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Corsa alle armi

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Dopo stragi e attentati si registrano vendite record. In vista di leggi più stringenti

Dopo gli attacchi a Boston negli Stati Uniti sono aumentate le vendite di armi, come spesso avviene nei giorni che seguono simili tragici eventi. Infatti, molti cittadini americani fanno incetta di armamenti nel timore che vicende tanto clamorose spingano il legislatore a cercare di regolamentare in maniera più stringente la vendita di armi nel territorio americano.

L’effetto ormai accertato dei ripetuti tentativi del Congresso americano di imporre nuove leggi sono vendite record che arricchiscono le major degli armamenti come Smith&Wesson. Il timore di chi ha a cuore le proprie armi non è infondato: dopo la strage alla scuola elementare Sandy Hook nel Connecticut il numero di controlli sui detentori di armi da parte dell’Fbi ha raggiunto cifre record rispetto agli ultimi 15 anni.

A livello legislativo i sostenitori del Nra (National Rifle Association) hanno meno da preoccuparsi, visto il triste destino dei disegni di legge recentemente sottoposti alle camere americane. Lo scorso mercoledì il Senato ha votato contro una legge che avrebbe previsto controlli più stringenti su chi acquista armi da fuoco, scatenando le ire del presidente Obama che ha definito il 18 aprile “un giorno vergognoso per Washington”.

Tra i sostenitori della legge c’era anche Gabrielle Giffords, sopravvissuta alla strage di Tucson, Arizona nel gennaio 2011. In seguito alla sconfitta del disegno di legge, i titoli azionari delle società che producono armi o munizioni hanno, abbastanza sorprendentemente, perso valore. La spiegazione è nell’effetto benefico che la paura di regole più stringenti ha sulle vendite e sui bilanci di queste multinazionali. Gli stessi titoli infatti si sono ripresi quando, il giorno seguente, la città di Boston si è trovata sotto assedio per la caccia agli autori degli attentati alla maratona cittadina.

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