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    Coronavirus, da maggio a giugno i contagi nel mondo sono raddoppiati: il dato che fa paura

    Credits: EPA/Leszek Szymanski
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 30 Giu. 2020 alle 11:17

    Coronavirus, da maggio a giugno contagi raddoppiati nel mondo: il dato

    Mentre in Italia la situazione legata ai contagi e ai morti da Coronavirus sembra più sotto controllo rispetto ai mesi scorsi, sebbene si tema una nuova ondata in autunno, nel resto del mondo il Covid-19 continua a far paura. C’è un dato più di tutti che fa impressione e rende perfettamente l’idea di come il virus stia circolando in modo rapido: dal 21 maggio al 28 giugno 2020, i contagi nel mondo sono raddoppiati. Da 5 a 10 milioni. Per di più, solo nell’ultima settimana è stato registrato un milione di nuovi casi. A oggi, 30 giugno 2020, sono 10,3 milioni i contagiati dal Coronavirus nel mondo. I morti, invece, hanno superato quota 505mila. A spaventare, particolarmente, le situazioni di Usa, Russia, Brasile, India. Ma anche in Cina, dove nelle ultime settimane sono esplosi nuovi focolai.

    I numeri attuali del Covid-19 mettono veramente paura e pongono l’attenzione, ancora una volta, sulla fondamentale importanza delle regole di distanziamento sociale e dell’utilizzo delle mascherine. Ecco perché in questi giorni l’Oms ha voluto bilanciare l’ottimismo presente in alcuni Paesi prendendo una posizione molto netta sul futuro della pandemia. “Tutti vorremmo che finisse – ha detto il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus – e vorremmo tutti andare avanti con le nostre vite. Ma la dura realtà è che tutto ciò non è nemmeno vicino alla fine”. Cautela anche sul tema vaccino: “Prima di tutto – ha spiegato Hans Kluge, responsabile europeo dell’Oms – non sappiamo se un vaccino funzionerà in tutte le fasce d’età. E nessuno sa quando sarà pronto. Il mio sogno sarebbe tra un anno: è possibile ma è anche molto probabile che non sarà tra un anno. E poi tutti ne parlano come se fosse una bacchetta magica. Assolutamente no: cento anni fa abbiamo avuto l’influenza spagnola; e qual è stata la migliore strategia? La stessa di adesso: lavarsi le mani e prendere le distanze”.
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