Cinquanta dipendenti Amazon sospesi per essersi rifiutati di lavorare in un magazzino incendiato
Cinquanta dipendenti Amazon sono stati sospesi dall’azienda dopo aver protestato perché costretti a lavorare in un magazzino che aveva preso fuoco poche ore prima. Quando è scoppiato l’incendio nel centro di smistamento JFK8 di Staten Island, nello stato della città di New York, i lavoratori del turno diurno sono stati mandati a casa. Ma per gli impiegati del turno successivo i dirigenti hanno sminuito il rischio, non avvertendoli dell’accaduto e ingiungendogli di raggiungere le proprie postazioni. “Il problema era che l’edificio puzzava ancora di fumo e in alcune postazioni di lavoro era difficile respirare”, ha detto Connor Spence, tesoriere del nuovo sindacato Amazon Labor Union. “Volevamo essere mandati a casa con lo stipendio perché non era sicuro”. Un centinaio di lavoratori ha quindi interrotto il lavoro per protestare contro la noncuranza dei manager. Vedendo che le loro richieste non venivano ascoltate, hanno deciso di lasciare il deposito.
“Mandateci a casa” era il grido dei lavoratori dell’unico deposito sindacalizzato degli Stati Uniti. L’azienda ha speso oltre quattro milioni di dollari per evitare che i lavoratori votassero a favore del sindacato. Una scommessa persa, ma nonostante la vittoria di Amazon Labor Union l’azienda di Jeff Bezos si rifiuta ancora di riconoscere il sindacato.