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La peste in Madagascar

Immagine di copertina

L'esplosione dell'epidemia ha causato finora la morte di oltre 40 persone su un totale di 119 casi registrati

Il 4 novembre scorso il ministero della Salute del Madagascar ha riportato per la prima volta all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la diffusione della peste nel Paese.

Il primo contagio di peste più recente registrato in Madagascar risale però allo scorso 31 agosto, due mesi prima dell’annuncio, e la persona in questione è morta il 3 settembre.

La peste che ha colpito il Madagascar ha ucciso finora più di 40 persone su un totale di 119 casi registrati dalla fine di agosto e c’è un altissimo rischio di diffusione della malattia ora che ha raggiunto anche la capitale del Paese Antananarivo, si legge in un comunicato dell’Oms.

Perché tanto ritardo?

In Madagascar vengono segnalati casi di peste ogni anno, e in particolare in questo periodo. Visto il clima caldo e umido, aumentano le pulci e c’è più pericolo di ammalarsi a partire da ottobre.

Il ministero della Salute del Madagascar ha segnalato il caso non appena ha capito che non si trattava di un caso solitario o geograficamente circoscritto, ma dell’esplosione di un’epidemia.

Il Madagascar è uno dei sette Paesi al mondo in cui il virus è stato contratto praticamente ogni anno per 44 anni di seguito, secondo un rapporto dell’Oms pubblicato nel 2000. I casi registrati sono tra i 300 e i 600 ogni anno e costituiscono l’80 per cento del totale mondiale.

Gli altri sei Paesi che hanno registrato casi di contagio da peste ogni anno consecutivamente dal 1954 sono: Brasile, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Perù, Vietnam e Stati Uniti d’America (dove in media ci sono stati 7 casi l’anno negli ultimi decenni, secondo il Center for Disease Control and Prevention).

Dov’è il Madagascar / Da sapere

La Repubblica del Madagascar è un’isola dell’Oceano indiano, a est di Mozambico, nell’Africa sudorientale.

Ha una popolazione di 23 milioni di abitanti circa. Il 64 per cento di questi è alfabetizzato. Il 40 per cento di questi ha meno di 14 anni. L’età media è di 19 anni.

La popolazione cresce ogni anno del 2,6 per cento. Il 28 per cento dei bambini tra i 5 e i 14 anni lavora e la speranza di vita alla nascita è di 65 anni.

La spesa per la sanità è pari al 4,1 per cento sul Pil. Ogni 1.000 abitanti ci sono 0,2 posti letto in ospedale e lo 0,5 per cento della popolazione ha contratto l’Aids.

Il pericolo ora

Ora che la malattia ha raggiunto la capitale del Madagascar, Antananarivo, il rischio di diffusione è estremamente elevato vista l’alta densità di popolazione e il sistema sanitario molto debole. Oltre a essere la città più etnicamente diversificata del Madagascar, Antananarivo ospita 21 missioni diplomatiche e varie Ong internazionali, e conta quasi 2 milioni di abitanti.

In particolar modo, si teme per i prigionieri delle carceri che vivono in pessime condizioni. Il Madagascar ha un sistema carcerario nazionale. Ogni provincia ha una prigione centrale per i detenuti che servono sentenze inferiori ai 5 anni.

Le celle costruite per una persona, talvolta ne ospitano almeno otto. Le famiglie dei carcerati sono costrette a compensare le razioni di cibo inadeguate. Se il detenuto non ha famiglia – o se la famiglia abita troppo lontano oppure si vergogna di avere un parente in carcere – rischia di soffrire la fame.

I carcerati sono spesso affetti da malattie che non vengono trattate, come la malaria e la tubercolosi. Nelle aree riservate alle donne si pratica la prostituzione in cambio di favori dalle guardie. I bambini nati in carcere possono restare con le mamme fino ai 18 mesi di età, prima di essere assegnati a parenti o servizi sociali.

A tutto questo si uniscono le condizioni di scarsa igiene e l’infestazione dei ratti chiaramente visibili in questo reportage della Croce Rossa girato all’interno della prigione di Antanimora, nella capitale Antananarivo, che conta 3.000 detenuti.

