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Home » Economia » Lavoro

Riders Union Bologna: “In bici si muore, condizioni vergognose: ecco il vero volto delle consegne a domicilio”

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“La norma sui rider è pronta. Sarà inserita nella legge sul salario minimo che è in discussione in questi giorni al Senato”. Lo scriveva il ministro del Lavoro Luigi Di Maio su Facebook il 28 aprile, quasi un anno dopo quel famoso incontro che avrebbe dovuto cambiare le sorti dei tanti fattorini impegnati dalle grandi piattaforme di consegna a domicilio.

Ma fino a oggi nulla è cambiato e fare il fattorino per grandi aziende come Glovo, Deliveroo, Just It o Foodora non sontanto è un lavoro usurante ma anche altamente rischioso: Maurizio Cammillini morto a 29 anni a Pisa mentre con il motorino cercava di fare il più in fretta possibile per consegnare a domicilio panini e fritture; e Alberto Piscopo, 19 enne deceduto a Bari per un incidente in moto mentre consegnava pizze.

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Sulla questione dei diritti dei riders anche il Pd ha provato a intervenire cercando di battere sul tempo i 5 Stelle. Il partito ha presentato una proposta di legge basata su 4 articoli cardine. L’obiettivo è assicurare adeguate condizioni retributive e di favorire il pieno rispetto della dignità, della salute, della sicurezza e della trasparenza nello svolgimento dell’attività lavorativa svolta mediante piattaforme digitali.

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Il Pd propone di estendere l’obbligo assicurativo contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In alternativa, così nella proposta, si può ricorrere a forme di assicurazione privata, a condizione che siano migliorative rispetto a quelle dell’assicurazione obbligatoria pubblica.

Ma più che proposte concrete, quelle avanzate dai movimenti politici stentano a prendere le distanza da mere mosse da campagna elettorale. E mentre il governo non trova un modo per dare dignità a questi lavoratori, le condizioni peggiorano.

Una delle principali piattaforme di consegne a domicilio, Glovo, “peggiora ancora le condizioni passando al cottimo assoluto”, segnala Riders Union Bologna.

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I riders di Glovo hanno trovato nella casella di posta elettronica un messaggio “preoccupante”, con il quale l’azienda comunica che “il minimo orario garantito che ancora sussisteva in parte delle fasce orarie sarà del tutto eliminato”.

Lorenzo, anche lui fattorino e membro di riders Union Bologna, ha spiegato a TPI cosa sta succendendo.

Quali erano le condizioni di lavoro prima e quali sono oggi?

Le condizioni di lavoro non sono mai state delle migliori, veniamo ingaggiati al dì sotto degli standard di tutele previste dai CNL di categoria, veniamo assunti come collaboratori ma ci chiedono prestazioni da dipendenti e tutto questo per rispettare i tempi di consegna, fare un certo numero di consegne nei turni, dare un tot. di disponibilità nelle giornate in cui c’è più domanda di consegna.

Fino a un anno e mezzo fa le piattaforme avevano dei minimi orari molto bassi che nei primi tempi consistevano in una paga a consegna, poi col tempo il mercato si espanso, sono aumentati i costi, per cui aziende come Glovo – che garantiscono un servizio h24, e Deliveroo che consegna cibo di qualità entro 30 minuti – hanno abbassato ancora di più il costo del lavoro a danno nostro.

Quindi cosa è accaduto?

Si è passato da un sistema di paga con minimo garantito, a paga incentrata su consegne concluse. Dopo l’ingresso di Glovo si è arrivati a una paga a consegna, non una consegna base, ma stimata sui chilometri effettivamente svolti durante la consegna.

Adesso con Glovo una sessione di lavoro viene stimata su un’ora, prima su questa sessione anche se non svolgevi alcuna consegna qualcosa intascavi, si parla di pochi euro netti ovviamente, adesso completamente rimossi.

E poi ci sono i rischi che vi assumete…

In quanto collaboratore molti rischi del lavoro ricadono sui di noi, come quello di non guadagnare a sufficienza nonostante ti sia reso disponibile al lavoro.

A questo si aggiunge la responsabilità sulla sicurezza personale non essendo assicurati, neanche chiedendoci un certificato medico per verificare la nostra idoneità a svolgere comunque un lavoro usurante.

Non ci sono assicurazioni personali o contro terzi?

Le aziende dicono ci sia una polizza privata della quale però nessuno ha mai potuto beneficiare, nonostante i numerosi incidenti e i due decessi a Pisa e a Bari.

Come resta un lavoro profittevole?

Siamo indotti ad accelerare per poter fare il maggior numero di consegne in breve tempo. Questo è chiaro. Come è chiaro che diventi un rischio per la nostra sicurezza.

