovani sotto i 30 anni.

Non vogliono figli e, per non rischiare, alcuni di loro decidono di sottoporsi a interventi di sterilizzazione volontaria irreversibili.

“La società ti fa credere che fare un bambino sia obbligatorio, ma mio figlio non serve all’umanità”, dicono.

Qui abbiamo raccontato come è nato il movimento italiano Childfree, chi ne fa parte e come funziona la sterilizzazione volontaria.

Di seguito riportiamo i diari di due donne che hanno scelto di sottoporsi a questo intervento.

Il diario di Giulia

“Avevo appuntamento in ospedale. Arrivo e faccio le visite. Per alcuni imprevisti, mi hanno rimandato l’intervento al mese successivo. Alcune infermiere e dottoresse sono state di un’arroganza e un’antipatia unica, soprattutto la ginecologa che mi ha visitata.

Infatti, la visita è stata un interrogatorio davanti mia madre.

Lei: ‘Perché questo intervento?’. Io: ‘Perché non voglio figli!’. Lei: ‘Oggi non li vuoi, domani che ne sai?’.

Io: ‘Lo so! Non li voglio né ora e né mai e sono sicura!’.

Lei: ‘Ci sono mille altri metodi per non rimanere incinta, questo è irreversibile. Un sacco di donne lo hanno fatto e poi dopo 10 anni sono venute a piangere da me e non c’era più niente da fare!’.

Io: ‘Se piangerò comprerò i fazzoletti, io lo voglio fare!’. Lei: ‘Che ne sai… Tra 10 anni incontri l’uomo della tua vita e cambi idea, poi te ne penti!’. Io: ‘Tra 10 anni avrò quasi 40 anni… Un figlio down non mi sembra proprio il caso!’.

Lei: ‘Puoi incontrarlo tra un anno l’uomo giusto!’. Io: “L’uomo giusto per me non vuole figli, se li vuole io lo lascio, è già successo’. Lei: ‘Ah’.

A questo punto mi fa firmare i fogli, quelli dei consensi, poi manda mia madre fuori per la visita. Siamo sole.

Lei: ‘Ma come mai questa decisione?’. Io: ‘Perché ho scelto cosi e basta!’. Lei: ‘Dimmi un po’… Si può sapere cosa ti è successo di tanto grave da prendere questa decisione così drastica?’.

Io: ‘Non mi è successo assolutamente niente, nella vita si fanno delle scelte e io ho scelto di non avere figli né ora né mai. Ogni scelta va rispettata!’.

Così si mette i guanti e… mi fa un male cane durante la visita! Esco da lì con un dolore sotto la pancia che ho avuto per una settimana!

Torno a casa, dopo essere stata trattata male da altre infermiere solo per aver chiesto se potevo fare le altre analisi fuori dell’ospedale, dato che sono sette ore di auto da casa mia, ma vabbè… è rimandato al mese prossimo, mi dico.

Arriva di nuovo il momento, riparto, faccio le restanti visite, ed ecco il giorno dell’intervento: un’ansia assurda…

Ho paura dell’anestesia, che non mi sveglierò più o che quando mi sveglierò non riuscirò a respirare e morirò soffocata!

Prendo sette gocce di Xanax e vado in reparto. Mi portano il camice e mi mettono in attesa sul lettino dove riesco a riposare un po’ grazie all’ansiolitico.

Poi arriva un infermiere molto simpatico che mi porta in sala pre-operatoria dove mi sistema sul lettino mentre gli chiedo se morirò e lui mi risponde che mi ha messo il Domopack addosso per mettermi in forno.

Poi arriva un’infermiera che non riesce a mettermi un ago gigantesco in vena e mi fa tre buchi facendomi gonfiare il braccio. Bestemmio nella mia mente mentre urlo, ma vabbè, mi dico, tra poco sarò sterilizzata!

Che bello, ha trovato finalmente la vena, mi mettono l’antibiotico e lei mi chiede il motivo della mia operazione e se ne sono sicura. Finisce lì. Poi mi lascia sola ad attendere. Esce dalla sala operatoria una ragazza che ha subito un altro intervento e dice che vuole alzarsi e di non riuscire a respirare. Le fanno ossigeno… Ignoro l’ansia che cerca di persuadermi.

Mentre attendo arriva una pazza isterica che mi urla: ‘Ma quante gravidanze hai avuto?’. Io: ‘Nessuna!’.

Lei: ‘Ma quanti anni hai?’. Io: ’28’. Lei: ‘Ma ti rendi conto di quello che stai facendo?’. Io: ‘Certo!’. Lei: ‘Ma chi è il tuo ginecologo?’.

Io: ‘T’, Lei: ‘Ma sei sicura?’. Io: Sì!’. A questo punto fa una faccia schifatissima e urla: ‘Mamma miaaaaaaaaaaa, mamma miaaaaaaaaaaa’ e scappa in sala operatoria continuando a urlare e a farfugliare qualcosa che non cerco di comprendere.