Le infestazioni continuano nonostante gli sforzi della Croce Rossa e dell’Istituto Pasteur del Madagascar, una fondazione francese no profit riconosciuta dal governo e dedicata allo studio della biologia, delle malattie, dei vaccini, di educare i detenuti all’igiene e disinfestare regolarmente le prigioni.

Le pulci trasmettono il batterio (yersinia pestis) passando dai ratti contagiati ai prigionieri, alle guardie e anche ai visitatori. Inoltre i ratti, immuni al batterio, possono entrare e uscire liberamente dalle prigioni e rappresentano una minaccia per l’intera popolazione.

“L’ultimo caso di peste nella capitale risale a 10 anni fa”, sostiene il direttore dell’Istituto Pasteur del Madagascar Christophe Rogier. “È possibile che la peste abbia continuato a sopravvivere ad Antananarivo per 10 anni senza toccare gli umani.”

I tre tipi di peste

– Peste bubbonica

La peste bubbonica è lo stadio più lieve dell’epidemia. Deriva solitamente dal morso di pulci infette dal batterio Yersinia pestis. Gonfiore, dolore, l’infiammazione e la successiva secrezione di pus da parte dei linfonodi producono i caratteristici bubboni “neri” tipici della peste.

– Peste setticemica

Nella peste setticemica il batterio si diffonde all’interno del flusso sanguigno, provocando meningite, shock endotossico e coagulazione intravascolare disseminata.

– Peste polmonare

Questo tipo di peste può derivare dalla continua espansione del batterio all’interno del corpo del malato, oppure tramite contagio diretto. Il contatto con goccioline respiratorie di un malato può causare la peste polmonare nel destinatario e, a questo stadio, la malattia può degenerare fino a causare la morte di una persona anche nel giro di 24 ore.

In Madagascar che peste hanno?

La forma di peste più diffusa in Madagascar è quella bubbonica, anche se l’Oms ha confermato che il 2 per cento dei casi riscontrati erano di forma polmonare. Se non si ricevono le cure adeguate allo stadio iniziale, la malattia può degenerare molto velocemente.

È la stessa “peste nera” del Medioevo?

Sì, è la stessa malattia che ha ucciso 25 milioni di persone in Europa tra il 1347 e il 1353. La peste non si è mai estinta. I casi sono sempre più rari grazie al miglioramento delle condizioni igieniche e lo sviluppo di un vaccino efficace che ne ha concesso la prevenzione e il trattamento. Se viene riconosciuta in fase iniziale, la peste bubbonica è curabile tramite l’uso di antibiotici.

E allora perché c’è chi muore di peste nel 2014?

In Congo e in Madagascar il problema principale è la difficoltà di accesso alle strutture pre-esistenti e la loro totale assenza in particolar modo nelle zone rurali, nei piccoli villaggi e nelle campagne aperte. Negli Stati Uniti invece, per esempio, non si pensa mai alla peste e di conseguenza si ignorano i primi sintomi.

Ogni anno vengono segnalati all’Oms tra i 1.000 e i 2.000 casi di peste in tutto il mondo, anche se la cifra autentica è probabilmente più alta. È difficile valutare il tasso di mortalità della peste nei Paesi in via di sviluppo dal momento che pochi casi vengono diagnosticati in modo affidabile e segnalati alle autorità sanitarie. L’Oms sostiene che il tasso di mortalità annuale sia almeno dell’8-10 per cento.

Cosa si sta facendo per bloccare l’epidemia in Madagascar?

La task force nazionale del Madagascar è stata attivata e insieme ai suoi partner, l’Oms (che sta fornendo competenze tecniche e sostegno delle risorse umane), l’Istituto Pasteur del Madagascar, la Comune urbaine d’Antananarivo e la Croce Rossa, sta cercando di contenere l’epidemia il più possibile. Insetticidi, antibiotici e altri tipi di protezione sono stati resi disponibili nelle zone colpite, dove si stanno prendendo rigidissime misure per il controllo e la prevenzione della malattia.

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