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Le undici Americhe

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Yankeedom, Deep South, FarWest. Un giornalista americano ha suddiviso gli Stati Uniti in 11 ipotetiche macro-nazioni

Colin Woodard, giornalista del “Portland Press Herald” e del “Maine Sunday Telegram”, ha scritto un libro – “American Nations: A History of the Eleven Rival Regional Cultures of North America” – in cui spiega perché gli Stati Uniti possono essere divisi in ben 11 nazioni distinte. I confini degli 11 macro-stati si riflettono, secondo l’autore, nei dialetti , le tradizioni culturali, le diverse confessioni religiose e la distribuzione dei voti in ogni corsa presidenziale.

Questo genere di analisi della società americana, non è del tutto nuova : lo stratega del partito repubblicano Kevin Phillips aveva usato una ricostruzione analoga già nel 1969, analizzando due decenni di sviluppo politico americano, nel libro “The Emerging Republican Majority”. Anche il vincitore del premio Pulitzer David Hackett Fischer aveva dettagliato le origini e la prima evoluzione di quattro di queste “nazioni” nel volume “Albion’s seed”.

Il mosaico di nazioni ricostruito da Woodard parte dallo studio delle diverse origini, passa per l’evoluzione storica e finisce per teorizzare che negli Stati Uniti tali differenze regionali sono andate rafforzandosi nel corso degli anni.

Differenze che sarebbero talmente forti e profonde, da spingerlo a commentare che «l’idea che gli Stati Uniti possano mai raggiungere un consenso assoluto su un qualsiasi problema sembra inverosimile».

Gli undici macro-stati prendono il nome di “Yankeedom, “New Netherland”, “Midlands”, “Tidewater”, “Greater Appalachia”, “Deep South”, “El Norte”, “Left Coast”, “FarWest”, “New France” e “First Nation”.

Woodard spiega come le varie “nazioni interstatali” siano accomunate da tratti siasociali che politico-amministrativi, attraverso l’esempio della tematica della violenza e dell’uso delle armi: gli stati del nord-est -come “Yankeedom”, “New Netherland” e “Midlands” – hanno un tasso di 4 omicidi ogni 100mila morti, mentre per quelli del sud come “Deep South”, “Greet Appalachia” e “Tidewater” il numero sale a 7.

Per Louisiana, Mississippi e Alabama – tutti membri del “Deep South” – il valore sale a un massimo di 10, mentre il più basso si riscontra in New Hampshire, Maine, e Minnesota – tutti del macro-stato “Yankeedom”.

Altra differenza si riscontra sul tema della pena capitale. Gli stati del “Deep South, “Greater Appalachia”, “Tidewater” e “Far West” hanno virtualmente il monopolio sulla pena di morte. Rappresentano oltre il novantacinque per cento delle 1.343 esecuzioni negli Stati Uniti dal 1976 a oggi. Nello stesso periodo, i 12 stati appartenenti a “Yankeedom” e “New Netherland” – che costituiscono quasi un quarto della popolazione degli Stati Uniti – hanno eseguito una sola esecuzione.

Anche fra queste micro-nazioni a stelle e strisce ci sono due “superpotenze”: due regioni che sono assolute protagoniste del dibattito culturale. Si tratta di “Yankeedom” e “Deep South”. Per più di 200 anni, le due si sono contese il controllo del governo federale e, in un certo senso, l’anima della nazione. Nel corso dei decenni “Deep South” è diventato fortemente alleato con “Greater Appalachia”,

“Tidewater” e, più debolmente, anche con il “Far West”. Alla loro agenda – un combinato di tagli alle tasse e ai regolamenti, riduzione dei servizi sociali e restringimento dei poteri federali – si oppone il blocco guidato da “Yankeedom” che comprende anche “New Netherland” e “Left Coast”. A fronte di questi due schieramenti, le altre nazioni, specialmente le “Midlands” e “El Norte”, spesso fungono da ago della bilancia, che si tratti delle elezioni presidenziali o di una battaglia congressuale.

Il Paese, secondo Woodard, è estremamente diviso tra i blocchi rappresentati da questi macro-stati, molto di più di quanto lo è dal punto di vista degli stati federali riconosciuti. Le culture e gli atteggiamenti che contraddistinguono queste realtà ultra-statali sono infatti più radicati e si sono mantenuti nel corso del tempo.

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