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Giorgetti: “Draghi può guidare il Paese anche dal Quirinale, sarebbe un semipresidenzialismo de facto”

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Giorgetti: “Draghi può guidare il Paese anche dal Quirinale, sarebbe un semipresidenzialismo de facto”

L’Italia potrebbe essere diretta verso “un semipresidenzialismo de facto”, con l’elezione di Mario Draghi alla presidenza della Repubblica. Lo sostiene uno dei membri più influenti dell’attuale governo, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista si è detto favorevole all’elezione dell’attuale presidente del Consiglio a capo di Stato, nel caso Sergio Mattarella non accettasse una riconferma per un solo anno. “[Draghi] potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”, ha detto Giorgetti in un’intervista pubblicata nell’ultimo libro di Bruno Vespa.

“Già nell’autunno del 2020 le dissi che la soluzione sarebbe stata confermare Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi”, ha aggiunto l’esponente di spicco della Lega.

Nell’intervista con il conduttore di Porta a porta, Giorgetti è anche tornato sulla rivalità interna con il segretario Matteo Salvini e il collocamento della Lega nel panorama politico europeo. Con l’ex ministro dell’Interno, secondo Giorgetti, “non ci sono due linee”, ma al massimo, “sensibilità diverse”.

“Amando le metafore calcistiche, direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist”, ha detto, spiegando che a suo parere la Lega dovrebbe ufficializzare l’adesione a posizioni più moderate. “Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’Afd non ha una ragione”, ha detto, facendo riferimento al partito della destra tedesca Alleanza per la Germania (Afd) ostracizzato dal resto dei partiti presenti nel Bundestag. Secondo il ministro leghista, la svolta europeista di Salvini è ancora “incompiuta”. “Ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa”, ha detto sostenendo di vedere la Lega nel Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo del centrodestra moderato del parlamento europeo.

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