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Gli Usa propongono un’imposta mondiale sulle multinazionali contro le delocalizzazioni

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Gli Usa propongono un’imposta mondiale sulle multinazionali contro le delocalizzazioni

Dopo aver presentato nelle ultime settimane misure di stimolo e di investimento per più di 4.000 miliardi di dollari, la nuova amministrazione statunitense guidata da Joe Biden ha dato il suo sostegno  a un ambizioso piano per istituire un’imposta minima a livello mondiale sugli utili societari.

In un discorso tenuto il 5 aprile, alla vigilia della sessione di incontri primaverili del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, la segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen ha chiesto agli altri paesi membri del G20 di porre fine a “una corsa al ribasso durata 30 anni”.

“È importante lavorare con altri paesi per porre fine alle pressioni della concorrenza fiscale e dell’erosione della base imponibile delle società”, ha detto Yellen durante un discorso al think tank Chicago Council on Global Affairs, ricordando che “le proposte del presidente Biden annunciate la scorsa settimana richiedono un’azione coraggiosa a livello interno, che includa l’aumento dell’imposta minima degli Stati Uniti e un rinnovato impegno internazionale”.

La scorsa settimana, la Casa Bianca ha presentato un piano per investire 2.300 miliardi di dollari nella riparazione di strade e ponti, l’allargamento dell’accesso alla banda larga e l’aumento dei finanziamenti nella ricerca e nello sviluppo per affrontare il cambiamento climatico. L’“American Jobs Plan”, che i democratici alla Camera dei rappresentanti sperano di approvare entro il 4 luglio, giorno dell’indipendenza, segue l’approvazione a marzo da parte del Congresso di un piano di stimolo per la pandemia da 1.900 miliardi di dollari, più dell’intero Pil italiano.

Secondo l’amministrazione statunitense, a differenza dell’“American Rescue Plan” per la pandemia, il piano per le infrastrutture dovrà essere finanziato da aumenti delle imposte societarie e da misure per fermare il trasferimento all’estero degli utili per fini fiscali. Il piano prevede un aumento dell’imposta societaria minima sui redditi esteri dal 10,5 al 21 percento e un aumento dell’imposta societaria dal 21 al 28 percento, annullando solo in parte i tagli introdotti nel 2017 durante la presidenza di Donald Trump, che l’aveva portata dal 35 al 21 percento.

Biden ha presentato il piano come un momento di rottura rispetto alla politica economica promossa dai repubblicani negli ultimi 40 anni, improntata alla riduzione delle spese dello stato e delle tasse. “Questa è la verità: staremo tutti meglio quando staremo tutti bene”, ha dichiarato Biden la scorsa settimana, affermando che la pandemia ha messo in luce le disuguaglianze da lungo tempo presenti nel paese.

Anche Yellen ha tenuto a rimarcare le differenze con la precedente amministrazione. “Negli ultimi quattro anni abbiamo visto in prima persona cosa succede quando l’America fa un passo indietro dalla scena globale”, ha detto. “‘America first’ non deve mai significare America da sola”, ha aggiunto, citando lo slogan di Trump.

Nel suo discorso Yellen ha rimarcato come per competitività non si debba intendere solo la capacità delle società con sede negli Stati Uniti di prevalere nelle trattative per le fusioni e acquisizioni a livello globale. “Si tratta di assicurarsi che i governi abbiano sistemi fiscali stabili che ottengano entrate sufficienti per investire in beni pubblici essenziali e rispondere alle crisi e che tutti i cittadini condividano equamente l’onere per il finanziamento del governo”, ha aggiunto. La proposta di Yellen rivolta ai membri del G20 e ad altri paesi è più ampia di quella della cosiddetta “web tax” per la tassazione delle imprese digitali, in discussione presso l’Ocse.

Le parole di Yellen sono state accolte dei ministri delle Finanze di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Olaf Scholz, dopo la forte opposizione da parte della precedente amministrazione all’ipotesi di un’imposta mondiale.

“Sono ottimista che con questa iniziativa sulla tassazione delle società, riusciremo a porre fine alla corsa mondiale al ribasso in materia di tassazione”, ha commentato il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, mentre il suo collega francese Bruno Le Maire ha affermato che un un accordo globale sulla tassazione “è ora a portata di mano”.

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