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L’Italia è in crisi istituzionale: cosa succede adesso

Immagine di copertina
Carlo Cottarelli, 54 anni. Credit: Afp

Ipotesi impeachment, governo Cottarelli, ritorno alle urne, riforma della legge elettorale: cosa ci attende per le prossime settimane

L’Italia vive una crisi istituzionale senza precedenti. Nella serata di domenica 27 maggio 2018, il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso il mandato dopo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rifiutato la nomina dell’economista Paolo Savona a ministro dell’Economia.

Il capo dello Stato ha spiegato di non poter accettare imposizioni dai partiti sulla nomina dei ministri del governo, sottolineando, per senza mai farne il nome, che Savona si era più volte espresso su posizioni anti-euro.

“L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori”, ha detto Mattarella. “È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri, essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani” (qui il discorso completo del presidente Mattarella).

Nella storia della Repubblica non è la prima volta che il Colle rifiuta la nomina di un ministro indicato dal premier incaricato e dalle forze politiche che lo sostengono (qui tutti i precedenti).

Il presidente ha poi convocato per lunedì 28 maggio al Quirinale Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, per affidargli l’incarico di formare un governo.

Movimento Cinque Stelle e Lega, i due partiti che avevano firmato un contratto di governo e che avevano indicato Conte come premier, hanno reagito in modo duro, accusando il capo dello Stato di aver tradito l’indicazione emersa dal voto del 4 marzo e di aver piegato la testa ai mercati e alle sollecitazioni arrivate dall’Unione europea e da alcuni paesi esteri, in primis la Germania.

Il leader M5S, Luigi Di Maio, ha addirittura invocato l’impeachment per Mattarella.

Cosa succede ora

Impeachment

L’impeachment, ossia la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica per alto tradimento, è regolato dall’articolo 90 della Costituzione italiana, che recita: “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri“.

Difficilmente la proposta del Movimento Cinque Stelle di votare l’impeachment per il presidente Mattarella avrà successo. E questo principalmente per due motivi.

Il primo motivo è che, per avere effetto, la messa in stato di accusa deve essere approvata dalla maggioranza assoluta dei membri del parlamento.

Finora, tuttavia, la proposta di Di Maio non ha trovato seguito negli altri partiti, fatta eccezione per il sostegno arrivato da Fratelli d’Italia. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha preso le distanze. Dunque l’impeachment non ha i numeri necessari.

Il secondo motivo per cui la messa in stato di accusa difficilmente avrà successo è che il verdetto finale non spetta al parlamento, ma alla Corte costituzionale.

Dunque, anche nel caso in cui la maggioranza assoluta di deputati e senatori votasse a favore dell’impeachment, sarebbe necessario un ulteriore vaglio.

È altamente improbabile che la Consulta riconosca l’altro tradimento da parte di Mattarella.

Al di là delle critiche politiche, il capo dello Stato sembra infatti aver comunque agito all’interno dei poteri che gli sono conferiti dalla Costituzione.

L’articolo 92 della Carta, infatti, sancisce che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”.

Come sostenuto dalla maggioranza dei costituzionalisti, questo significa anche che il Colle può legittimamente opporsi alla nomina di un ministro.

Per questo ragioni l’impeachment proposto dal Movimento Cinque Stelle ha poche speranze di avere successo.

Governo Cottarelli

Archiviata la possibilità di un governo guidato da Giuseppe Conte e sostenuto da M5S e Lega, il presidente Mattarella ha convocato al Quirinale Carlo Cottarelli per conferirgli l’incarico di formare un nuovo esecutivo.

Cottarelli, economista che ha lavorato a lungo nel Fondo Monetario Internazionale, è stato nominato dall’allora premier Enrico Letta nel 2013 a ricoprire il ruolo di commissario alla spending review.

L’anno seguente ha lasciato l’incarico a causa di divergenze con Matteo Renzi, che nel frattempo era diventato presidente del Consiglio.

Il capo dello Stato ha puntato su Cottarelli perché si tratta di una figura apprezzata all’estero e dai mercati, in grado di rassicurare gli operatori finanziari sulla stabilità dei conti italiani.

L’economista sarà con ogni probabilità nominato nuovo premier, ma si troverà a guidare un governo privo di maggioranza parlamentare.

Tra le forze politiche presenti alla Camera e in Senato, le uniche che certamente sarebbero disponibili a sostenere un esecutivo presieduto da Cottarelli sarebbero il Partito democratico, i suoi alleati e il gruppo Liberi e Uguali, mentre resta da capire quale sarà la posizione di Forza Italia.

In ogni caso, senza i voti di Movimento Cinque Stelle e Lega sarà impossibile per chiunque dar vita a una maggioranza di governo.

Lo scenario più probabile è che Cottarelli formi un governo di minoranza, ossia un esecutivo che non gode della fiducia del parlamento e che sottopone i suoi singoli provvedimenti all’esame dell’aula.

Considerata la forte opposizione di M5S e Lega, si suppone che l’esecutivo Cottarelli dovrà limitarsi all’ordinaria amministrazione, in attesa di nuove elezioni.

Elezioni anticipate

Dallo scioglimento delle camere, il tempo minimo in Italia per indire le nuove elezioni politiche è di 45 giorni, ma bisogna considerare il voto all’estero per organizzare il quale servono almeno 60 giorni. Questi numeri dicono che l’ipotesi di sciogliere le camere subito porterebbe a un voto in pienaestate.

Si deve però considerare che l’Italia ha diverse scadenza da rispettare, sia nazionali che internazionali.

Su tutte, la legge di bilancio che va presentata entro ottobre e va approvata in Parlamento entro dicembre.

Mattarella aveva già fatto l’ipotesi di un governo tecnico a tempo, prima che si palesasse la coalizione Lega-Movimento 5 stelle, un governo che provvedesse agli impegni del paese e che si facesse da parte in caso di accordo politico. Potrebbe seguire la stessa via almeno fino alle nuove consultazioni elettorali.

La prima data possibile dopo l’estate sarebbe il 23 settembre, ma si potrebbe slittare a più avanti, forse addirittura a maggio 2019, contestualmente con le europee.

Inoltre, resta da vedere se nei prossimi mesi il dibattito politico porterà il parlamento ad aprire i lavori per la revisione della legge elettorale, da più parti auspicata.

Una prima indicazione in tal senso è arrivata già lunedì 28 maggio dal segretario della Lega, Matteo Salvini.

“Per prima cosa facciamo partire la discussione sulla legge elettorale, perché adesso il lavoro passa al parlamento”, ha dichiarato Salvini.

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