Cosa prevede (e chi pagherà per) il nuovo piano di Trump per inviare armi all’Ucraina
Gli Usa invieranno nuove armi a Kiev e il conto andrà all’Europa attraverso la Nato. Spazientito da Putin, l’inquilino della Casa bianca ha dato 50 giorni di tempo al Cremlino per arrivare a una pace. Altrimenti scatteranno sanzioni secondarie contro chi, come India e Cina, aiuta la Russia
I Paesi europei membri della Nato acquisteranno armi dagli Stati Uniti per inviarle all’Ucraina al fine di permettere a Kiev di difendersi dall’aggressione militare della Russia, che se non arriverà a un accordo di pace entro 50 giorni rischierà nuove sanzioni secondarie. Il piano del presidente Usa Donald Trump, visibilmente spazientito con il suo omologo russo Vladimir Putin, è stato delineato ieri durante l’incontro con il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, ricevuto nello Studio Ovale della Casa bianca. Ecco cosa prevede.
La pazienza di Trump
Sin dall’inizio del suo secondo mandato alla Casa bianca, Donald Trump ha cercato di convincere il presidente russo a negoziare la fine del conflitto in Ucraina, anche a costo di mettere in discussione i rapporti con Kiev (con la sfuriata contro Zelensky nello Studio Ovale a favor di telecamere) e con gli alleati europei. Ma negli ultimi tempi, con l’intensificarsi degli attacchi di Mosca, i negoziati per una soluzione diplomatica sono giunti a un punto morto, tanto che negli scorsi giorni l’inquilino della Casa bianca è arrivato ad accusare Putin di “dire un sacco di stronzate”.
“Ho avuto la sensazione che avessimo raggiunto un accordo circa quattro volte”, ha dichiarato ieri Trump, riferendosi a una possibile intesa con la Russia per porre fine alla guerra. “Ma continuava all’infinito”. “Le mie conversazioni con lui sono molto piacevoli e poi di notte partono i missili”, ha ammesso il presidente Usa, pur negando di essere caduto nella trappola tesa da Putin ai suoi predecessori: “Ha ingannato Clinton, Bush, Obama, Biden, non ha ingannato me”. Con questo nuovo piano di riarmo dell’Ucraina intende, forse, dimostrarlo.
La lista delle armi
Il nuovo accordo annunciato ieri alla Casa bianca con l’ex premier olandese Rutte prevede l’invio a Kiev di una “dotazione completa” di armi. La lista ufficiale non è stata ancora stilata ma, come annunciato dall’ambasciatore statunitense presso la Nato Matt Whitaker, l’obiettivo immediato del piano sono i sistemi difensivi in grado di intercettare i missili balistici e i droni lanciati dalla Russia.
Tra questi figurano certamente le batterie di missili Patriot, la cui fornitura era stata annunciata il giorno prima alla stampa proprio da Trump, che aveva definito tali sistemi di difesa aerea “vitali” per l’Ucraina. Secondo il portale statunitense Axios, sarebbero almeno una decina le batterie già in viaggio verso Kiev. Inoltre, stando a quanto riferito da fonti interne all’amministrazione Usa alla Cnn, gli Usa potrebbero vendere ai Paesi della Nato (che li girerebbero poi al governo del presidente Zelensky) anche razzi a corto raggio, munizioni d’artiglieria per gli obici Howitzer e missili aria-aria a medio raggio.
Ma non è esclusa la fornitura di sistemi d’arma anche più letali. “Tutte le armi sono sia offensive che difensive”, ha spiegato Whitaker in un’intervista all’inviata della Cnn alla Casa Bianca Kaitlan Collins. “Ovviamente un sistema di difesa aerea è importante e cruciale per l’attuale situazione, ma allo stesso tempo non stiamo escludendo nulla”. Secondo il portale statunitense Axios, che cita due fonti militari statunitensi, tra le possibili forniture potrebbero figurare anche missili a lungo raggio in grado di colpire in profondità le zone interne della Russia. L’elenco dovrebbe comunque ricalcare in gran parte la lista di armamenti necessari a Kiev presentata da Zelensky all’ultimo vertice della Nato a L’Aja di fine giugno.
Come arriveranno le armi a Kiev?
Il piano di Trump non cambierà le modalità di consegna degli armamenti statunitensi ed europei all’Ucraina. La Nato infatti non invia direttamente i carichi a Kiev ma si occupa dello smistamento dei sistemi d’arma forniti all’Ucraina dai singoli Paesi membri. Secondo indiscrezioni della Cnn, che cita in proposito fonti militari statunitensi, il meccanismo di trasferimento potrebbe coinvolgere sistemi già presenti in Europa, da trasferire a Kiev, che poi saranno sostituiti con nuove forniture prodotte negli Stati Uniti.
