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Home » Politica

Grillo difende il reddito di cittadinanza: “Una delle riforme sociali più importanti della storia”

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

Il fondatore del Movimento cinque stelle Beppe Grillo difende su twitter e sul suo blog il reddito di cittadinanza, definendolo “una delle riforme sociali più importanti della storia della nostra repubblica”. Il provvedimento è uno dei temi su cui più si è discusso in vista dell’approvazione del documento programmatico di bilancio e il Consiglio dei ministri ha deciso che “il livello di spesa del Reddito di cittadinanza viene allineato a quello dell’anno 2021, introducendo correttivi alle modalità di corresponsione e rafforzando i controlli”.

Grillo ha esaminato i dettagli della misura voluta dal movimento per combattere la povertà, introdotta nel gennaio 2019 e più volte attaccata dal centrodestra. Ha riportato i dati dell’Inps aggiornati ad agosto 2021, la quantità e la tipologia di persone coinvolte nel sostegno, le cifre percepite, l’impatto della misura sulla disuguaglianza e la povertà. Numeri che, denuncia Grillo, “non fanno notizia”. E, aggiunge: “Per chi avesse ancora voglia di svilire una delle idee più rivoluzionarie di questo paese, ricordo che ogni critica al reddito di cittadinanza non è un attacco al M5S, ma un’offesa a oltre 3 milioni di persone che fino a ieri non riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena, e che finalmente non si sentono più invisibili”.

“Sono 1,36 milioni i nuclei beneficiari, per oltre 3 milioni di persone, con un importo medio di 546 euro”, spiega Grillo. Tra questi “prevalgono i nuclei composti da tre e quattro persone, rispettivamente 646mila e 673mila. I nuclei con minori sono quasi 443mila, con un numero di persone coinvolte di oltre 1,64 milioni, mentre i nuclei con disabili sono quasi 231mila, con oltre 536mila persone coinvolte”.

“Nel corso del 2020, all’apice del periodo pandemico, i beneficiari di reddito di cittadinanza – continua Grillo – sono arrivati a 3,7 milioni di persone. Insieme al reddito di emergenza sono stati raggiunti quasi 5 milioni di poveri, quanti ne certificava l’Istat, più o meno, in povertà assoluta. Il reddito di cittadinanza serve anche a integrare il reddito da lavoro, per molti, i cosiddetti working poor, part time, mamme sole con bambini, che non raggiungono una certa soglia”.

Questi numeri si traducono, spiega Grillo, in un miglioramento delle condizioni di vita di tantissime persone: “Nel 2020, prima della pandemia, l’Istat certificava una drastica riduzione della povertà sul 2019, grazie al rdc. Il coefficiente di Gini, ovvero l’indice che misura la disuguaglianza, si è ridotto di quasi un punto. Anche la Caritas ha riconosciuto più volte il grande ruolo svolto dal reddito di contrasto alla povertà. Per molti si tratta dell’unica forma di reddito. Una liberazione anche dallo sfruttamento, dal soggiogo, dal lavoro nero e dai salari da fame”.

“Un ‘salario di riserva’ come dicono gli economisti, che in assenza di un salario minimo legale, offre un cuscinetto al di sotto del quale non si sprofonda in povertà assoluta, e si è liberi di decidere se accettare un lavoro da fame o continuare a cercare senza morire di fame. Durante la pandemia, insieme al Reddito di emergenza è stato non solo uno strumento di contrasto alla povertà, ma anche una tutela verso la disperazione, che ha consentito quella necessaria coesione sociale, contro i rischi di tenuta civile”.

“La maggior parte di queste persone – ricorda Grillo –  non sono occupabili”. I due terzi sono infatti minori, disabili e anziani. Ciò che serve a queste persone è “inclusione, assistenza e formazione”. Per quanto riguarda i controlli, spiega: “L’Inps ha rifiutato 1 milione di domande. Quindi circa il 40% grazie a controlli incrociati su reddito e patrimonio”. Successivamente “l’Inps ha revocato 130mila domande per motivi vari tra cui: false dichiarazioni di reddito, di patrimonio, di residenza, di nucleo, oppure omissione di dichiarazione di condannati per specifici reati, all’interno del nucleo”.

Con i controlli ex post Guardia di Finanza, Inps e altre forze dell’ordine “hanno contestato a percettori irregolari circa 217 milioni di euro, di cui 127 milioni già recuperati. Si tratta di circa l’1% di prestazione irregolarmente spesa ad oggi”. Questo per Grillo dimostra che si tratta di una delle misure più controllate.

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