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“La pandemia poteva essere evitata”: l’inchiesta indipendente che riscrive la storia del Covid

Immagine di copertina
Credit: EPA/JAIPAL SINGH

Un gruppo di esperti indipendenti incaricati dall'Organizzazione mondiale della sanità di valutare la risposta al Coronavirus afferma che "la pandemia, che ha ucciso più di 3 milioni di persone in tutto il mondo e devastato l'economia globale, si poteva evitare". Il report individua "una miriade di fallimenti, carenze e ritardi" e punta il dito contro i leader globali ma anche contro la stessa Oms additata come responsabile dell’inerzia che ha portato alla diffusione del virus. Gli esperti accusano "Febbraio 2020 è stato un mese sprecato, si poteva agire"

“La pandemia di Covid poteva essere evitata”

La pandemia di Covid, che ha ucciso più di 3 milioni di persone in tutto il mondo e devastato l’economia globale, si poteva evitare. Lo sostengono gli esperti incaricati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un report indipendente chiamato “COVID-19: Make it the Last Pandemic nel quale chiedono urgentemente riforme ad ampio raggio dei sistemi di allarme e prevenzione affinché un disastro di tale portata non si ripeta.

Il documento condanna i leader globali ma punta il dito anche contro l’Oms (che ha commissionato lo studio, ndr), additata come responsabile dell’inerzia che ha portato alla diffusione del virus, insieme ai Paesi avanzati.

La situazione in cui ci troviamo oggi avrebbe potuto essere evitata“, ha detto l’ex presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf che con l’ex premier della Nuova Zelanda Helen Clark ha diretto il gruppo incaricato lo scorso luglio di procedere alla valutazione indipendente e completa della risposta sanitaria internazionale al Covid-19.

Fallimenti, ritardi e carenze

Il report ha individuato “anelli deboli in ogni punto della catena“. “Questa situazione è dovuta a una miriade di fallimenti, carenze e ritardi nella preparazione e nella risposta” alla pandemia, ha detto Ellen Johnson Sirleaf nel corso di una conferenza stampa. Per i 13 esperti che negli ultimi 8 mesi hanno analizzato la situazione “la combinazione di scelte politiche sbagliate, una mancanza di volontà di affrontare le disuguaglianze e un sistema privo di coordinamento” ha creato “un cocktail tossico che ha permesso alla pandemia di trasformarsi in una crisi umana catastrofica“. “La leadership politica globale era assente“, afferma il rapporto.

La Cina e la dichiarazione di emergenza globale

“Possiamo dire che ci sono stati chiaramente dei ritardi in Cina, ma ci sono stati ritardi ovunque“, ha rilevato da parte sua Helen Clark. Per gli esperti “è passato troppo tempotra la notifica di un focolaio di polmonite di origine sconosciuta nella seconda metà di dicembre 2019 e la dichiarazione di un’emergenza sanitaria pubblica di preoccupazione internazionale del 30 gennaio.

Secondo quanto emerge dal report, la dichiarazione di emergenza globale avrebbe potuto essere fatta già durante la prima riunione del comitato di emergenza dell’Oms il 22 gennaio. Ma anche se l’emergenza sanitaria fosse stata dichiarata una settimana prima, poco sarebbe cambiato di fronte “all’inazione di così tanti paesi” che solo dopo l’11 marzo (quando l’epidemia è diventata ufficialmente una pandemia) si sono resi conto del reale pericolo.

Il rapporto afferma che la Cina ha rilevato e identificato prontamente il nuovo virus quando è emerso alla fine del 2019 e ha fornito avvertimenti che avrebbe dovuto essere ascoltata. “Quando guardiamo indietro a quel periodo alla fine di dicembre 2019, i medici di Wuhan hanno agito rapidamente quando hanno riconosciuto individui in un gruppo di casi di polmonite che non erano normali”, ha detto Sirleaf. A Wuhan è stato inviato un allarme su un potenziale nuovo virus, che è stato “rilevato rapidamente dalle aree limitrofe, dai paesi, dai media – su un sito di segnalazione di malattie online – e dall’Oms”, ha aggiunto.

L’Oms “è stata ostacolata e non aiutata dalle norme e dalle procedure sanitarie internazionali“, ha detto Clark. I provvedimenti che regolano quando l’Oms può dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale sono stati adottati nel 2007. Vincolano l’Oms alla riservatezza e alla verifica, impedendo un’azione rapida e vietano ai paesi di chiudere inutilmente i propri confini contro il commercio.

Febbraio 2020 è stato un mese sprecato

Tutto il mese di febbraio 2020 è stato sprecato”, accusano gli esperti nel report puntando il dito contro i paesi avanzati che avrebbero potuto agire per fermare la diffusione del Covid. Alla fine, però, “ritardi, esitazioni e negazioni” hanno permesso all’epidemia e poi alla pandemia di svilupparsi, conclude il rapporto.

Clark ha descritto febbraio 2020 come “un mese di opportunità perse per scongiurare una pandemia, invece tanti paesi hanno scelto di aspettare e vedere”.

“Per alcuni, è stato solo quando i letti di terapia intensiva dell’ospedale hanno iniziato a riempirsi che sono state intraprese ulteriori azioni”, ha detto. “E a quel punto era troppo tardi per evitare l’impatto della pandemia“.

Riforme per non ripetere gli stessi errori

Nel report si chiede ai governi e alla comunità internazionale di adottare immediatamente un pacchetto di riforme per trasformare il sistema globale di preparazione, allerta e risposta alle pandemie. Tra le proposte figura anche la creazione di un Consiglio globale delle minacce sanitarie e l’istituzione di un nuovo sistema di sorveglianza globale basato sulla “piena trasparenza“.

“È necessario intraprendere un’azione urgente“, spiega Sirleaf. “Ci sono molti report di precedenti crisi sanitarie che includono raccomandazioni sensate. Eppure, siedono a raccogliere polvere negli scantinati delle Nazioni Unite e sugli scaffali del governo”. Dobbiamo imparare dal passato quindi.

Vaccini, i Paesi ricchi aiutino i poveri

Nel report ci si aspetta un’Oms che si muova più velocemente e con migliori risorse. E si chiede un impegno da parte dei leader dei paesi ricchi a fornire vaccini per il resto del mondo.

Gli esperti affermano di essere “profondamente preoccupati” per gli attuali alti tassi di trasmissione del virus e l’emergere di varianti. Ogni paese deve prendere le misure necessarie per frenare la diffusione, afferma il report. I paesi ricchi con un numero sufficiente di vaccini ordinati per soddisfare i propri bisogni devono impegnarsi a fornire almeno 1 miliardo di dosi entro il 1 settembre a Covax e più di 2 miliardi di dosi entro la metà 2022.

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