Siamo spinti a correre di più, quindi si fa meno attenzione in strada. Più fai consegne, più guadagni. Sulla carta avresti anche il diritto di rifiutare le consegne e avresti anche diritto a scegliere quando lavorare. Ma ciò che non viene mai detto è che con questo sistema sei spronato ad accettare tutte le consegne che ti arrivano e che la flessibilità oraria è invece determinata dal punteggio.

Viene giudicati su un sistema di punteggio?

Il punteggio si basa sulle performance individuali al lavoro e sulla disponibilità di poter lavorare e fa in modo che l’apertura dei calendari avvenga in tre momenti diversi in base al punteggio che si ha.

Insomma non è tutto oro quel che luccica.

La libertà te la lasciano, ma dietro c’è la minaccia di perdere flessibilità e lavoro. Come con Deliveroo, confrontando alcune consegne tra chi va in scooter e chi va in bici, abbiamo visto che ci va in scooter viene pagato meno, ricevendo però più ordini. Perché con il motorino è più facile.

I mezzi sono a carico vostro?

Siamo collaboratori. I mezzi sono nostri. Ci danno la divisa, ma poi è come essere dei grandi uomini sandwich.

Cosa pensate del percorso intrapreso da Di Maio in questi mesi?

Non è stato fatto nulla. Al momento una legge non c’è. Ci sono solo una serie di annunci di buone intenzioni, prima dei 5 Stelle, poi del Pd. Non abbiamo sentore che ci sia qualcosa di realmente operativo.

Prima almeno c’era un tavolo aperto, adesso da diversi mesi il governo non ha optato per il decreto, che sarebbe stato un atto legislativo più vincolante e con tutele più alte, ma ha scelto gli emendamenti che possono essere bocciati per un vizio di forma, andando al ribasso rispetto ai famosi tre punti elencati da Di Maio nel suo post.

Di Maio ha recentemente parlato del salario minimo, dei 9 euro lordi l’ora.

Non diventiamo dipendenti con il salario minimo, il governo poteva fare un’ampliamento dell’articolo 2094 del codice civile, che allarga i parametri della subordinazione. Non lo ha fatto.

Sono soggetti che la sparano sempre grossa, ma poi alla fine non fanno nulla.

A conti fatti, conviene fare il rider?

Questi sistemi di valutazione, punteggi di eccellenza, pagamenti a consegna, tecnologie che si fondono con l’organizzazione del lavoro, riportano le garanzie del lavoro che sono dell’800 e non di un mondo del lavoro contemporaneo.

Questo per dire che non conviene, ma nemmeno molti altri lavori convengono. Ora come ora la realtà del lavoro per molti giovani è fatta di questi lavori. Si vedono anche molti signori di una certa età “costretti” a fare questo lavoro. Se però si sceglie di fare le consegne tutta la vita non c’è niente di male, bisogna essere tutelati però.

Cosa farete ora?

Presto ci saranno nuovi scioperi e nuove mobilitazioni contro Glovo, che stiamo già preparando.

Riders salario minimo: la norma

La disposizione messa a punto dai tecnici del ministro Di Maio prevede sì una estensione di tutele per questi lavoratori (secondo le stime, circa 10mila), dalla copertura Inail per gli infortuni, a una migliore contribuzione Inps, al divieto del cottimo.

Ma, al tempo stesso, va anche oltre, rivedendo uno dei decreti attuativi del Jobs act, e assoggetta alla disciplina del rapporto di lavoro subordinato non solo i riders, ma a tutti i rapporti di collaborazione che “si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente, anche attraverso il ricorso a piattaforme digitali”.

Chi sono i riders

Quando fa riferimento ai riders il ministro si riferisce ai fattorini che consegnano i pasti a domicilio per una delle aziende di food delivery, spesso in motorino o in bicicletta.

Si tratta di nuove figure lavorative nate con l’avvento dell’era digitale e della “gig economy“, cioè del lavoro saltuario svolto senza contratto quando serve o quando si può (un altro esempio sono gli autisti di Uber).

Alcuni dei riders vengono pagati a cottimo, cioè con qualche euro “a consegna”.

“Oggi un nostro fattorino guadagna 5 euro per ciascuna consegna e in un’ora ne può fare anche tre”, ha dichiarato al Corriere Gianluca Cocco, ad di Foodora Italia. “In busta paga gli entrano 3,60 euro, il resto è contribuzione Inps e Inail”.

Negli ultimi anni, i riders si sono organizzati in Italia per protestare contro le loro condizioni di lavoro.

A Bologna e a Roma, ad esempio, è nata la Riders Union, un sindacato auto-organizzato dei fattorini che ha di recente proposto l’approvazione di una Carta dei diritti, con cui rivendicare retribuzioni dignitose e diritti, come ferie, malattia, assicurazione contro gli incidenti.

Ad aprile 2018 il Tribunale del lavoro Torino ha respinto il ricorso, il primo di questo tipo in Italia, dei sei riders di Foodora che avevano intentato una causa civile contestando l’interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni del 2016 per ottenere un giusto trattamento economico e normativo.

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