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Le spese folli della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen

Immagine di copertina
Ursula von der Leyen

Le spese folli della Presidente della Commissione Ue von der Leyen

Le spese folli della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen stanno facendo parlare mezza Europa. In particolare si fa riferimento al periodo in cui la von der Leyen rivestiva l’incarico di ministro della Difesa.

Quando era alla guida del ministero, in soli sei mesi Ursula von der Leyen avrebbe 155 milioni in consulenze esterne. Una somma enorme che, secondo i calcoli, sfiora quasi a quella totale di tutti gli altri dicasteri, che è di 178 milioni.

“Ho sbagliato, ma in buona fede”, ha provato a giustificarsi lei, ma questo non è bastato a risparmiarla dal finire nell’occhio del ciclone in Germania. La questione spinosa è venuta a galla grazie all’interrogazione parlamentare di Mattias Hohn, deputato del partito di sinistra radicale Die Linke.

E così, una volta sollevato il polverone, gli uffici competenti hanno reso noti i dati: tra gennaio e giugno del 2019, le uscite per la voce di bilancio sulle consulenze del dipartimento guidato dalla nuova presidente della Commissione Ue sono state pari a 155 milioni di euro.

I dati della von der Leyen sono stati gli ultimi ad essere pubblicati, rispetto agli altri dicasteri che li avevano resi noti già due settimane fa. Questo non ha fatto altro che aumentare l’insofferenza di tanti tedeschi nei confronti della neoeletta presidente della Commissione Ue.

Il sottosegretario Thomas Silbehorn ha cercato di riparare alla situazione sostenendo che la maggior parte delle spese è dovuta al processo di digitalizzazione dell’apparato. E, infatti, sono stati spesi 109 milioni solo per la consulenza fornita da una società che si occupa di gestire l’infrastruttura informatica del Bunderswehr.

Sugli altri 53 milioni resta il mistero. Sono davvero giustificabile per le consulenze? L’opinione pubblica tedesca è in subbuglio, soprattutto perché nei 14 ministeri lavorano ben 20mila persone. Dunque la questione sembra farsi politica: non si comprende perché bisogna tenere in piedi una struttura così costosa se poi si ha la necessità di ricorrere a consulenze esterne.

Al centro della questione, però, finisce la gestione del ministero da parte della von der Leyen. Consulenze sospette, senza che si dettagliasse la motivazione dei servizi. In Parlamento il ministro ha fatto mea culpa e ha ammesso che sono stati commessi degli errori, ma in buona fede.

L’inchiesta per capire come stiano le cose è ancora in corso, ma intanto von der Leyen è lontana dalla poltrona al ministero della Difesa tedesco ed è impegnata con i colloqui per incontrare i candidati commissari.

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