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Home » Esteri

Guerra di Israele contro Hamas e Hezbollah, le ultime notizie. Amnesty: “Genocidio a Gaza”. Il Governo Netanyahu: “Calunnie”. Il Qatar media con Hamas. Siria, gli jihadisti conquistano Hama. Hezbollah: “Dietro i ribelli ci sono Usa e Israele” | DIRETTA

Immagine di copertina
Credit: AGF

Diretta live della guerra di Israele contro Hamas e Hezbollah oggi, giovedì 5 dicembre

Di seguito le ultime notizie di oggi, giovedì 5 dicembre 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas a Gaza, contro Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e la crisi in corso con l’Iran in Medio Oriente.

DIRETTA

Ore 20,30 – Idf: ucciso dirigente Hamas – L’Idf hanno confermato la morte del dirigente di Hamas Osama Ghanim nei raid di ieri contro una zona protetta di Khan Younis. Ghanim lavorava per il dipartimento di sicurezza interna del movimento terroristico palestinese e viene definito una “figura centrale nel brutale sistema di criminalizzazione di Hamas, in cui sono state condotte indagini violente contro i residenti della Striscia”, con gravi violazioni dei diritti umani, repressione degli oppositori e persecuzione di persone Lgbtq. Prima dell’offensiva “sono state prese molte misure per ridurre i danni ai civili, compreso l’uso di armi di precisione, ricognizione aerea e acquisizione di ulteriori informazioni di intelligence”, sotttolineano le forze armate israeliane.

Ore 19,00 – Usa: “Infondate le accuse di genocidio contro Israele” – Gli Stati Uniti ritengono infondate le accuse di “genocidio” nella Striscia di Gaza mosse dalla Ong Amnesty International contro Israele:”Non siamo d’accordo con le conclusioni di tale rapporto. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate”, ha detto alla stampa Vedant Patel, viceportavoce del Dipartimento di stato Usa.

Ore 18,00 – Hezbollah, il leader Qassem: “Dietro i ribelli in Siria si sono Usa e Israele” – “L’aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele. Questi gruppi takfiristi sono strumenti che stanno usando per cercare di distruggere la Siria”. Lo dice il leader di Hezbollah, Naim Qassem, nel suo secondo discorso pubblico da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco nel sud del Libano. Qassem esprime il suo sostegno al governo di Bashar al-Assad: “Saremo al fianco della Siria per sconfiggere gli aggressori”, dice. A proposito della tregua fra Israele e Libano, il leader di Hezbollah afferma che l’accordo non è “una novità” ma si limita a replicare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che pose fine alla guerra del 2006. “Hezbollah ha attraversato uno dei suoi periodi peggiori durante questa guerra”, sottolinea, ma il gruppo sciita filo-iraniano ha “resistito” e ha “vinto perché la resistenza continua”. Hezbollah, prosegue Qassem, “ha subito gravi ferite, ma guarisce gradualmente nel tempo” ed è “forte grazie alle sue strutture, alla sua rappresentanza parlamentare, alla sua popolarità e alle sue istituzioni”.

Ore 17,00 – Il ministro israeliano Sa’ar incontra Blinken: Tel Aviv vuole un accordo sugli ostaggi – Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha incontrato oggi a Malta il segretario di stato Usa Antony Blinken: secondo fonti governative israeliane, Sa’ar avrebbe comunicato al suo omologo statunitense che lo Stato ebraico è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Washington afferma che Blinken ha ribadito che “Israele deve fare di più per facilitare la distribuzione di assistenza umanitaria in tutta Gaza” ma ha sottolineato che lo Stato ebraico non sta bloccando gli aiuti nella Striscia (la legge statunitense proibisce di fornire assistenza militare a Paesi che limitano gli aiuti umanitari sostenuti dagli Stati Uniti). “Il Segretario ha sottolineato l’urgenza di riportare a casa tutti gli ostaggi, porre fine alla guerra a Gaza e stabilire un percorso per il periodo post-conflitto che fornisca pace e sicurezza durature sia per gli israeliani che per i palestinesi”, si legge in una nota del Dipartimento di Stato Usa. “Il Segretario e il Ministro degli Esteri hanno anche discusso della cessazione delle ostilità in corso in Libano e dell’importanza di garantire la piena attuazione dell’accordo”.

