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Silvia Vono e quell’abitudine tutta calabrese di cambiare casacca per sopravvivere

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Silvia Vono e quell’abitudine tutta calabrese di cambiare casacca per sopravvivere

C’era una volta una Regione, la Calabria, dove la politica pare agire come se si trovasse in un universo parallelo. Partiti dello zerovirgola, scissi o estinti altrove nello stivale, lì preservano la linfa utile a bivaccare, spesso con soldi pubblici.

S&D

Basti pensare al Nuovo Centro Destra (NCD), Partito sciolto nel marzo 2017 poi divenuto per pochi mesi Area Popolare (AP) fino alla sua completa dissoluzione nel dicembre 2017 e poi ancora fino allo spin-off di Civica Popolare durato giusto il tempo di agguantare un paio di seggi parlamentari per finire nel PD con la Boldrini.

Ecco, c’è un luogo dove NCD lotta e vive insieme a noi. Dove? Nel consiglio regionale calabrese, con spese (rendiconto 2018) di quasi 190mila euro annui. E c’è anche il Partito Socialista Italiano (PSI) che in Calabria ha come leader Luigi Incarnato, commissario liquidatore della Sorical (l’ente regionale che gestisce in concessione tutti gli impianti che l’ex Cassa per il Mezzogiorno ha trasferito alla Regione), stampella (gruccia) del Governatore Mario Oliverio e storica nemesi dell’ex ministro Riccardo Nencini.

Il PSI è anche il Partito che ha permesso a Matteo Renzi e alla sua Italia Viva, grazie allo stesso Nencini, di avere un simbolo al Senato secondo le nuove norme del regolamento interno e che in Calabria ha tra i suoi esponenti di spicco due senatori: l’ex segretario regionale del PD e Sindaco di Diamante Ernesto Magorno e, da qualche giorno, Silvia Vono, eletta nel collegio senatoriale uninominale di Catanzaro con il Movimento 5 stelle.

Certo, lo scalpore mediatico nazionale che è conseguito a questa trasmigrazione politica è fisiologico, anche se non inedito. Qualche anno fa, sempre in Calabria, il deputato lametino Sebastiano Barbanti passò dal M5S al PD divenendo renziano di ferro, poi gueriniano, poi martiniano e poi semplicemente riempilista alle ultime politiche, non proprio una prospettiva rosea a tal punto da suscitare forme di emulazione.

Tornando al collegio senatoriale della Vono. Ecco, la vittoria del M5S in quel territorio forse è da considerarsi la più eclatante nel “cappotto” dei grillini in Calabria alle ultime elezioni. Il collegio di Catanzaro è stato storicamente presidiato da vittorie a tavolino del centrodestra e sembrava predestinato al senatore uscente (ex NCD) Piero Aiello che, invece, dovette cedere il passo ad un’avvocata soveratese che quando presentò la sua candidatura ai militanti di un Movimento al quale non apparteneva dichiarò: “Dobbiamo smetterla di dare consenso a persone di cui abbiamo già sperimentato il modo di agire e che sono risultati indegni della nostra fiducia”, salvo poi prenotare, poco più di un anno dopo, un posto in prima fila alla Leopolda.

Il motivo? Sarà che quella vittoria eclatante non si sarebbe più ripetuta (sondaggi alla mano), sarà che c’è da sostenere il renziano sindaco di Soverato (del quale è stata assessora in passato) alle regionali o sarà, semplicemente, il ripetersi di questa favola surreale e a finale aperto che è la politica calabrese.

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