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Coronavirus in Amazzonia, il fotografo Salgado: “È il genodicio degli indigeni”. E Bolsonaro mette all’asta i suoi lavori

Immagine di copertina
Credit: EPA/Joedson Alves

In risposta all'appello del fotografo, l'organo del governo che si occupa di tutelare i diritti dei popoli indigeni ha rimosso dalle pareti della sua sede i 15 quadri da lui donati e ha proposto di metterli all’asta

Coronavirus in Amazzonia, il manifesto del fotografo Salgado per proteggere gli indigeni

In Amazzonia il Coronavirus potrebbe dare il colpo di grazia finale agli indigeni che popolano la foresta pluviale più grande al mondo, già minacciati dagli attacchi da parte di minatori, agricoltori, taglialegna e allevatori di bestiame. “Quelle tribù non hanno la minima difesa immunitaria. Sono trecentomila persone indifese che rischiano l’estinzione totale”. A lanciare il manifesto in difesa delle tribù amazzoniche a rischio contagio è il grande fotografo brasiliano Sebastiao Salgado che con la moglie Lélia Wanick ha iniziato una battaglia contro il genocidio delle comunità indigene per fare pressione politica sul governo del Presidente Jair Bolsonaro. L’Amazzonia “È un mondo che toglie il fiato, c’è davvero il cuore della nostra genesi. Togliete l’uomo da quel mondo, e perderemo il paradiso, per sempre, per tutti”, afferma Salgado in un’intervista concessa a Repubblica.

S&D
coronavirus amazzonia salgado
Credit: Lucas Silva/dpa

Ma la battaglia del fotografo ha provocato la reazione del governo. In risposta al manifesto di Salgado firmato da attori, artisti, politici e scienziati di tutto il mondo, la Funai (Fondazione nazionale dell’Indio), organo del governo di Bolsonaro che si occupa di tutelare i diritti dei popoli indigeni, ha rimosso dalle pareti della sua sede i 15 quadri donati dal fotografo e ha proposto di metterli all’asta.

In una lettera indirizzata al fotografo, la Funai ha comunicato infatti che si terrà un’asta delle sue opere per raccogliere fondi per le popolazioni indigene colpite dalla pandemia di Coronavirus. La misura è una risposta alla campagna internazionale promossa da Salgado. Secondo quanto riporta il settimanale Veja informato da un membro dell’attuale direzione Funai, il messaggio per promuovere l’iniziativa è stato il seguente: “Se Salgado si lamenta che il denaro non andrà alle popolazione indigene, proponiamo di raccogliere soldi con la vendita di questi quadri. Compra le donazioni e inviale agli indigeni”.

“Trovo tutto ciò di un’enorme mediocrità e tristezza”, è stato il commento del fotografo, come riportato da Il Manifesto. “Questa è la maggiore dimostrazione dello smantellamento di grandi istituzioni” come la Funai e l’Ibama, la cui creazione “ha richiesto decenni”.

La collezione dei quadri di Salgado rimossi è il risultato del lavoro svolto dal fotografo, in collaborazione con la stessa Funai, e con l’etnia Korubo do Coari, nella Vale do Javari, in Amazzonia. E così, proprio nel momento in cui le popolazioni indigene hanno più bisogno di protezione visti i rischi di contagio da Coronavirus, la Funai adotta un provvedimento che “va in direzione opposta al suo dovere istituzionale di proteggere i loro diritti”.

Leggi anche: 1. Coronavirus, Brasile: mentre Bolsonaro minimizza, a Manaus si preparano le fosse comuni / 2. Salgado e la moglie piantano due milioni di alberi. In 20 anni ridanno vita all’ecosistema di una foresta
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