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Venier (Snam): “Il net zero o è di tutti o non è di nessuno. Le infrastrutture restano strategiche”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Transizione energetica e sicurezza degli approvvigionamenti. Di questo ha parlato il CEO di Snam, Stefano Venier, in un’intervista a La Repubblica. Un lungo colloquio in cui ha sostenuto che per la decarbonizzazione servirà molto più pragmatismo, ma senza abbandonare le ambizioni, perché “il net zero o è di tutti o non è di nessuno”. In particolare occorre investire ancora in infrastrutture per il gas, ma di qui al 2050 nella rete del gruppo scorreranno biometano, idrogeno e, in ogni caso, molecole depurate dalla Co2.

In questo momento “esiste una certa volatilità dei prezzi, in alcune fasi più accentuata, ma la viviamo in maniera esasperata perché stiamo attraversando una transizione in cui si passa da un modello ben calibrato a uno nuovo che deve ancora trovare un proprio equilibrio. Gli stoccaggi sono superiori all’84 per cento: non è il caso di farsi prendere da troppa apprensione, che per altro alimenterebbe la speculazione”.

In che senso il modello non è equilibrato? “Bisogna guardare il contesto. In Europa in novembre c’è stata una caduta della produzione di energia elettrica da rinnovabili. E a fronte di un calo del 25 per cento di queste fonti, si è dovuto aumentare del 30 per cento il termoelettrico, facendo crescere improvvisamente la domanda e il prezzo del gas. Le rinnovabili non sono programmabili, per cui è necessario avere un mix di fonti e infrastrutture ben bilanciato”.

Credit: AGF

Alla domanda se serve ancora investire in infrastrutture? Venier ha risposto che “la crisi degli ultimi due anni e le implicazioni del percorso di transizione dimostrano come le infrastrutture siano strategiche e fondamentali in un contesto di permacrisi. Il sistema deve avere dei margini di flessibilità: se viene meno un flusso, devo avere la capacità di rimpiazzarlo da un’altra direttrice. Se ho bisogno di 100 devo avere capacità per 120. Anche nella logica della transizione: il processo non è lineare, né programmabile nei suoi effetti”.

Come siamo messi in Italia? Snam e il nostro Paese sono ben strutturati in sicurezza? “I nostri obiettivi ora sono il potenziamento sia degli stoccaggi sia della linea adriatica da sud a nord – le parole di Venier a La Repubblica -. Abbiamo lavorato anche sul “reverse flow” per dare impulso alle esportazioni verso i paesi a rischio interruzione di flussi dall’Ucraina. Puntiamo anche sulla diversificazione, con l’aumento delle importazioni di GNL. Abbiamo acquistato due navi su indicazione del Governo: la prima, già in funzione a Piombino, si è dimostrata essenziale e ha aperto alle importazioni di GNL dagli Stati Uniti, dal West Africa e da altre parti del mondo; l’altra attraccherà a Ravenna a febbraio e inizierà ad operare ad aprile”.

Poi sul gas ha aggiunto che “è abbondante ed ha meno impatto ambientale di carbone e petrolio. Per queste sue caratteristiche, e come ribadito dalla cop 28, è il vettore migliore per accompagnare la transizione. Penso comunque che ci sarà consumo di gas anche dopo il 2050, ma molto probabilmente sarà un gas decarbonizzato, come il biometano o attraverso la cattura della Co2”. Infine sull’idrogeno: “Quello “verde” deve essere prodotto con l’energia elettrica da fonte rinnovabile e ha bisogno di una infrastruttura di trasporto con una prospettiva transnazionale. Serve, cioè, costruire una catena se vogliamo portare l’idrogeno da sud italia e dal nord africa al nord Italia e alla Germania”.

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