La giornalista russa del blitz anti Putin silenziata a Kiev: “È una spia russa, anche lei diffonde la propaganda del Cremlino”
Non finisce l’odissea di Marina Ovsjannikova, la giornalista russa passata agli onori della cronaca per aver interrotto il Tg della tv di Stato per protestare contro l’invasione russa dell’Ucraina a pochi giorni dall’inizio dell’offensiva. Solo l’inizio della serie di sventure che l’hanno coinvolta: dopo essersi licenziata, aver ricevuto una multa di circa 300 euro e aver promesso che sarebbe rimasta a Mosca al fianco dei suoi figli e della sua patria, Ovsjiannikova alla fine ha lasciato il Paese e raggiunto Berlino. Il marito nel frattempo le avrebbe fatto causa chiedendo la custodia dei figli, che la producer non riabbraccia da quando è fuggita da Mosca.
A fine maggio ha programmato un viaggio a Kiev per realizzare un servizio per il quotidiano tedesco Die Welt, per cui ora lavora, ma dopo pochi giorni è stata invitata a lasciare il Paese perché considerata una spia russa. A raccontare la vicenda l’inviato di Repubblica Fabio Tonacci, a cui Ovsjannikova ha raccontato al telefono: “Sono arrivata in Ucraina il 27 maggio volevo intervistare Zelensky, mostrare alla Russia gli orrori di Bucha e il male che sta facendo Putin al popolo ucraino… il 31 sono dovuta scappare perché la scorta era molto preoccupata per la mia incolumità”.
L’opinione pubblica ucraina ritiene che le dichiarazioni di Ovsjannikova siano costruite ad arte dalla propaganda russa, nonostante il gesto di protesta anti-Putin. Secondo Kiev solo una farsa per coprire la sua vera identità: la tesi è che la donna abbia usato il suo conquistato ruolo da dissidente per diffondere messaggi voluti dal Cremlino. Come? Separando le sorti del presidente della Federazione da quelle del popolo, sostenendo per esempio che le sanzioni dovrebbero colpire solo lui e gli oligarchi, risparmiando quindi l’economia della Russia. E cioè l’argomentazione proposta da Mosca per farsi togliere le sanzioni, come ha fatto notare Dima Replianchuk, giornalista investigativo che collabora con la procura generale di Kiev per identificare gli autori dei crimini di guerra.