Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 04:44
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Libia: chiusi i centri di detenzione migranti di Tajoura, Misurata e Al-Khoms

Immagine di copertina

La decisione è stata presa dal governo libico guidato da Fayez al-Sarraj

Libia: chiusi i centri migranti di Tajoura, Misurata e Al-Khoms

Sono stati chiusi i centri migranti di Tajoura, Misurata e Al-Khoms, in Libia.

A riferirlo è il sito web del canale televisivo Al Ahrar, che cita fonti del ministero dell’Interno del governo libico guidato da Fayez al-Sarraj.

I responsabili dei tre centri sono stati già avvertiti e ora provvederanno all’espulsione dei migranti attualmente detenuti nei centri.

Secondo quanto trapelato, la chiusura è immediata.

Uno dei tre centri, quello di Tajoura, nelle vicinanze di Tripoli, nella notte tra il 2 e il 3 luglio è stato bombardato in un raid aereo a opera dell’Esercito nazionale libico guidato dal comandante Khalifa Haftar. Il bombardamento ha provocato ufficialmente 53 vittime e almeno 130 feriti, anche se molti ritengono che i morti possano essere stati molti di più.

In seguito all’azione militare a opera di Haftar, il governo libico aveva valutato l’ipotesi di chiudere immediatamente tutti i centri di detenzione presenti nel paese.

“Il governo è tenuto a proteggere tutti i civili, ma il fatto che vengano presi di mira i centri di accoglienza da aerei F16 e la mancanza di una protezione aerea per i migranti clandestini nei centri stessi, sono tutte cose al di fuori della capacità del governo” aveva scritto il ministro dell’Interno Fathi Bashagha all’indomani dell’attacco aereo.

Dopo l’annuncio di Bashagha, già il centro di Tajoura, uno dei tre colpiti dal provvedimento di chiusura, era stato sgomberato con il rilascio di 350 migranti.

Resta da capire se anche altri centri verranno chiusi d’ora in avanti, così come promesso da Bashagha.

Il rilascio immediato dei migranti che si trovano in Libia potrebbe provocare un vero e proprio esodo verso l’Europa. Secondo un dato ufficioso diffuso dall’Unhcr, infatti, sono quasi 6mila le persone attualmente detenute in più di venti centri presenti sul territorio della Libia. Una quindicina di questi sarebbero sotto il controllo di Tripoli.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Reportage TPI – Il prezzo del sangue: così i tagli di Trump mettono a rischio la lotta all’HIV in Uganda
Esteri / Make Antitrust Great Again? Tutte le crepe nel movimento trumpiano tra lobbisti e falchi dei monopoli
Esteri / L’età della grande paralisi globale: ecco perché nessuno può sfidare il duopolio di Usa e Cina
Ti potrebbe interessare
Esteri / Reportage TPI – Il prezzo del sangue: così i tagli di Trump mettono a rischio la lotta all’HIV in Uganda
Esteri / Make Antitrust Great Again? Tutte le crepe nel movimento trumpiano tra lobbisti e falchi dei monopoli
Esteri / L’età della grande paralisi globale: ecco perché nessuno può sfidare il duopolio di Usa e Cina
Esteri / Oms: “Oltre 1.000 persone sono morte a Gaza in attesa di un’evacuazione medica dal luglio 2024”
Esteri / L’indiscrezione: “Grecia, Israele e Cipro valutano una forza militare congiunta nel Mediterraneo”
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Piogge torrenziali, raid aerei e aiuti in ritardo: la tregua con Israele regge ma a Gaza si continua a morire
Esteri / Il discorso di Trump agli Usa: “Ho ereditato un disastro ma ora l’America è tornata”
Esteri / Iran, condannato a morte per “corruzione sulla Terra”: ora il pugile Mohammad Javad Vafaei Sani rischia l’esecuzione
Esteri / Putin minaccia: “La Russia raggiungerà tutti gli obiettivi in Ucraina. Con la diplomazia o con la forza”