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Duecento etiopi sono stati uccisi e cento bambini rapiti in un raid di sudsudanesi

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"Le atrocità commesse da uomini armati della tribù murle dal Sud Sudan hanno provocato la morte di 208 persone", ha detto il premier etiope Haile Mariam Desalegn

Oltre duecento persone sono state uccise e 100 bambini rapiti in un raid effettuato da alcuni sudsudanesi armati nel sud-ovest dell’Etiopia, nel villaggio di Jakawa, ha confermato il primo ministro etiope. 

“Le atrocità commesse da uomini armati appartenenti alla tribù murle dal Sud Sudan hanno provocato la morte di 208 donne e bambini. Hanno inoltre rapito 102 bambini”, ha detto il primo ministro etiope Haile Mariam Desalegn in un discorso alla televisione di stato Ebc il 17 aprile.

“Le forze etiopi stanno prendendo provvedimenti contro gli assalitori per liberare i bambini rapiti senza condizioni”, ha aggiunto.

L’attacco, qualificato come “enorme”, ha avuto luogo il 15 aprile presso la città di Gambella, situata a 50 chilometri dal confine sud-sudanese. Questa regione è la patria di cittadini etiopi di etnia Nuer, uno dei principali gruppi etnici del Sud Sudan insieme al Dinka e circa 272.000 rifugiati fuggiti dalla guerra civile iniziata nel dicembre 2013 nel Sud Sudan. La causa dell’incursione sarebbe il furto di bestiame. 

Il raid, denominato “massacro di Gambella” ha scatenato un’ondata di indignazione nei media etiopi e rafforza i timori di uno spostamento anche in Etiopia della guerra civile del Sud Sudan.

Per ora, Hailemariam Desalegn non ha detto se le truppe etiopi avevano attraversato il confine, ma assicura la consultazione con il governo del Sud Sudan per condurre “operazioni congiunte”.

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