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“L’occidente ci nega l’equipaggiamento militare”: così il Pakistan prepara l’asse “anti-imperialista”

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Il 2 aprile scorso, il capo di stato maggiore dell’esercito pakistano, il generale Qamar Javed Bajwa, ha denunciato “l’invasione russa dell’Ucraina”, condannando fermamente l’aggressione contro il Paese. Al tempo stesso Bajwa ha annunciato che il Pakistan ha intenzione di stringere maggiori legami con la Cina dopo che le potenze occidentali hanno impedito l’invio di attrezzature militari. Gli Stati Uniti il mese scorso hanno infatti negato le licenze d’esportazione per gli elicotteri d’attacco T129 dalla Turchia, mentre la Germania si è rifiutata di esportare dei motori per sottomarini. Lo stesso ha fatto anche la Francia sotto pressione dell’India, come riportato dall’agenzia di stampa indiana IFE.

Il 7 febbraio il primo ministro pakistano, Imran Khan, ha condotto una visita di quattro giorni in Cina, dove ha tenuto un incontro con il presidente cinese Xi Jinping. In quell’occasione i due Paesi hanno annunciato un accordo congiunto diviso in 33 punti per sottolineare il successo e l’alto valore simbolico della visita. Tra le altre cose, l’accordo prevede una soluzione sotto l’egida del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nella regione contesa del Kashmir, in cui la parte cinese ha però dichiarato di “opporsi a qualunque azione unilaterale che possa complicare ulteriormente la situazione,” rivolgendosi all’India. La leadership cinese ha inoltre ribadito il suo sostegno a favore della salvaguardia della sovranità, l’indipendenza e la sicurezza del Pakistan.

La scorsa settimana il primo ministro è riuscito a farsi annullare una mozione di sfiducia grazie alla sponda del vicepresidente del Parlamento Qasim Suri, e ha chiesto al capo dello Stato Arif Alvi  – tutti del partito di Khan – di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Il mancato voto all’Assemblea nazionale e il conseguente scioglimento della Camera ha provocato sgomento nell’opposizione e tra gli osservatori, scatenando violente proteste nella capitale di Islamabad nella giornata di ieri. Il testo infatti era destinato a passare poiché la coalizione che appoggia Khan, nazionalista e populista, non ha più la maggioranza.

Il 2 aprile Khan si è rivolto alla popolazione in diretta tv dichiarando che la mozione di sfiducia promossa dall’opposizione pakistana faceva parte di una cospirazione straniera mirata a destabilizzare il PTI – Pakistan Tehreek e Insaf – il partito alla guida del Paese, citando una “lettera di minacce” per deporlo da parte degli USA e congratulandosi con la nazione per aver sconfitto la “cospirazione straniera”. Citando il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price, Bloomberg ha riferito che le accuse “sono false” e che gli Stati Uniti “stanno seguendo attentamente gli sviluppi in Pakistan”.

Secondo Mosharraf Zaidi, un analista politico pachistano sentito da Deutsche Welle e citato da Il Fatto, “il premier avrebbe scelto una piattaforma politica anti-occidentale per le prossime elezioni”. Questo dato è confermato dal suo viaggio a Mosca il 24 febbraio, lo stesso giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina. Khan, in quell’occasione, ha tenuto un incontro con il presidente Vladimir Putin e da allora si presenta ai suoi elettori come leader “anti-occidentale” e l’unico dotato di una personalità abbastanza forte da potersi schierare contro “gli imperialisti”.

Il Pakistan è il Paese con l’arsenale nucleare in più rapida crescita al mondo. La corsa al nucleare pakistana è da anni al centro delle preoccupazioni della Comunità internazionale per la possibilità che possa scoppiare un conflitto con la vicina India. Secondo i dati dell’Arms Control Association citati da Sky News, a marzo Islamabad poteva contare su 165 testate atomiche nel suo arsenale, tra cui missili balistici a corto e a medio raggio, missili da crociera e bombardieri strategici. Come l’India, il Pakistan non è firmatario del Trattato di non proliferazione del 1968, ma nel 1998 il Paese musulmano ha ottenuto lo status di potenza nucleare grazie agli esperimenti condotti sotto il governo di Nawaz Sharif e coordinati dall’ingegnere Abdul Qadeer Khan – quest’ultimo ha trascorso cinque anni agli arresti domiciliari per aver venduto a Paesi stranieri le tecnologie sviluppate dal Pakistan in ambito nucleare.

Khan fa forte affidamento sul suo esercito, che ritiene uno dei due capisaldi – insieme al suo partito – a cui si deve l’attuale unità nazionale. I militari hanno sempre giocato un ruolo molto importante nella storia del Pakistan e hanno influito pesantemente sugli equilibri politici di questa nazione. Per metà degli ultimi 73 anni l’hanno governata direttamente – grazie a 4 colpi di Stato – mentre in altre occasioni hanno costretto gli esecutivi a dimettersi oppure applicando la legge marziale senza il consenso delle autorità.

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