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    Se il coronavirus raggiunge l’Africa può essere una catastrofe

    L'Africa si mobilita per fare fronte a una sfida di cui ancora non conosce la portata, ma potrebbe non farcela

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 3 Feb. 2020 alle 19:42 Aggiornato il 3 Feb. 2020 alle 19:44

    Giovedì 30 gennaio, annunciando l’emergenza sanitaria globale, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riconosciuto che “la più grande preoccupazione” dell’organizzazione è che l’epidemia partita dalla Cina possa raggiungere “Paesi con sistemi sanitari più deboli”.

    Tra questi, il continente africano preoccupa gli esperti del settore.

    “L’Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus“. Lo ha affermato il direttore dei Centri africani per il controllo delle malattie, John Nkengasong, precisando che nel Continente “i contatti con la Cina sono aumentati del 600% negli ultimi dieci anni”. Secondo la Società internazionale per le malattie infettive, inoltre, in Africa scarseggiano i kit per la diagnosi.

    Sarebbero proprio gli intensi scambi commerciali tra Africa e Cina – uniti a sistemi sanitari spesso precari dei Paesi africani – a preoccupare per lo scoppio di una pandemia.

    “Possiamo essere certi che il coronavirus verrà esportato in Africa”, ha affermato Ngozi Erondu, membro associato del Global Health Program a Chatham House.

    “Vi è una grande quantità di viaggi tra Cina e Africa; hub come Addis Abeba, Il Cairo e Nairobi sono a rischio particolare a causa della grande quantità di viaggiatori cinesi che attraversano questi aeroporti”, ha aggiunto.

    Come riporta Brahim Maarad su Agi, “non nuova ad epidemie di grossa portata, tra cui l’Ebola, che si è diffusa in Liberia, Sierra Leone e Guinea tra il 2014 e il 2016, uccidendo circa 11.300 persone. J.Stephen Morrison, direttore del Global Health Policy Center al Center for Strategic and International Studies di Washington, ha avvertito che la malattia rischia di attecchire se raggiungerà alcuni Paesi africani e potrebbe inaugurare una pandemia”.

    Rischio confermato anche dal direttore dell’Iss, Giovanni Rezza: “In Africa ancora non sono emersi casi di Coronavirus ma il continente potrebbe rappresentare un punto debole. Si tratta di un continente molto popoloso – ammette Rezza -. Finora segnalazioni di casi sospetti ce ne sono stati in alcuni Paesi. In Costa d’Avorio è risultato negativo un test effettuato poi in Francia. In Sudan, in Guinea equatoriale, Mauritius e Angola hanno messo in quarantena diverse persone provenienti dalla Cina e hanno inviati i campioni per i test in Germania, India e Sudafrica”.

    E dunque l’Africa si mobilita per fare fronte a una sfida di cui ancora non conosce la portata. Del resto diversi Stati africani hanno recentemente sofferto di epidemie virali disastrose: solo l’Ebola ha imperversato in Liberia, Sierra Leone e Guinea tra il 2014 e il 2016, uccidendo circa 11.300 persone.

    In tutto il continente, molti governi hanno dislocato infermieri negli aeroporti per verificare la presenza di passeggeri con la febbre e hanno sospeso i visti di ingresso ai cinesi. All’aeroporto internazionale Blaise Diagne, in Senegal, funzionari sanitari esaminano i passeggeri con una piccola termocamera prima del controllo del passaporto

    Parlando al quartier generale dell’Unione Africana, John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc), ha affermato che l’organizzazione sta lavorando a stretto contatto con la controparte cinese, aggiungendo che “Noi in Africa stiamo osservando la situazione e anche preparandoci ad affrontare qualsiasi focolaio o caso”.

    Tre giorni dopo, l’Oms ha annunciato che aumenterà la preparazione in Africa, in particolare in 13 paesi prioritari: Algeria, Angola, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo (RDC) , Etiopia, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Zambia.

    Le autorità nella maggior parte di questi paesi hanno istituito uno screening attivo negli aeroporti.

    Così come si sta facendo in Costa d’Avorio, dove è stato segnalato il primo caso sospetto del continente, lì sono state installate telecamere termiche negli aeroporti.

    La Nigeria ha esortato qualsiasi persona che arriva dalla Cina a “autoisolarsi” per almeno due settimane, anche se non è malata. Allo stesso modo, l’ambasciata cinese in Mauritania ha chiesto ai suoi cittadini arrivati di recente nel Paese di rimanere in casa per due settimane.

    In Mozambico, il governo ha sospeso i visti per i cittadini cinesi e ha proibito ai suoi cittadini di recarvi.

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