Essere gay in Uganda
In Uganda essere omosessuale è un reato, e la diffusa omofobia fa sì che ogni anno si verifichino circa 300 casi di aggressione nei confronti di queste persone
L’omosessualità rappresenta un tabù in quasi tutti i Paesi africani ed è considerata un reato nella maggior parte di questi, compreso l’Uganda – nazione situata nella parte centro orientale del continente. La paura di subire violenze, di essere incarcerati e di perdere il proprio posto di lavoro fa sì che in genere gli omosessuali nascondano o sopprimano il loro orientamento sessuale.
I pochi che hanno avuto il coraggio di dichiararsi tali vivono di conseguenza ai margini della società, anche per paura di subire violenze dalla popolazione, in cui l’omofobia è particolarmente diffusa. Le stesse associazioni Lgbt del Paese operano principalmente nell’ombra a causa delle severe leggi a riguardo.
La maggior parte degli omosessuali del Paese ha in comune il fatto di essere stati stigmatizzati prima di tutto dalle loro stesse famiglie, che li hanno cacciati da casa già in tenerà età.
Inoltre molti componenti della comunità Lgbt del Paese non nascondono che temono prima di tutto le ostilità della popolazione nei loro confronti, rispetto alle severe norme legislative promosse dal governo per contrastare l’omosessualità.
A tal proposito in Uganda durante l’anno si verificano in media circa 300 casi di aggressione nei confronti delle persone sospettate di essere gay.
Nonostante l’ambiente in cui sono costrette a vivere queste persone, lo scorso agosto a Entebbe, una città a sud della capitale Kampala, si è tenuto il primo Gay Pride del Paese che – seppur fosse organizzato clandestinamente – ha favorito il dibattito sul tema.