La mostra in ricordo di Andy Rocchelli
A Pavia sono esposti gli scatti del fotografo scomparso un anno fa mentre documentava il conflitto in Ucraina
A partire dallo scorso 4 giugno, per un mese lo spazio espositivo del Broletto di Pavia ospiterà una retrospettiva dedicata al fotografo Andy Rocchelli, morto in Ucraina un anno fa.
Alla cerimonia d’inaugurazione della mostra, tenutasi lo scorso 4 giugno, hanno partecipato il giornalista Adriano Sofri, la foto editor di Vogue Italia Alessia Glaviano e il giornalista di The Post Internazionale Pietro Guastamacchia.
Andy Rocchelli è morto il 24 maggio a Slovyansk, in Ucraina, mentre documentava le condizioni di un villaggio che al momento si trovava sulla linea del fronte. Assieme a lui è morto il giornalista e attivista Andrei Mironov, al quale parenti e amici hanno dedicato un sito per ricordare le sue battaglie dai tempi dell’Unione Sovietica alla Russia di Putin.
Alla mostra sono esposti diversi lavori di Rocchelli, dai suoi primi svolti in Italia fino agli ultimi, realizzati tra il Medio Oriente e l’Ucraina. Grazie all’esposizione curata dal collettivo fotografico di cui faceva parte Rocchelli, CesuraLab, è possibile apprezzare la crescita artistica e professionale del fotografo scomparso ad appena 30 anni.
Una saa della mostra è dedicata a Russian Interiors, un lavoro di ricerca sul mondo delle donne in Russia realizzato da Rocchelli, in cui vengono mostrate foto di donne in cerca di marito, immortalate dal fotografo per aiutarle a pubblicare i propri profili sui siti di incontri online. Il risultato è un lavoro molto profondo sulla fragilità dell’estetica delle done russe.
Sono poi presenti gli scatti realizzati da Rocchelli in piazza Maidan, durante la rivolta che ha portato alla caduta del presidente Yanukovich, e durante il conflitto in Donbas, dove ha immortalato numerosi rifugi antibomba pieni di bambini increduli. Una di queste foto gli era valsa la pubblicazione su diverse riviste statunitensi.
Per tutta la durata dell’esposizione, una frase di Rocchelli rimarrà proiettata sull’abside del Duomo di Pavia: “Che io faccia una foto o che io raccolga un bossolo da terra, tutto è importante, poiché documenta”.