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Conte pronto a un passo indietro: l’ex premier convinto che la sua candidatura a Roma sia una trappola

Immagine di copertina
Credit: Giuseppe Conte / Facebook

Fiutato il trappolone Conte ha pensato bene di fare una mezza marcia indietro. A lui di sicuro piacerebbe andare in parlamento per tenere d’occhio il suo amico nemico Gigino Di Maio però ha capito perfettamente che a far uscire così prematuramente la notizia di una sua candidatura è stato qualcuno che punta a bruciarlo e non a favorirlo.

Perché quel seggio (seggio sicuro e a sinistra ce ne sono pochissimi in giro per l’Italia) fa gola a molti dentro e fuori il Pd.
La domanda da porsi dunque è la seguente: chi ha voluto bruciare la candidatura di “Giuseppi” Conte dando in pasto la notizia ai media? Ma soprattutto, la “manina” sta dentro il Pd o sta dentro i 5 stelle? È proprio su questo che l’ex premier si sta interrogando in queste ore.

Ma andiamo con ordine. Durante lo scorso weekend, le “consultazioni” nel giro di qualche ora diventano frenetiche e coinvolgono il nuovo “cerchio magico” dei dem: Letta, Bettini (sempre in pista alla faccia delle recenti polemiche) Franceschini e Mancini. Così il segretario si vede costretto a “benedire” la scelta, attratto dall’idea che servirà per rinsaldare l’alleanza con i 5 stelle. Ma la scelta ha subito delle controindicazioni.

Con quale altra iniziativa politica infatti si poteva coalizzare il resto del mondo contro il Pd, allontanare definitivamente Calenda da un’alleanza che sembrava possibile, rendere ancora più fratricida la lotta interna del M5S, ringalluzzire Matteo Renzi?

I beneficiati di tale regalia, ovvero il movimento di Conte, intanto sono i più scettici, a partire proprio dall’ex presidente del Consiglio. Conte è infatti consapevole dei rischi a cui andrebbe incontro, se accettasse il regalo di Letta.

Rischi anche concreti, perché se Calenda decidesse di contrapporsi (può farlo senza dimettersi prima dal seggio europeo) la campagna elettorale a Roma 1 diventerebbe campale e l’assegnazione del seggio molto incerta.

Letta però ha fatto una valutazione “indiretta” pensando al quadro politico d’insieme: l’offerta a Conte vuol dire che il segretario del Pd considera inevitabile l’ascesa al Colle di Mario Draghi, e le conseguenti elezioni anticipate.

L’offerta al M5S nasconde così l’esigenza di blindare almeno la relazione stretta con quello che Zingaretti definì il riferimento dei progressisti.

Nel Pd intanto la consegna del silenzio è stata trasmessa a tutti: la decisione su Roma 1 non è ufficiale né definitiva.
Il mediatore per eccellenza, il ministro Guerini, ha chiesto ai vertici del partito, di riflettere bene, e la riflessione al Nazareno è partita, sono in tanti a pensare che l’idea di candidare “Giuseppi” non sia proprio una genialata.

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