Ore 15,00 – Siria, i ribelli jihadisti entrano a Hama – Dopo aver conquistato nei giorni scorsi Aleppo, nel nord-ovest della Siria, i ribelli jihadisti sono entrati anche in diversi quartieri di Hama, città nella Siria centrale, e hanno liberato centinaia di detenuti. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’esercito siriano ha reso noto di essersi ritirato, prendendo posizione fuori dalla città per proteggere le vite dei civili.

Ore 12,15 – Gaza, al-Jazeera: “Altri 7 morti a Beit Lahiya e 2 a Rafah nei raid di Israele” – Altre 9 persone sono rimaste uccise negli attacchi aerei condotti oggi da Israele a Beit Lahiya e Rafah, rispettivamente nel nord e nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’emittente qatariota al-Jazeera, che cita i propri corrispondenti sul campo, secondo cui sette persone sono state uccise in un raid che ha colpito un’abitazione dietro l’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, mentre altre due sono morte in un bombardamento condotto nella zona di Khirbet al-Adas, a Rafah. Le forze armate di Israele (Idf) non hanno confermato i raid.

Ore 11,30 – Libano: 4.047 morti e 16.638 feriti in un anno di attacchi di Israele – Almeno 4.047 persone sono state uccise e altre 16.638 sono rimaste ferite in Libano a causa degli attacchi condotti da Israele dalla ripresa della guerra tra lo Stato ebraico e Hezbollah, ricominciata l’8 ottobre 2023. La denuncia è contenuta nel bollettino aggiornato diramato oggi sui social dal ministero della Salute di Beirut.

Ore 11,20 – Gaza: 44.580 morti dal 7 ottobre 2023, 48 solo nelle ultime 24 ore – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 si è attestato a 44.580 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche 105.739 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 48 persone e altre 201 sarebbero rimaste ferite.

Ore 10,30 – Libano: il governo si riunirà sabato a Tiro – Il Consiglio dei ministri libanese si riunirà sabato 7 dicembre alle ore 9,30 (le 8,30, ndr) presso la caserma Benoit Barakat a Tiro, nel sud del Paese dei Cedri. Lo ha confermato il governo di Beirut in una nota citata dall’agenzia di stampa ufficiale libanese Nna, secondo cui è prevista la partecipazione del comandante in capo dell’esercito Joseph Aoun.

Ore 9,30 – Gaza, al-Jazeera: “21 morti e 28 feriti in un raid di Israele su una tendopoli per sfollati ad al-Mawasi” – Almeno 21 persone sono state uccise e altre 28 sono rimaste ferite in un attacco aereo condotto da Israele contro una tendopoli nella zona di al-Mawasi, nella zona dichiarata “sicura” da Tel Aviv nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha confermato all’emittente qatariota al-Jazeera Atif Al-Hout, direttore dell’ospedale Nasser della vicina Khan Younis. Il raid, secondo l’emittente, ha colpito una tendopoli per sfollati, provocando un grave incendio che ha “incenerito” alcune delle vittime, tra cui un imprecisato numero di donne e minori. Secondo l’agenzia di stampa Associated Press, che ha inviato un proprio corrispondente presso l’ospedale Nasser, è difficile dare un resoconto preciso del numero delle vittime perché molte sono state “smembrate” nel raid o sono rimaste “gravemente ustionate”.

Ore 9,00 – Libano: continuano gli scambi di colpi tra Hezbollah e Israele, nessuna vittima – La tregua tra Israele e Hezbollah in Libano sembra reggere, malgrado una serie di scontri isolati tra il gruppo armato sciita e le truppe dello Stato ebraico avvenuti tra la serata di ieri e le prime ore di oggi nel sud del Paese dei Cedri. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale libanese Nna, un raid israeliano ha colpito ieri sera un’abitazione a Yaroun, nel distretto di Bint Jbeil. Un altro attacco è invece avvenuto tra le località di Yohmor e Zaoutar Tahta, nel distretto di Nabatieh, lungo il fiume di Litani. Un terzo raid è avvenuta questa mattina presto sempre a Yaroun. Al momento non si segnalano vittime né feriti.

