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Afghanistan: talebani sempre più vicini a Kabul. Cadono Mazar-i-Sharif e Maymana, tutto il Nord nelle loro mani. Guterres: “Situazione fuori controllo”. Il presidente Ghani: “Non mi dimetto, resisteremo”

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Civili che combattono al fianco delle forze di sicurezza afghane mostrano le loro armi. Helmand, Afghanistan, 2 luglio 2021. Credit: EPA/WATAN YAREPA

Afghanistan, talebani sempre più vicini a Kabul 

Prosegue inarrestabile l’avanzata dei talebani in Afghanistan, dove controllano ormai 18 capoluoghi di provincia e circa due terzi dell’intero Paese. Solamente pochi chilometri li separano dalla capitale, Kabul, dove le forze governative si stanno mano a mano arrendendo, senza riuscire a porre un argine, e i talebani risultano accampati probabilmente in attesa delle evacuazioni delle ambasciate. Dopo un mese di assedio, Maymana, capoluogo della provincia di Faryab, è caduta in mano ai talebani, che ora controllano tutto il Nord del Paese. Lo ha riferito all’Associated Press una parlamentare locale, Fawzia Roufi. Le forze di sicurezza si sono arrese agli insorti, entrati in città alcuni giorni fa. I talebani oggi hanno conquistato anche Mazar-i-Sharif, la capitale della provincia di Balkh.

Alla luce del deterioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan, sono state avviate le procedure per predisporre il rientro in Italia del personale della nostra ambasciata a Kabul. A quanto si apprende, rimarrà un presidio dell’ambasciata italiana presso l’aeroporto di Kabul dove stanno trasferendo la maggior parte altre ambasciate presenti in Afghanistan.

In un messaggio registrato rivolto alla Nazione, il presidente afghano Ashraf Ghani ha annunciato che non si dimetterà e promesso “resistenza armata” al gruppo jihadista per impedire “altra instabilità”. “Nella situazione attuale, la nostra massima priorità è la mobilitazione delle forze di sicurezza e di difesa afgane. Ho avviato consultazioni che procedono rapidamente, all’interno del governo, con leader politici, partner internazionali, per trovare una soluzione politica che garantisca pace e stabilità al popolo afghano”, ha detto, promettendo che non permetterà che questa “guerra imposta” porti altri spargimenti di sangue.

Stando a quanto riportato dai media internazionali, ieri gli Stati Uniti hanno invitato il personale a distruggere ogni materiale sensibile presente nella sede della propria rappresentanza diplomatica, inclusi opuscoli e bandiere che potrebbero essere utilizzati per la propaganda, mentre 3mila marines sono arrivati da Washington con il compito di aiutare personale diplomatico e altri americani a lasciare il Paese.

Anche il Regno Unito ha annunciato l’invio di 600 soldati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dell’ex personale afghano. Come la Germania, manterrà aperta l’ambasciata con il personale al minimo. Danimarca e Norvegia stanno invece chiudendo del tutto le loro rappresentanze diplomatiche. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha spiegato che anche l’Italia è pronta a evacuare l’ambasciata a Kabul, assicurando che il popolo afghano “non sarà mai lasciato solo”.

“È doloroso vedere quello che sta succedendo, ancor più doloroso è pensare a tutte le vittime che ha causato questa guerra. Ma non dobbiamo dimenticare il contributo che i nostri militari hanno dato in questi 20 anni a sostegno delle comunità afghane”, ha affermato Di Maio, ammettendo che la responsabilità della situazione attuale dopo anni di conflitto è “di tutto l’Occidente”.

Ieri il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito del pericolo di una imminente crisi umanitaria, definendo la situazione “fuori controllo” con conseguenze devastanti per i civili. Finora più di 250mila persone sono state costrette a lasciare le loro case e molti di loro si sono concentrati nei parchi o in alloggi di fortuna della capitale.

“Nonostante abbia già tragicamente vissuto decenni di conflitto l’Afghanistan è alle prese con un nuovo capitolo caotico e disperato della sua storia, un’incredibile tragedia per il suo popolo sofferente. Il continuo conflitto nelle città porterà a una carneficina continua, con i civili che pagheranno il prezzo più alto”, ha dichiarato Guterres, ricordando a tutte le parti che gli attacchi contro i civili “sono una grave violazione del diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra”.

“È particolarmente orribile e straziante leggere i rapporti sui diritti conquistati a fatica delle ragazze e delle donne afgane che vengono loro nuovamente portati via”, ha aggiunto. Per le donne è tornato l’obbligo di indossare il burqa e il divieto di uscire di casa, come avveniva prima del 2001. Come riportato da Marta Serafini sul Corriere della Sera, a Kabul le afghane single hanno paura di essere un obiettivo dei talebani, che “stanno facendo liste con i nomi di tutte le ragazze nubili”. “Sentiamo tantissime storie orribili, di ragazze portate via con la forza, costrette a sposarsi con uomini sconosciuti”, hanno raccontato due sorelle che vivono e lavorano nella capitale.

“Kabul al momento non si trova in una situazione di minaccia imminente. Chiaramente, però, se si guarda a cosa stanno facendo i talebani, stanno tentando di isolare Kabul”, ha detto ieri nel corso di una conferenza stampa John Kirby, portavoce della Difesa Usaha, respingendo le accuse di chi ritiene il presidente, Joe Biden, responsabile dell’avanzata dei ribelli. “Abbiamo visto i talebani progredire anche prima che l’amministrazione Biden si insediasse”, ha detto il portavoce, “abbiamo visto i talebani avanzare a livello di distretti prima che il presidente prendesse la sua decisione”, ovvero di accelerare il completamento del ritiro del contingente Usa, che ha lasciato campo libero all’avanzata del gruppo terrorista islamico, obiettivo dichiarato dell’offensiva militare iniziata nel 2001.

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