Dopo arriva l’infermiera di prima: ‘Chi è il tuo ginecologo?’. Le dico il nome. Lei: ‘Ma non c’è la sua firma sui documenti, ci hai parlato al telefono forse?’. Io: ‘Sì’. Lei: ‘Ah ecco’.

Se ne va, poi ritorna: ‘Tu non hai firmato il consenso!’. Io: ‘Come no? Io ho firmato tutti i consensi! Ho messo un sacco di firme’ (Mi volevi fregare? credevi non lo ricordassi solo perché li ho firmati un mese fa?.

Lei: ‘A me hanno detto che non c’è la firma’. Io: ‘Controllate bene perché ci sono tutte le firme!’. Lei: ‘Ok, ma il dottore non c’è proprio oggi e non riusciamo a contattarlo’.

A questo punto va via e mi lascia lì ad aspettare un quarto d’ora. Il quarto d’ora più brutto della mia vita.

Ho avuto un attacco di panico pazzesco, avevo solo voglia di alzarmi, urlare e scappare via per l’ansia, ma poi mi sono detta: ‘Chi me lo fa fare? Se mi alzo questi non mi operano più, se resto qui e va male al massimo non mi operano e poi posso scappare, se va bene mi anestetizzano e non capisco più nulla! Sta ferma e aspetta!’.

E per fortuna così è stato! L’ultima cosa che ricordo è una persona che mi dice: ‘Tra poco non sentirà più nulla perché l’abbiamo drogata’.

Sogno. Sogno di essere legata con una corda ad entrambe le mani e che faccio forza per liberarmi. Alla fine riesco a spezzarla. Poi apro gli occhi e una voce mi dice: “L’intervento è finito, è andato tutto bene!’.

Io sorrido e con un filo di voce dico: ‘Che bello!’. Poi mi accorgo che ho del muco in gola e non riesco a respirare… ansia… nella mia mente già sto morendo.

Una sensazione bruttissima, non riesco a muovermi e a parlare per dire le cose come stanno ma fortunatamente riesco a farmi portare un cuscino e a non soffocare. Ce l’ho fatta ragazzi, e ancora non ci credo. Lo rifarei altre 10.000 volte! Mi hanno sterilizzata. Sono felice! Sono libera!”.

Il diario di Roberta

“Ho un bellissimo ricordo di quel giorno… Nonostante l’ansia che mi attanagliava lo stomaco, ero felice… finalmente era arrivato il mio giorno!

‘Perché piangi?’, chiede l’infermiera che si occupa di me. Non riesco ad aprire gli occhi e nemmeno a parlare, sono molto assonnata anche se perfettamente cosciente.

‘Perché sono felice’, cerco di rispondere con un filo di voce.

Ho 26 anni, sono nullipara e mi sono sottoposta a salpingectomia bilaterale laparoscopica volontaria. Ho fatto la sterilizzazione tubarica permanente. Mi sono sterilizzata.

Tutta questa storia comincia quando ho rischiato di rimanere incinta a causa del fallimento di uno dei metodi contraccettivi più ‘sicuri’ e più utilizzati.

Non voglio figli, non ne ho mai voluti e per me un test di gravidanza positivo sarebbe stato il peggiore dei miei incubi. Dove vivo è stato difficilissimo ricorrere alla pillola del giorno dopo a causa dell’alto numero di medici obbiettori, figuriamoci fare un’ interruzione di gravidanza!

Non riuscivo più a vivere, in attesa di quello stramaledetto test. Stavo troppo male ed ero in uno stato di panico quasi perenne, avevo una fortissima cistite emorragica, mal di pancia e vomito, quel pensiero mi teneva sempre sveglia e mi tormentava.

Il mio corpo e la mia mente stavano manifestando un gran disagio. Sarei dovuta andare per forza fuori regione per l’interruzione di gravidanza. Ma per fortuna il test di gravidanza sul sangue è risultato negativo! Non ero incinta!

Mi sono ripresa dallo shock dopo molto tempo, la cistite è durata parecchio ma per fortuna piano piano sono tornata a star meglio. E ora? Chi riesce a riprendere i rapporti con il proprio compagno?

Ero terrorizzata che potesse ricapitare. Ero stata troppo male e avevo giurato a me stessa di non soffrire più così tanto.

Ho provato diversi altri contraccettivi ma non potevo più ricorrere ai metodi ormonali a causa dei parecchi effetti collaterali che mi provocavano e dei soli metodi di ‘barriera’ non mi fidavo proprio.

Piuttosto mi sarei astenuta dai rapporti per tutta la vita. Ma ho un compagno da moltissimi anni, perché mi sarei dovuta privare di qualcosa?

C’era sempre la sterilizzazione tubarica. Ma io non volevo la legatura delle tube, perché sapevo che poteva fallire. Volevo che me le togliessero. Pfffff, figuriamoci se a una nullipara di 26 anni tolgono le tube!

