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Assemblea Pd, Zingaretti proclamato segretario: “Serve più riformismo per affrontare il futuro”

Immagine di copertina
Il segretario del PD, Nicola Zingaretti, durante l'assemblea nazionale del Partito Democratico, Roma, 17 marzo 2019. ANSA/CLAUDIO PERI - ANGELO CARCONI

Paolo Gentiloni è stato eletto presidente dell'assemblea, Anna Ascani e Deborah Serracchiani sono le due nuove vicepresidenti. Zanda eletto tesoriere

Nicola Zingaretti è stato proclamato segretario del Partito democratico nel corso dell’Assemblea Pd di oggi, 17 marzo, all’hotel Ergife di Roma, con il 66 per cento delle preferenze.

L’assemblea si è aperta con l’Inno alla Gioia, inno ufficiale dell’Unione Europea, seguito dall’Inno di Mameli. Nicola Zingaretti ha preso posto in prima fila accanto all’ex segretario e rivale Maurizio Martina.

Durante l’assemblea, Zingaretti ha tenuto il suo primo discorso da segretario Pd dopo l’ufficializzazione. Inoltre, sono stati resi noti i risultati definitivi delle primarie, sulla base dei quali viene decisa la composizione dell’assemblea nazionale.

Zingaretti ha proposto Paolo Gentiloni, poi eletto come presidente dell’assemblea. Anna Ascani e Deborah Serracchiani sono state nominate da Paolo Gentiloni vice presidenti dell’Assemblea del Partito Democratico. Luigi Zanda è stato eletto invece nuovo tesoriere.

Assemblea Pd: discorso Zingaretti: “L’Italia è un grande Paese e non si governa con i ‘Nì’ di questo governo”

“Dobbiamo rimetterci in cammino insieme”, ha detto Nicola Zingaretti, nuovo segretario del Pd, nel suo discorso di apertura all’assemblea plenaria.

“Questa cultura delle destre sta entrando anche nella nostra democrazia, ma deve essere chiaro che ci vogliono ridurre ad una Italietta provinciale e chiusa in se stessa. Il contrario delle autonomie e delle diversità di questo nostro Paese che deve ambire a un altro e nuovo e importante ruolo nel mondo. Altro che isolarsi”, ha aggiunto Zingaretti.

“Il governo, dopo un anno, non ha concluso niente se non dati pasticciati e il paese è bloccato, il Pil è fermo, siamo tecnicamente in recessione”, ha dichiarato. “E nonostante i margini maggiori concessi dall’Europa sul deficit di bilancio i tecnici confermano che sarà necessaria una nuova manovra. Di fronte a scelte strategiche questo governo pronuncia solo degli imbarazzanti ‘Ni’. L’Italia è un grande Paese e non si governa con i ‘Ni’. Questa è la grande colpa di chi governa da nove mesi questo Paese”.

“Il Pd non è spezzato, non è sconfitto. Molti avversari e anche qualche amico prevedevano un disastro. Non è stato così”, ha dichiarato.

“Molti fuggono dall’Italia, giovani e non solo. Fuggono capitali, il capitale umano formato nelle nostre università che non vede possibilità di costruire qui una vita degna”.

“Dobbiamo sapere leggere il salto di qualità di questo tornante della storia repubblicana. Non è in atto uno scontro dentro le regole della democrazia liberale. Il salto di qualità è nella rimessa in discussione stessa della democrazia liberale come il luogo in cui la politica deve agire”, ha aggiunto.

“Non è affatto scontato che quegli elettori tornino a guardare a noi. Il centrodestra si sta salvinizzando, il governo si sta salvinizzado. È un pericolo ma, a certe condizione, anche una opportunità. È la Lega di Salvini la principale responsabile del crollo dei fatturati al Nord. È il M5s il principale responsabile della svendita del Sud. Dunque un campo più largo per una risposta democratica alla Lega, non è solo auspicabile, ma all’improvviso è di nuovo possibile e credibile”.

“Noi dobbiamo riprendere subito l’iniziativa e rimettere in campo una nuova fase della battaglia democratica”, ha aggiunto. “In primo luogo dobbiamo cambiare noi, tutti noi. Occorre un partito diverso, più inclusivo”.

“Qualcuno prevede fuori di noi, negli editoriali che ho letto, che metteremo da parte il riformismo. Dico esattamente il contrario: serve più riformismo per affrontare il futuro. Ma il riformismo non si misura con le parole ma con il grado di giustizia sociale, migliorando la vita delle persone. Di questo riformismo abbiamo un disperato bisogno”.

Zingaretti ha citato l’iniziativa dei Friday for Future, la protesta globale dei giovani contro il cambiamento climatico, dicendo che “è necessario ricostruire la sintonia” con questi giovani.

“Dobbiamo voltare pagina, dobbiamo cambiare tutti noi, Occorre un partito diverso, più aperto inclusivo, realmente democratico”.

“Noi siamo preoccupati, sapendo che la rabbia non rappresentata è la premessa di ogni totalitarismo e ogni tragedia nella storia del mondo”, ha proseguito il nuovo segretario Pd.

“C’è un disperato bisogno di ricostruire una nuova classe dirigente della Repubblica. Noi dobbiamo conoscere il passato per fare bene nel presente e nel domani e vivere bene il futuro grazie al nostro passato, del quale siamo orgogliosi. Mettiamo definitivamente alle spalle le contese tra le componenti interne. Un ragazzo che ieri era al Friday for Future non sa nemmeno di cosa parliamo”.

Zingaretti ha citato Aldo Moro, leader Dc di cui è stato celebrato ieri il 41mo anniversario del sequestro e del successivo assassinio da parte delle Brigate Rosse. “Non dobbiamo neppure lambire – ha detto Zingaretti citando lo statista – una politica lontana dalla vita”.

Il segretario ha proposto Paolo Gentiloni come presidente dell’assemblea: “Il Pd non solo non crolla, ma ricomincia a crescere. Le menzogne della destra, le promesse senza ritegno, la ricerca dei nemici esterni non reggeranno di fronte ai fallimenti della loro azione”. Lo ha detto Nicola Zingaretti durante la sua relazione in Assemblea. “Difenderemo l’Italia dai rischi di una involuzione anche rispetto all’ispirazione unitaria. Dobbiamo diventare il baricentro di una riscossa repubblicana. Con questo spirito avanzo all’assemblea la proposta di candidatura alla presidenza dell’assemblea di Paolo Gentiloni”.

Primarie Pd: i risultati definitivi

Durante l’assemblea, il presidente della commissione congresso Gianni Dal Moro ha dato lettura dei dati ufficiali delle primarie Pd. I votanti sono stati 1.582.083 (voti validi 1.569.628). I voti sono stati così ripartiti:

  • Nicola Zingaretti: 1.035.955 persone pari a 66 per cento;
  • Maurizio Martina: 345.318 voti, pari al 22 per cento;
  • Roberto Giachetti: 188.355 persone, il 12 per cento.
  •  schede bianche o nulle: 12.455.

Sulla base di questi dati sarà composta l’assemblea nazionale: 119 i delegati per Roberto Giachetti, 228 i delegati per Maurizio Martina, 653 delegati per Nicola Zingaretti.

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