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    London Bridge, attentatore già condannato per terrorismo nel 2012. L’Isis rivendica l’attacco

    Il killer di Londra e una delle due vittime, Jack Merritt

    Della rivendicazione ha dato notizia il Site, sito di monitoraggio della galassia jihadista. Nell'attacco ha perso la vita un giovane laureato a Cambridge

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 30 Nov. 2019 alle 20:51 Aggiornato il 1 Dic. 2019 alle 16:22

    Attentato a Londra rivendicato dall’Isis

    L’Isis ha rivendicato l’attentato di ieri a Londra nella zona di London Bridge, dove un uomo armato di coltello ha aggredito e ferito una decina di passanti, due dei quali poi morti qualche ora più tardi per le ferite riportate. A dare notizia della rivendicazione è, sabato 30 novembre, il Site, il sito di monitoraggio della galassia jihadista, che ha spiegato che report dello Stato islamico definiscono l’aggressore del London Bridge un suo “combattente”.

    Chi è il killer

    Il killer, ucciso dalla polizia subito dopo l’attacco, si chiamava Usman Khan, aveva 28 anni ed era un simpatizzante di Al Qaida, condannato per terrorismo e scarcerato in anticipo.

    A London Bridge si è dimostrato pronto ad approfittare di una conferenza sulla riabilitazione dei detenuti per scatenare la sua furia e il suo odio. Nel suo attacco ha ucciso un uomo e una donna e ferito gravemente altre tre persone. È stato poi affrontato da alcuni passanti eroi e infine colpito dalla polizia.

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    La sua vicenda, della condanna e della scarcerazione, ha sollevato molte polemiche e riacceso il dibattito pubblico sulla certezza della pena. Le polemiche vengono cavalcate con toni da pugno di ferro dal premier conservatore Boris Johnson a meno di due settimane dalle elezioni britanniche del 12 dicembre.

    Identificate le due vittime: un giovane laureato di 28 anni e un’ex studentessa di Cambridge

    L’uomo che ha perso la vita nell’attentato a London Bridge si chiamava Jack Merritt ed era un giovane laureato dell’università di Cambridge. Secondo le prime ricostruzioni è stato ucciso dal killer Usman Khan nella sala all’imbocco del ponte in cui il raid è cominciato, durante la conferenza sulla riabilitazione dei detenuti organizzata a Londra dallo stesso ateneo di Cambridge. Il padre lo ha ricordato come “un bello spirito”.

    Domenica 1 dicembre è stata individuata la seconda vittima: si tratta di una ex studentessa dell’Università di Cambridge. Lo riferisce il vice rettore dell’ateneo, citato da diversi media britannici. Il nome della donna non è stato ancora reso noto. Il vice rettore di Cambridge Stephene J Toope ha inoltre informato che alcuni membri dello staff dell’Università sono rimasti feriti nell’attacco.

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    Il padre via Twitter ha ricordato che Merritt era coordinatore di uno dei corsi di quel progetto di recupero dei carcerati, condotto attraverso l’istruzione e denominato Learning Together, per discutere del quale si erano radunati ieri nella Fishmongers’ Hall vari docenti, studenti, educatori ed ex detenuti tra cui lo stesso Khan.

    Le reazioni

    La comandante di Scotland Yard, Cressida Dick, ha spiegato che “allo stadio attuale dell’indagine”, la pista resta quella di un attacco solitario e isolato. Ha tuttavia aggiunto che per essere sicuri “al 100 per cento” che Khan abbia agito da solo bisognerà completare l’inchiesta, mentre ha elogiato di nuovo la professionalità dei servizi di emergenza e ha insistito a rassicurare la cittadinanza pur confermando l’appello a restare “vigili”.

    Il primo ministro britannico Boris Johnson furioso ha attaccato il sistema: il killer “aveva scontato solo metà della sua pena, è chiaro che il sistema non funziona”. “Non ha senso per la società che persone condannate per terrorismo e criminali violenti godano di scarcerazioni anticipate, ‘ogni anno di condanna’ va scontato”. Johnson ha quindi evocato una revisione del sistema della libertà vigilata, rivendicando gli impegni del “programma elettorale” Tory per una maggior severità nelle pene.

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