Comincia così la mia ricerca. Ho girato come una trottola tra consultori, ospedali, ginecologi privati… ho buttato via un sacco di soldi, tempo ed energie e ho sentito le peggiori scuse pur di farmi desistere: la sterilizzazione tubarica è illegale, si fa solo a chi ha almeno quattro figli o più di quarant’ anni, provoca gravi effetti collaterali, ti fa andare in menopausa, è una mutilazione, ti fa male, ti stravolge il corpo…. Balle! Tutte balle!

Ringrazio il giorno in cui, durante le mie ricerche, ho incontrato A., una ragazza nullipara che qualche anno prima ha fatto il mio stesso intervento e che mi ha dato i giusti contatti. Non finirò mai di ringraziarla.

Avevo quel nome. E ora? L’ho chiamato. Ma la paura dell’intervento era troppa. Decido così di fare una visita con questo medico per parlare a quattr’occhi.

Quando l’ho fatta mi sentivo terribilmente a disagio in quell’ambulatorio colmo di foto di bambini, di istruzioni su come affrontare la gravidanza, la maternità, l’allattamento… tra me e me pensavo: ‘E come faccio ora a dirgli che ho ventisei anni, sono nullipara e che voglio fare la sterilizzazione tubarica? Mi manderà a casa’.

E invece, finalmente, avevo trovato un grandissimo professionista. Un medico che mi ha messa a mio agio, con cui ho parlato serenamente, che mi ha informata bene sia sugli altri metodi contraccettivi sia sull’intervento e che soprattutto non mi ha giudicata. Anzi.

‘Io ti do il mio consiglio… ma ognuno è libero di fare quel che vuole del proprio corpo e io non sono nessuno per obiettare’. Mi ha invitata a pensarci e poi decidere, sono tornata a casa molto più tranquilla e serena, finalmente avevo trovato un medico che mi capiva.

Un mese e mezzo dopo ero in sala operatoria. La scelta più giusta che io abbia mai fatto.

Quante volte mi sono sentita rimbombare nella testa la frase: ‘Non farlo perché cambierai idea, sei giovane, te ne pentirai’. È totalmente inutile e controproducente dire una frase del genere a chi desidera fare questo intervento.

Chi lo desidera davvero, ce la farà ad arrivare fino in fondo. Chi non è convinta davvero, non ce la farà.

Ma le cose peggiori le ho sentite proprio dalle donne… mi sono sentita dire che non sono una vera donna perché non voglio figli, che sono un’irresponsabile e un’immatura, che chiudo il cuore alla vita, che è impossibile non avere l’istinto materno, che ‘quelle come me’ odiano i bambini e l’umanità e non hanno cuore.

Alcuni non credono nemmeno che abbia fatto l’intervento e pensano che io non possa averne ma non voglio confessarlo (‘è impossibile che una donna non voglia figli!’).

Mi guardano come se fossi una pazza. Mi hanno augurato di pentirmene amaramente.

‘Pensa a tutte le donne che vogliono aver figli e non riescono poverine!’. Quindi devo farli io per loro? ‘Non so come hai fatto a mutilarti in questo modo, la donna è fatta per accogliere’. Mutilarmi? Sono ancora tutta intera per fortuna. Accogliere cosa? Non sono un contenitore.

‘Ma la notte riesci a dormire dopo quello che hai fatto?’. Fino a prova contraria non ho ucciso nessuno e sì, adesso dormo molto più serena.

Le mie risposte le turbano.La mia felicità le turba. Sembra che la mia scelta influisca sulla loro vita. Di certo non gioisco per le loro difficoltà, anzi! Mi dispiace per loro e per le loro sfortune, ma questo cosa c’entra con la mia scelta?

Non voler figli vuol dire odiare le donne che vogliono bambini? Vuol dire odiare i bambini? Vuol dire essere insensibili e non avere cuore? Non credo proprio.

Quanta cattiveria percepisco quando ne parlo. Quanto odio nei miei confronti. Credo sia molto più responsabile una donna consapevole delle proprie scelte, che ragiona con la propria testa e che sceglie la sterilizzazione tubarica o l’aborto se non vuole portare avanti una gravidanza e avere un figlio, piuttosto che una donna che tiene un bambino forzatamente e controvoglia, magari dopo aver subìto pressioni dalla famiglia o dai medici.

Addirittura ho sentito dire che certi interventi dovrebbero essere illegali. Ma chi siete voi per giudicare le scelte degli altri? Chi siete voi per decidere del corpo degli altri? Che diritto avete sul nostro corpo?

La riposta a tutte queste domande è… nessuno. Grazie infinite al medico e alle (poche) persone che mi hanno accompagnata e supportata in questo mio percorso di liberazione… senza giudicarmi. Ce l’ho fatta… Sono finalmente felice, sono finalmente libera!”.

 

Questo articolo è un approfondimento nato da un reportage video realizzato da Laura Bonasera e andato per la prima volta in onda nel programma tv ‘Nemo – Nessuno Escluso’

 

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