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    I video sfuggiti alla censura che documentano le violenze in Sudan

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 15 Giu. 2019 alle 12:36 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:06

    Sudan video – I video che sfuggono alla censura di Internet documentano le tensioni e le violenze che si vivono in queste settimane in Sudan [cosa sta succedendo in Sudan].

    Nei filmati che circolano sui social si vedono persone che scappano terrorizzate per le strade mentre si sentono in sottofondo spari di arma da fuoco, e poi edifici incendiati e persone ferite o addirittura morte lungo le strade.

    Dopo il golpe che ad aprile ha rovesciato il presidente Omar al-Bashir, rimasto al potere per 30 anni, il Consiglio militare di transizione e le opposizioni civili non hanno trovato un accordo sulla formazione del governo. L’esercito, che regge il potere, ha convocato nuove elezioni entro nove mesi.

    Sono così riprese le proteste di piazza, che sono ben presto sfociate in duri scontri tra manifestanti e polizia. Il bilancio degli ultimi giorni è di circa 100 morti. Una situazione che ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a denunciare gravi violazioni dei diritti umani.

    Dal 9 giugno è in atto uno sciopero generale indetto dalle opposizioni, il cui obiettivo è bloccare il paese e renderlo ingovernabile: l’esercito ha risposto arrestando coloro che hanno aderito allo sciopero.

    Negli ultimi giorni, poi, si è registrato un nuovo tentativo di golpe contro il Consiglio militare di transizione: 68 militari sono stati arrestati con l’accusa di essere coinvolti nel tentato colpo di stato.

    Sull’onda delle tensioni che scuotono il paese, Remaz Mahgoub Khalaleyal, un’attivista sudanese-americana, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sui social network.

    Khalaleyal ha chiesto agli utenti dei social di cambiare la propria immagine del profilo sostituendola con un’immagine a sfondo interamente blu accompagnata all’hastagh #iamthesudanrevolution e #bluforsudan.

    Sudan, sui social network la campagna per sensibilizzare sulle violenze dell’esercito
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