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Scuola, ministro Bianchi: “La Dad non è il demonio, ma regole precise”

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Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione. Credits: Ansa

“Il ricorso alla didattica a distanza non può essere indiscriminato, ci sono regole precise da seguire”, a dirlo è il ministro Patrizio Bianchi in un’intervista su La Stampa. Parlando con il direttore del quotidiano, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” il ministro ribadisce anche che la scuola “resta aperta e in presenza”. Secondo l’Associazione nazionale dei presidi, però, nel giro di una settimana 200mila classi potrebbero trovarsi in Dad e questo Bianchi non lo esclude ma dice “siamo pronti ad affrontare tutte le situazioni, anche quelle più estreme. In Italia abbiamo 365mila classi, allo stato attuale non c’è questo scenario, poi può darsi che ci sia un aumento nei prossimi giorni, ma il tema non è se ci sarà o meno un maggiore ricorso alla formazione a distanza. Che, comunque, non è il demonio”, specifica Bianchi che considera la dad uno strumento da usare “in modo specifico e per un tempo specifico”. Sono state, infatti, definite regole precise per usare questo tipo di didattica. Non possono essere presi provvedimenti a livello regionale o comunale.

Il riferimento qui va anche al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e all’accusa di aver usato gli studenti come cavie. “Penso ci sia il dovere istituzionale di misurare le parole, da parte di tutti”, risponde Bianchi e specifica che il massimo dei contagi si è registrato a scuole chiuse perché i ragazzi se non vanno in classe, “non restano blindati in casa”.

Sulla possibilità di allestire hub vaccinali nelle scuole dice: “Non è una soluzione impensabile. La Puglia, ad esempio, lo sta già facendo” e aggiunge che però “bisogna tenere conto delle diverse esigenze tra la fascia 12 – 19 anni, in cui abbiamo il 74% dei ragazzi con la seconda dose e l’85% con la prima, quindi bisogna solo completare le vaccinazioni, e i bambini più piccoli, per i quali la campagna vaccinale è iniziata da meno di un mese e i numeri sono inevitabilmente più bassi”.

Se poi si dovessero perdere giorni di scuola da qui a giugno – cosa però che finora non è accaduta – Bianchi risponde che si potrebbe ragionare sull’ipotesi di allungare l’anno scolastico in estate, confrontandosi con le Regioni.

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