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Il capo dei torturatori libici Najeem Almasri arrestato in Italia ma subito rilasciato: le opposizioni chiedono a Nordio di riferire

Immagine di copertina

Il caso del torturatore libico Najeem Almasri arrestato in Italia e subito rilasciato: cosa sappiamo finora

Errore grave e grossolano da parte del Governo italiano o intrigo internazionale? Cosa c’è dietro la scarcerazione di Osama Najeem Almasri Habish, capo della Polizia giudiziaria libica e noto torturatore di migranti?

I partiti di opposizione – per una volta tutti uniti – chiedono a gran voce di venire a chiarire in Parlamento al ministro della Giustizia Carlo Nordio e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ecco i fatti: nella serata di domenica scorsa, 19 gennaio, Najeem Almasri, direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione della polizia giudiziaria di Tripoli, viene arrestato a Torino dalla Polizia di Stato in esecuzione di un mandato della Corte Penale Internazionale spiccato poche ore prima. L’uomo è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Nella serata di martedì 21 gennaio, tuttavia, la Corte d’Appello di Roma dispone la sua scarcerazione perché manca la richiesta di arresto da parte del ministro della Giustizia, competente in materia di mandati della Corte Penale Internazionale.

Almasri, che era detenuto al carcere delle Vallette, viene quindi rilasciato e contestualmente viene espulso su provvedimento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. A bordo di un volo di Stato italiano, l’uomo rientra in serata in Libia, dove è stato accolto da una folla festante.

Caso Almasri: cosa è successo. Perché il capo dei torturatori libici è stato scarcerato?

Secondo quanto ricostruito, Almasri sabato 18 gennaio si trovava in Germania, dove aveva noleggiato un’auto chiedendo di poterla riconsegnare in Italia, precisamente all’aeroporto di Fiumicino.

Nel pomeriggio di sabato il capo dei torturatori libici arriva a Torino per assistere alla partita di calcio Juventus-Milan. In quelle stesse ore un funzionario della Corte Penale Internazionale dell’Aja prende contatto con un funzionario di sicurezza dell’Ambasciata italiana in Olanda per comunicargli la presenza di Almasri in Italia, dove l’uomo viene arrestato il giorno seguente.

Perché l’arresto non viene convalidato? Nell’ordinanza di martedì sera della Corte d’Appello di Roma, competente per casi che riguardano l’esecuzione di mandati internazionali, si motiva la decisione col fatto che l’arresto non è stato chiesto dal ministro Nordio.

L’arresto di Almasri – si legge nell’ordinanza di scarcerazione – è stato “irrituale”, in quanto “non preceduto dalle interlocuzioni con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Corte Penale Internazionale”. In altre parole, per convalidare l’arresto del cittadino libico sarebbe stato necessaria un’apposita richiesta in tale senso di Nordio. Richiesta che però non è arrivata.

Il ministro – precisa la stessa Corte d’Appello – è stato “interessato da questo ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino”, ma “a oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito”.

Caso Almasri: perché il ministro Nordio non ha chiesto l’arresto?

Martedì, poche ore prima dell’ordinanza di scarcerazione, il Ministero della Giustizia aveva diffuso la seguente nota: “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”.

L’articolo 4 citato dal Ministero, tuttavia, non prevede nessuna “valutazione” in capo al ministro, il quale invece deve semplicemente “trasmettere” la richiesta della Corte Penale Internazionale al procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma “perché vi dia esecuzione”.

Dunque, il ritardo da parte di Nordio nel chiedere l’arresto di Almasri – come prevede la procedura – non avrebbe apparentemente giustificazione.

Chi è Najeem Almasri

Secondo Amnesty International Italia, nel 2021 Osama Najeem Almasri Habish è stato nominato direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione della polizia giudiziaria di Tripoli. In questa posizione, l’uomo avrebbe supervisionato le prigioni, tra cui quelle di Mitiga, Jdeida, Ruwaimi e Ain Zara, formalmente sotto il controllo della Polizia giudiziaria.

Dal 2016, Almasri ha diretto il reparto della Polizia giudiziaria della prigione di Mitiga, reparto che nell’agosto 2023 ha partecipato a scontri tra le milizie a Tripoli, utilizzando armi esplosive con effetti su larga scala. Questi scontri – ricorda Amnesty – hanno causato almeno 45 morti e oltre 164 feriti, tra cui vittime civili.

“Una persona ricercata dalla Corte penale internazionale, il massimo organismo della giustizia internazionale, viene rimandata a casa dallo Stato che con quella Corte aveva l’obbligo di collaborare e che aveva contribuito a fondare ospitando nel 1998 la conferenza istitutiva. Scandaloso”, lamenta, parlando con l’Adnkronos, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Caso Almasri: le reazioni dell’opposizione

Dopo la notizia della scarcerazione del capo dei torturatori libici, tutti i partiti di opposizione (Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico, Più Europa, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Azione) hanno chiesto alla premier Giorgia Meloni di riferire “urgentemente” in Aula a riferire sulla vicenda.

“Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte Penale Internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia”, attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. “Il Governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare”.

“Chiediamo che la presidente Meloni e il ministro Nordio vengano in Parlamento a spiegare agli italiani perché sia stato liberato un torturatore. Il fatto non è grave ma gravissimo”, dice la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino. “Ci devono spiegare perché un uomo con un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità sia stato rimandato a casa con tutti gli onori, addirittura con un volo di Stato“. Lo ha dichiarato

Nicola Fratoianni, co-leader di Avs, sottolinea che “la giustizia deve fare il suo corso nei confronti di un trafficante di esseri umani”, mentre Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha annunciato “una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”.

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