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Scontri Inter-Napoli, 5 condanne per morte del tifoso Daniele Belardinelli

Gli scontri
Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 20 Mar. 2019 alle 10:46 Aggiornato il 20 Mar. 2019 alle 10:55

Il 20 marzo 2019 i giudici di Milano hanno condannato 5 persone per la morte del tifoso Daniele Belardinelli, rimasto ucciso negli scontri fra supporter prima di Inter-Napoli a dicembre 2018.

La condanna più alta, a 3 anni e 8 mesi, è stata inflitta a Nino Ciccarelli, leader del gruppo dei Viking, storica fazione della curva nerazzurra. Due anni e dieci mesi sono stati invece inflitti al tifoso Marco Piovella, un altro dei capi della curva dell’Inter.

Il gup Carlo Ottone De Marchi ha anche condannato a due anni e sei mesi Francesco Baj e Simone Tira e a tre anni Alessandro Martinoli, ultrà del Varese, tifoseria gemellata a con quella dell’Inter.

Un anno e dieci mesi a Luca Da Ros, il giovane tifoso che ha collaborato alle indagini e che ha patteggiato.

Le pene sono inferiori rispetto a quelle sollecitate dalla Procura. Nel processo condotto con rito abbreviato nei mesi scorsi, i giudici avevano chiesto una condanna di 5 anni, 8 mesi per Nino Ciccarelli, capo del gruppo ultrà dei Viking dell’Inter e 3 anni, 8 mesi e 20 giorni per Marco Piovella, leader di un secondo gruppo della curva nord dell’Inter, i Boys.

Erano anche stati chiesti anche 4 anni, 4 mesi e 20 giorni per Alessandro Martinoli, 2 anni 11 mesi e 10 giorni per Francesco Baj e Simone Tira. Per Luca Da Ros si era arrivati ad un anno e 10 mesi di condanna.

>>Scontri prima di Inter-Napoli: le immagini dall’auto circondata dagli ultras | VIDEO

A fine dicembre gli ultras dell’Inter si erano scontrati con i sostenitori del Napoli all’esterno dello stadio San Siro di Milano. Secondo il gip di Milano, Guido Salvini, si era trattato di “un’azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dal Meazza”.

Il gip nella sua ordinanza ha parlato di “un agguato ai tifosi della squadra opposta che erano giunti a Milano e stavano transitando in una via ancora lontana dalla sede dell’incontro sportivo”.

Il magistrato ha definito quanto accaduto come “un’espressione tra le più brutali di una ‘sottocultura sportiva di banda’ che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche”. 

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