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Home » Opinioni

La guerra alla pandemia si vince con la liberalizzazione dei brevetti

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Che i vaccini fossero armi, in questa guerra alla pandemia, si era capito già da un bel pezzo. Basta dare un’occhiata alla storia recente, che si lega sin da subito con gli interessi politici dei singoli stati, per farsi un’idea del perché sia necessario garantire brevetti liberi al più presto.
Chi produce in loco i vaccini o ha stipulato, con una certa scaltrezza, contratti favorevoli con le Big Pharma, è, per il momento, sicuramente avvantaggiato e se ne vanta pure, oltre a lucrarci.

S&D

Già a luglio 2020, quando il mondo ancora faticava a capire cosa fosse successo esattamente e si illudeva che tutto sarebbe finito con l’estate, iniziavano le prime scaramucce muscolari a chi aveva più vaccini. Un euforico Trump, il 22 luglio annunciava con orgoglio, pregustando la conseguente vittoria elettorale, che l’America avrebbe ricevuto100 milioni di dosi del siero anti covid prodotto dalla Pfizer- Biontech in tempi record. Possibilmente prima dello scadere del suo primo mandato presidenziale per tradurre i consensi in voti utili a riconfermarsi nelle elezioni del novembre 2020.

Peccato non ci sia riuscito, nonostante le sue continue pressioni, e che la Food and Drug Administration abbia preferito prendersi un po’ più di tempo per approvare il vaccino Pfizer, facendo sfumare così i suoi piani di rielezione basati sull’approvvigionamento di dosi.
Il caso ha voluto che l’approvazione sia arrivata pochi giorni dopo l’ormai avvenuta elezione di Biden. E molto dopo la criticabile decisione di Bourla, CEO di Pfizer, di lucrare sulla notizia della quasi approvazione per incassare quasi sei milioni di dollari dalla vendita delle azioni della sua società. Se questa non è Guerra…

Anche Putin, pur non avendo bisogno di utilizzare il vaccino come arma persuasiva nelle elezioni, visto che si è assicurato, con una legge da lui firmata, di restare al potere fino al 2036, adora mostrare i muscoli russi con lo Sputnik V, l’unico vaccino poco inoculato in patria, ma che, forte di una campagna di comunicazione che lo spinge a manetta, appare come l’oggetto del desiderio del momento. Nazioni in lista d’attesa come casalinghe disperate per una Birkin di Hermes, e Putin che ad agosto già annunciava di averlo utilizzato sulla figlia, per rassicurare gli scettici. Questa sì che è propaganda di lusso, altro che raccolta firme per abolire il coprifuoco.

Stesso approccio soft power per accaparrarsi favori diplomatici e futuri assetti geopolitici messo in atto dalla Cina, che spedisce il suo Sinovac, o lo fa produrre attraverso licenza, dove gli fa più comodo. Ormai anche i sassi hanno capito: chi prima vaccina tutti, prima esce dalla pandemia e dalla sua triste eredità economica.

Ed è quello che infatti sta avvenendo, soprattutto con i produttori di vaccini sul territorio nazionale, detentori quindi di brevetti e licenze, che riescono a intravedere già la fine del tunnel e ingranano la quarta con segnali di ripresa inequivocabili: la Cina ha annunciato un aumento del PIL del 18 per cento nel primo trimestre del 2021, gli Usa si accontentano di arrivare a un 6,2 per cento, spinti dall’impennata nei consumi conseguente a un anno di acquisti mancati.

In Europa solo il Regno Unito, fresco di Brexit e con una campagna vaccinale lanciatissima, può vantare previsioni tanto rosee, che già fanno parlare di numeri simili al boom economico post bellico. Tutto il resto del mondo arranca e resta in trepida attesa dei vaccini e tra consegne a singhiozzo, sospensioni e dietro front continui, che mettono a repentaglio una campagna vaccinale già iniziata con una certa lentezza, si iniziano a vedere i primi effetti sul futuro di certe economie, già fiaccate prima della pandemia. Chi non ha gli impianti per produrre e infialare i sieri è, già in pericoloso ritardo per raggiungere queste locomotive economiche mondiali. Figuriamoci se la nostra di locomotiva, si ferma in continuazione per fare le pulci ai pochi vaccini che arrivano in Europa.

È notizia di questi giorni che in Germania, 4 lander abbiano aperto le prenotazioni di Astrazeneca ai volontari, per evitare di sprecare dosi che sarebbero andate gettate, perché in molti lo rifiutano. Peccato che poi questa politica di riabilitazione del vaccino anglo svedese venga inficiata, obbligando i volontari a sottoporsi a una visita preliminare per certificare l’assenza di controindicazioni e l’accettazione degli eventuali rischi.
In pratica ammettendo una differenza implicita tra Pfizer e Moderna, che non richiedono visite obbligatorie preliminari per scongiurare controindicazioni, e Astrazeneca, che invece lo prevede, la Germania regala, ancora una volta, al vaccino più ordinato in Europa, una pessima immagine che nemmeno Tom Ford potrebbe risollevare e un assist ai tanti No Vax che reputano i vaccini sperimentali.
Ormai si è capito dove tira il vento, ma manca il solito coraggio per ammetterlo.

I vaccini Pfizer e Moderna che utilizzano mRNA, a quanto pare, sono migliori di quelli a vettori virali come i vari Johnson, Sputnik e Astrazeneca, anche e soprattutto in previsione della lotta alle future varianti. Abbiamo bisogno di liberalizzare i brevetti e di iniziare la produzione di vaccini ad mRNA in tutto il mondo. Abbiamo massacrato popolazioni e ambiente in nome della globalizzazione e adesso che servirebbe, ognuno guarda al proprio orticello, dimenticando che è inutile vaccinare tutta la popolazione occidentale se poi i paesi più poveri continuano ad essere una fucina di nuove varianti che annullano gli effetti degli attuali vaccini. È necessario liberalizzare i brevetti.

Le Big Pharma hanno già ricevuto abbastanza fondi statali per la creazione di questo vaccino. E non è nemmeno utilizzabile la scusa liberista della proprietà intellettuale che andrebbe danneggiata. Non mi pare che dei vaccini contro il vaiolo o la polio si ricordi la casa farmaceutica, ma più eticamente, i suoi scopritori. Il Covid è una minaccia globale e la sua sconfitta deve essere appannaggio di tutti.

I sieri ad mRNA sono il futuro della medicina e non solo per la lotta al Covid. Sta forse in questo la reticenza a liberalizzare i brevetti? Ma come pensiamo di uscire dalla pandemia se non garantiamo una distribuzione capillare di vaccini efficaci in ogni parte del globo? A pensar male si fa peccato, ma non porsi certe domande con milioni di morti, è diabolico.

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