Ore 8,00 – Amnesty International accusa Israele di genocidio a Gaza ma la sezione israeliana dell’ong respinge le conclusioni del rapporto. Il governo di Tel Aviv: “Calunnie” – Amnesty International accusa Israele di “genocidio” contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, in un nuovo rapporto definito dall’ong un “campanello d’allarme” per la comunità internazionale, le cui conclusioni però sono respinte dalla sezione dell’organizzazione nello Stato ebraico e dal governo di Tel Aviv, che parla di “calunnie”. La relazione, pubblicata oggi, si basa su “dichiarazioni disumanizzanti e genocide da parte di funzionari e militari del governo israeliano”, immagini satellitari che documentano la devastazione nella Striscia, sulle attività e sui resoconti raccolti sul campo dai cittadini di Gaza. “Le nostre schiaccianti scoperte devono servire da campanello d’allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio. Deve finire subito”, ha dichiarato in una nota la direttrice di Amnesty International, Agnes Callamard. Secondo il rapporto di 296 pagine, lo Stato ebraico ha lanciato attacchi mortali, demolito infrastrutture vitali e impedito la consegna di cibo, medicine e altri aiuti umanitari a Gaza. Tali azioni, accusa l’ong, non possono essere giustificate dagli attentati terroristici del 7 ottobre 2023 in Israele. Il governo di Tel Aviv ha respinto categoricamente le accuse di genocidio definendole “sanguinose calunnie antisemite”. “La deplorevole e fanatica organizzazione Amnesty International ha ancora una volta prodotto un rapporto inventato che è completamente falso e basato su bugie”, si legge in una nota diramata dal ministero degli Esteri israeliano, che invece accusa Hamas di aver compiuto un massacro genocida durante gli attentati del 7 ottobre, ribadendo come lo Stato ebraico si stia solo difendendo nel rispetto del diritto internazionale. “Non c’è assolutamente alcun dubbio che Israele abbia obiettivi militari”, ha dichiarato la direttrice dell’ong Callamard in una conferenza stampa all’Aja. “Ma l’esistenza di obiettivi militari non nega la possibilità di un intento genocida”. Intanto però le conclusioni del rapporto sono state respinte dalla sezione israeliana di Amnesty International che in una nota ha fatto sapere di non essere stata coinvolta nella ricerca, nel finanziamento o nella stesura della relazione e che “non accetta l’affermazione secondo cui è stato dimostrato che nella Striscia di Gaza si sta verificando un genocidio”. “La portata delle uccisioni e della distruzione perpetrate da Israele a Gaza ha raggiunto proporzioni orribili e deve essere fermata immediatamente”, si legge nel testo. Tuttavia, ritiene la sezione israeliana di Amnesty, tali eventi “non rispondono alla definizione di genocidio come rigorosamente stabilita nella Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio”. Pur respingendo le conclusioni del rapporto, Amnesty Israel afferma comunque che le azioni di Tel Aviv nella Striscia “sollevano sospetti di diffuse e gravi violazioni del diritto internazionale e di crimini contro l’umanità” e chiede che vengano adottate misure che pongano immediatamente fine alla guerra a Gaza.

Ore 7,00 – Gaza, media: “Il Qatar riprende il ruolo di mediatore con Hamas” – L’emirato del Qatar ha ripreso il suo ruolo di mediatore tra Israele e Hamas nei negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La notizia, rilanciata ieri sera da una fonte informata contattata dall’agenzia di stampa Reuters, è stata confermata oggi al quotidiano Haaretz da un funzionario israeliano coinvolto nei colloqui. Tutto è partito, secondo le fonti citate, dalle visite dell’inviato in pectore del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, avvenute a fine novembre, a Doha e Tel Aviv, dove ha incontrato il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al Thani e il premier Benjamin Netanyahu. L’emirato aveva sospeso il proprio ruolo di mediazione nella prima metà di novembre.

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