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Home » Esteri

Kazakistan, prima castrazione chimica per un uomo condannato per pedofilia

Immagine di copertina

È il primo caso di castrazione chimica nel paese da quando è stata approvata la legge che prevede punizioni esemplari per chi abusa sessualmente di un minore

Un uomo condannato per pedofilia in Kazakistan subirà la castrazione chimica a causa dei crimini sessuali da lui commessi.

È il primo caso di castrazione chimica nel paese da quando è stata approvata la legge che prevede punizioni esemplari per chi viene condannato per abusi sessuali sui bambini.

Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, ha annunciato che migliaia e migliaia di euro saranno investiti per finanziare questa particolare pena applicabile agli uomini riconosciuti colpevoli di crimini sessuali su minori.

Questo primo caso, che vede protagonista un uomo del Turkestan, crea un importante precedente, per cui la castrazione chimica potrebbe essere utilizzata anche in altri casi simili.

Il governo kazako infatti ha acquisito duemila dosi del farmaco che inibisce la potenza sessuale.

La castrazione chimica

La castrazione chimica consiste nella somministrazione di un farmaco a base di ormoni che agisce sulla libido e riduce l’attività sessuale.

Il suo effetto non è definitivo e il suo impiego è previsto da alcuni codici penali come condanna temporanea per stupratori e pedofili, soprattutto se recidivi per reati a sfondo sessuale, come previsto dall’ordinamento kazako.

Il tema della castrazione chimica è tornato al centro del dibattito italiano dopo le affermazioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha in più occasioni proposto l’introduzione di questa particolare pena per chi si macchia di reati sessuali su minori.

Tuttavia, una simile proposta contraddice quanto riportato nella Costituzione italiana, che afferma che: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Vincenzo Gentile, supervisore della Commissione certificazione andrologica della Società italiana di andrologia (Sia), ha spiegato all’agenzia stampa Adnkronos che “si tratta di farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale su una ghiandola detta ipofisi. Di fatto agiscono ‘a monte’ della cascata di eventi che porta alla produzione di testosterone, fabbricato principalmente nei testicoli, e al rilascio dell’ormone sessuale maschile nel sangue. Il farmaco si assume per via sottocutanea ed è disponibile in diverse formulazioni, anche a lento rilascio”.

La castrazione chimica è prevista nell’ordinamento giuridico di Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca, Norvegia, Belgio e Francia, ma il suo uso è limitato a casi molto specifici.

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