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Gli affari di Israele in Italia

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Una società fantoccio con sede in Italia. Per esportare strumenti di comunicazione in Iran. Così avrebbe operato per anni il Mossad

Gli affari di Israele in Italia

Secondo quanto riportato dall’emittente australiana ABC, l’australo-israeliano Ben Zygier, anche noto come il “Prigioniero X”, sarebbe stato incarcerato dal Mossad – i servizi segreti israeliani – per aver rivelato piani top secret di Gerusalemme riguardanti una missione in Italia.

Il 15 Dicembre 2010 un uomo noto come “Prigioniero X” viene ritrovato impiccato nella sua cella del carcere di massima sicurezza Ayalon presso Ramla, in Israele. Si parla di suicidio. Secondo alcuni reportage, la cella di detenzione del Prigioniero X era quella costruita nel 1995 per Igal Amir, l’assassino del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, dichiarata “a prova di suicidio”. L’isolamento era totale, e l’identità del prigioniero era ignota persino ai carcerieri. La salma dell’uomo, un australiano di 34 anni, viene nei giorni seguenti trasportata a Melbourne per l’inumazione.

Il caso resta sepolto per quasi due anni a causa del bavaglio delle istituzioni israeliane. A seguito di un reportage trasmesso dalla ABC Australia lo scorso 12 Febbraio, il bavaglio in Israele viene revocato, e nei due paesi incominciano le indagini. Si scopre quindi che il Prigioniero X era il cittadino australiano Ben Zeygier, emigrato in Israele nel 2000 prendendo il nome di Ben Alon. Secondo i reportage australiani, Zeygier sarebbe poi diventato un agente del Mossad. Lì sarebbe entrato in contatto con materiale confidenziale riguardante le operazioni dei servizi segreti israeliani all’estero. In Australia, ma non solo.

Secondo quanto riportato negli ultimi giorni, Zygier, tornato in Australia sotto il nome di Benjamin Burrows e iscrittosi a un MBA alla Monash University di Melbourne, sarebbe stato contattato dall’Asio, l’Australian Security Intelligence Organization. A loro avrebbe rivelato i dettagli di una missione segretissima del Mossad in corso da anni in Italia: si trattava di una società fantoccio usata dall’intelligence israeliana per l’esportazione di strumenti di comunicazione – forse persino sabotati – verso l’Iran e alcuni Paesi arabi. Questa notizia non sembra per ora trovare riscontro nei media italiani.

Inoltre, Zygier avrebbe rivelato all’Asio – o sarebbe stato sul punto di farlo – di come il Mossad riuscisse a entrare in possesso di passaporti australiani. Nel Gennaio 2010, infatti, era stato reso noto che il Mossad aveva compiuto un omicidio mirato contro il comandante di Hamas Mahmoud al-Mabhouh in un albergo di Dubai, dove gli agenti si erano introdotti con la copertura di passaporti australiani. L’incidente aveva causato una crisi diplomatica tra Israele e l’Australia, con la conseguente interruzione delle relazioni tra l’Asio e il Mossad e il ritiro dell’ambasciatore di Canberra a Tel Aviv.

L’arresto di Zygier avvenne solo qualche settimana dopo. Già dal 2009, peraltro, l’Asio stava indagando su tre cittadini australo-israeliani che avevano richiesto diverse modifiche di nome sui documenti, e i cui passaporti sarebbero poi stati usati per entrare in Libano, Siria e Iran. A loro volta, questi possibili agenti segreti erano tutti impiegati in una società europea, forse proprio la stessa società italiana che esportava componenti elettroniche e strumenti di comunicazione in Iran e nei Paesi arabi per conto di Gerusalemme.

Le domande senza risposta in questo caso sono ancora molte. Che cosa aveva rivelato davvero Zygier, e perché? Si è trattato davvero di suicidio? Quale ruolo svolge in tutto questo il governo australiano, il cui ministro degli Esteri ha dichiarato in un primo momento di non sapere niente, per poi ammettere che il Mossad aveva informato l’ambasciata australiana della detenzione di Zygier?

Difficile rispondere. Sappiamo però che la morte di Zygier, che ha lasciato una moglie e due figli, ha aperto uno spiraglio sul complesso gioco delle attività del Mossad nel mondo.

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