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Grom chiude le sue gelaterie in Italia: la nuova strategia passa per i supermercati

Immagine di copertina
Credits: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Grom chiude le sue gelaterie in Italia: la nuova strategia passa per i supermercati

Brutte notizie per tutti gli amanti del gelato made in Italy: Grom, celebre catena di gelaterie nata a Torino e diffusasi poi in tutto il Paese, chiude molti dei suoi punti vendita nell’ottica di una riorganizzazione del proprio business.

Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, infatti, Grom ha chiuso a Torino (il primo punto vendita della sua storia, quello in via Cernaia), ma anche a Udine, Treviso, Modena, Mestre, Varese e Alessandria. Sette negozi su un totale di 46 (più due chioschi nei supermercati Carrefour e 12 shop in shop). Un dato che la dice molto lunga su quello che sarà il futuro dell’azienda, fondata da Federico Grom e l’enologo Guido Martinetti e comprata – nel 2015 – dalla multinazionale olandese Unilever (che gestisce anche Algida e Magnum).

La nuova strategia di Grom

Ma quale sarà dunque la nuova strategia aziendale di Grom? Già da qualche anno la nota catena di gelaterie ha investito molto nella grande distribuzione, creando le proprie linee di prodotti per supermercati e bar. Meno vendita al dettaglio nei negozi e più distribuzione nei grandi centri, dunque. Meno prodotti artigianali e più su larga scala.

Questo cambiamento avrà delle inevitabili ricadute a livello occupazionale, ma Unilever assicura che ricollocherà tutti i lavoratori in esubero, anche se ciò comporterà la possibilità di un trasferimento.

L’azienda, inoltre, tiene a sottolineare che la sua nuova scelta di business non equivale a un abbandono totale dei punti vendita. “Si tratta – si legge in un comunicato – di una strategia multicanale a supporto del piano di crescita del brand” che “tiene conto di nuove opportunità, di nuovi canali e di nuovi modelli di acquisto e consumo”.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, non è chiaro adesso cosa faranno i due fondatori di Grom, che siedono ancora nel board ma con poteri sempre più limitati. Secondo quanto emerge, infatti, Martinetti e Grom non hanno apprezzato moltissimo l’ultima decisione della multinazionale Unilever, che cambia definitivamente volto alla loro creatura.

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