La partita di giro insomma è la stessa degli ultimi tre anni, soltanto che invece di svuotare i vecchi arsenali per armare l’Ucraina stavolta i Paesi membri dovrebbero fornire a Kiev i loro sistemi di difesa avanzati, comprandone poi di nuovi dagli Usa. Tale prospettiva sarebbe stata discussa sia al vertice Nato de L’Aja di fine giugno sia dal segretario generale Rutte con i vertici militari statunitensi, compreso il segretario alla Difesa Pete Hegseth e il capo di Stato maggiore Dan Caine, che da Trump stesso con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.
Il conto da pagare
Ma chi sarà a mettere i soldi? Trump l’aveva già spiegato il giorno prima: l’Europa. “Invieremo loro diverse attrezzature militari molto sofisticate e loro (gli europei, ndr) ci pagheranno il 100 per cento per questo ed è così che vogliamo”, aveva detto il presidente Usa domenica alla stampa. “Sarà un affare per noi”.
Vendendo armi ai Paesi europei membri della Nato infatti, anziché trasferirle direttamente all’Ucraina, l’inquilino della Casa bianca intende superare le critiche, da lui stesso fomentate in campagna elettorale contro la precedente amministrazione Biden, che gli Usa stiano sprecando risorse per una guerra altrui. Il vantaggio però non è solo politico ma anche finanziario.
Il conto infatti sarà salato: secondo il Center for Strategic and International Studies (Csis) ogni sistema missilistico Patriot costa circa un miliardo di dollari (400 milioni per il sistema e 690 per i missili, ciascuno del valore di 4 milioni), sborsati dagli Stati che vorranno fornire armi a Kiev. Ma a chi toccherà esattamente? Definendo il nuovo accordo “una svolta”, il segretario generale della Nato ha individuato diversi Paesi, tra cui Germania, Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Regno Unito e Paesi Bassi, come primi fornitori delle nuove attrezzature a Kiev. Ma anche Zelensky ha fatto “nomi e cognomi”.”Sono grato al nostro team e agli Stati Uniti, alla Germania e alla Norvegia per aver preparato una nuova decisione sui Patriots per l’Ucraina”, ha scritto il presidente ucraino su X, dopo aver avuto una “conversazione molto positiva” con Trump a margine del vertice di ieri alla Casa bianca con Rutte.
D’altra parte il presidente Usa si è speso in parole al miele sulla prontezza bellica del Vecchio continente. “L’Europa ha un grande spirito di guerra”, ha dichiarato ieri Trump. “Quando ho iniziato a impegnarmi, non pensavo proprio che lo avessero, ma è così”, ha aggiunto. “Il livello di spirito di corpo che hanno è incredibile”.
Nuove sanzioni ma contro chi?
Ma il nuovo piano di Trump per l’Ucraina non si limita solo alle armi, prevede anche un’inaspettata apertura a ulteriori sanzioni contro la Russia. “Se non raggiungiamo un accordo entro 50 giorni, applicheremo dazi molto severi”, ha dichiarato ieri l’inquilino della Casa bianca. “Dazi al 100% circa, voi li chiamereste dazi secondari ma sapete cosa significa”.
Mosca infatti è stata finora tenuta fuori dalle nuove tariffe doganali imposte da Washington sulle merci importate negli Usa. Malgrado l’elenco sia tanto completo da includere persino il territorio australiano delle isole Heard e McDonald, abitate solo da foche e pinguini, la Russia è stata esclusa, secondo la portavoce della Casa bianca Karoline Leavitt, “perché le tariffe e le sanzioni vigenti nei loro confronti sono già molto elevate, impedendo qualsiasi commercio significativo”. Curioso visto che, secondo la Banca Mondiale, nel 2022 gli Stati Uniti hanno importato almeno 1,4 milioni di dollari di beni dall’arcipelago antartico australiano, motivo per cui vi sono stati imposti dazi del 10%, mentre l’anno scorso il valore degli scambi commerciali tra Usa e Russia, nonostante le sanzioni, si è comunque attestato a 3,5 miliardi di dollari.
Gli eventuali nuovi provvedimenti però, come ha spiegato il suo inviato alla Nato Whitaker, non sarebbero rivolti direttamente contro Mosca. “Si tratta di sanzioni secondarie (…) contro i Paesi che acquistano petrolio dalla Russia. Quindi non si tratta in realtà di sanzionare la Russia”, ha precisato l’ambasciatore statunitense presso l’Alleanza atlantica. “Si tratta di dazi su Paesi come India e Cina che acquistano il loro petrolio. Avranno davvero un impatto drammatico sull’economia russa”. “Uso il commercio per molte cose”, ha spiegato ieri il presidente Trump. “Ma è ottimo per risolvere le guerre”.