Visite regolari, percorsi personalizzati e sanzioni alle aziende: cosa possiamo imparare dalla “Metabo Law” in vigore in Giappone contro l’obesità
Ogni anno, tutti i giapponesi tra i 40 e i 74 anni vengono sottoposti alla misurazione della circonferenza della vita durante le visite sanitarie. Superare le soglie di 85 cm per le donne e 90 cm per gli uomini non comporta una multa, ma l’attivazione di un percorso di counselling e monitoraggio personalizzato. Le imprese, però, devono assicurarsi che i dipendenti partecipino ai controlli
Nel 2008 il Giappone ha introdotto la Metabo Law, una legge pensata per contrastare la sindrome metabolica e promuovere la prevenzione. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: la salute non è solo responsabilità del singolo, ma un dovere collettivo che coinvolge anche imprese e amministrazioni. Ogni anno, tutti i giapponesi tra i 40 e i 74 anni vengono sottoposti alla misurazione della circonferenza della vita durante le visite sanitarie. Superare le soglie di 85 cm per le donne e 90 cm per gli uomini non comporta una multa, ma l’attivazione di un percorso di counselling e monitoraggio personalizzato. Le aziende, però, devono assicurarsi che i dipendenti partecipino ai controlli: se non raggiungono gli obiettivi di salute fissati, rischiano sanzioni economiche.
Il messaggio è chiaro: la salute dei lavoratori è anche una leva di produttività e sostenibilità. La Metabo Law ha spinto le imprese a integrare programmi di benessere nelle politiche per le risorse umane, rendendo la prevenzione parte della cultura aziendale. I risultati, tuttavia, sono contrastanti: alcuni studi mostrano miglioramenti solo parziali. Ma la lezione di fondo resta valida: la prevenzione funziona solo se strutturata, misurata e sostenuta da incentivi concreti. Ed è una lezione che oggi parla anche all’Italia. La recente manovra finanziaria ha previsto un aumento del Fondo sanitario nazionale a circa 142,9 miliardi di euro nel 2026, con un incremento complessivo di 6,3 miliardi rispetto al 2025. Tuttavia, i dati della Fondazione Gimbe mostrano che la spesa sanitaria in rapporto al Pil continua a calare: dal 6,3 % nel 2022 al 6% nel 2023, con una proiezione di 5,8 % entro il 2028. In altre parole, cresce la spesa nominale ma si riduce la quota reale destinata alla sanità, e soprattutto alla prevenzione, spesso la prima voce a essere sacrificata nei bilanci pubblici. Mentre in Giappone il sistema pubblico e le aziende collaborano per monitorare la salute dei cittadini, in Italia la prevenzione resta il grande assente delle politiche sanitarie. Eppure, ogni euro investito oggi in prevenzione può farne risparmiare molti di più domani in ricoveri e cure. Il modello giapponese ci ricorda che la salute non è un costo ma un investimento e che senza una visione di lungo periodo anche le manovre più ambiziose rischiano di non bastare.