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Elezioni nelle Maldive: avanza l’attuale capo di stato Abdulla Yameen, ma l’opposizione denuncia brogli

Immagine di copertina
Credit: Afp

Stati Uniti e Unione europea, che osservano da vicino le consultazioni, sono preoccupati per la crisi politica che attraversa il paese, culminata lo scorso mese di marzo con la proclamazione dello Stato di emergenza, e hanno minacciato l'imposizione di sanzioni se il voto non si terrà in modo libero ed equo

Domenica 23 settembre, i cittadini delle Maldive sono chiamati alle urne. Nell’arcipelago, dove vivono 340mila persone, appare sempre più scontata la rielezione dell’attuale capo di Stato Abdulla Yameen Gayoom, vicino alla Cina con cui ha siglato una serie di accordi commerciali nel piano della “Belt and Road”, la nuova Via della Seta cinese.

Nelle scorse settimane Yameen è stato il protagonista di un’intensa campagna elettorale, durante la quale ha volutamente evitato le principali mete turistiche dell’arcipelago.

Il messaggio che il presidente ha voluto lanciare era come, dalla sua ascesa al governo, si sia investito sul futuro economico del paese, realizzando nelle Maldive quasi 2.800 progetti che sono tuttavia costati circa 5,7 miliardi di dollari.

Il principale sfidante, sostenuto da una coalizione di partiti d’opposizione, è Ibrahim Mohamed Solih ma è un candidato semi-sconosciuto alla politica e non ha mai ricoperto ruoli di rilievo. E sono in molti a ritenere che l’uomo sia sotto l’influenza dell’ex presidente in esilio Mohamed Rasheed, eletto nel 2008 e destituito da un colpo di Stato nel 2012.

Stati Uniti e Unione europea, che osservano da vicino le consultazioni, sono preoccupati per la crisi politica che attraversa il paese, culminata lo scorso mese di marzo con la proclamazione dello stato di emergenza, e hanno minacciato l’imposizione di sanzioni se le elezioni non si terranno in modo libero ed equo.

Molti osservatori internazionali e giornalisti stranieri non hanno ricevuto il visto per entrare nel paese nonostante i loro nomi compaiano nella lista di quelli accreditati da parte della Commissione elettorale. Tra loro, si contano gli inviati di Le Figaro, AFP, New York Times.

Devirupa Mitra, vicedirettrice e corrispondente dall’India di The Wire, ha denunciato su Twitter che nessun giornalista indiano coprirà l’evento.

Secondo Human Rights Watch, il governo delle Maldive usa  decreti e “leggi vaghe per mettere a tacere il dissenso,  intimidire e incarcerare i critici”, alcuni dei quali sono stati aggrediti o addirittura uccisi. “La copertura della campagna elettorale è stata fortemente limitata dalla legge sulla diffamazione. Non si è trattato di una copertura equilibrata, ma non abbiamo avuto scelta”, ha detto ad AFP un giornalista locale che ha voluto mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza.

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