Caso Almasri: Nordio, Piantedosi e Mantovano rischiano il processo. Meloni archiviata ma attacca i magistrati: “Tesi palesemente assurda”
Il Tribunale dei Ministri chiederà l'autorizzazione a procedere nei confronti del due ministri e del sottosegretario. Ma la premier rivendica di aver condiviso con loro tutte le decisioni: "Il Governo ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani"
Per il caso Almasri il Tribunale dei Ministri chiederà al Parlamento l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interni) e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. La posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, è stata archiviata.
Lo ha reso noto la stessa Meloni con un post polemico pubblicato sui social nella serata di ieri, lunedì 4 agosto. La premier, in particolare, va all’attacco dei magistrati sostenendo che Nordio, Piantedosi e Mantovano avrebbero condiviso con lei ogni decisione presa nell’ambito della vicenda Almasri.
I reati contestati sono favoreggiamento, peculato e omissione d’atti d’ufficio. Se il Parlamento dovesse dare il via libera all’autorizzazione a procedere, i due ministri e il sottosegretario rischierebbero il processo. Peraltro, è più che improbabile che dalla Camere arrivi il semaforo verde, a meno che il Governo non decida di giocare la partita in aula di tribunale per dimostrare la correttezza della propria azione.
“Oggi mi è stato notificato il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri: dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie”, scrive Meloni nel suo post. “I giudici hanno archiviato la mia sola posizione, mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri Piantedosi e Nordio e del Sottosegretario Mantovano. Nel decreto – prosegue la premier – si sostiene che io ‘non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta’: e in tal modo non avrei rafforzato ‘il programma criminoso’. Si sostiene pertanto che due autorevoli Ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda”.
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“A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata”, insiste Meloni: qui la premier lancia una stilettata a Giuseppe Conte, che nel processo Open Arms si è detto estraneo ai provvedimenti presi da Matteo Salvini quando, nel 2019, era un ministro del suo governo.
“È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”, conclude la presidente del Consiglio. “Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L’ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”.