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Home » Economia

Gli imperi sportivi più ricchi del mondo, tra Europa e America

Immagine di copertina
Manchester City campione Premier League

Multiproprietà trasversali

Il nuovo ordine degli imperi sportivi mondiali non è più monolitico e legato alla gestione di un solo club. La nuova logica è quella di detenere ed espandere un marchio a livello globale, incorporando società sportive diverse tra loro. Uno degli esempi più evidenti è quello del City Football Group (CFG): una holding finanziaria che ha l’obiettivo di sviluppare una rete di club collegati sotto la guida del Manchester City.

S&D

Gli imperi sportivi più ricchi del mondo, simili ai colossi tipo Amazon apostrofati “dittature big tech”, si fronteggiano in classifica in funzione del patrimonio conquistato e dei modelli economici e gestionali delle multiproprietà.

Il modello economico e gestionale delle multiproprietà

Il modello economico e gestionale delle multiproprietà è simile a tutte le holding che operano in questa direzione. La case history del CFG è tanto esemplificativa quanto eloquente. A spiegarla è Paul Conway del Pacific Media Group, detentore del Barnsley in Championship inglese, dell’Ostenda, in prima divisione belga e del Thun, Svizzera. Le strategie sono le stesse.

Quello che conta è innanzitutto l’espansione a livello globale del marchio. Il City, ad esempio, veicola il brand attraverso la gestione di dieci club sportivi in tutto il mondo. Il metodo operativo si basa sulla distribuzione capillare dei prodotti ufficiali nei mercati esteri, la valorizzazione esasperata dei diritti TV e delle repliche televisive e l’organizzazione di tour estivi per il pianeta.

La sinergia è fondamentale: commerciale e interna. Nel primo caso la holding sviluppa accordi con gli sponsor a livello trasversale e internazionale. In questo modo gli sponsor investono di più in mercati diversificati a livello globale. Nel secondo caso, quello delle sinergie interne, si implementa una dirigenza centralizzata finalizzata alla riduzione dei costi del personale, creando così una solida uniformità strategica sul piano tecnico ed economico.

Il modello gestionale che segue il flusso descritto ottiene infine il vantaggio e sportivo: il successo a livello internazionale e nazionale, com’è successo ai blues di Guardiola vincitori dell’ultima Premier League nella rocambolesca partita con l’Aston Villa. Difficilmente i bookmaker di scommesse sportive avrebbero pronosticato un match di calcio così imprevedibile. Le quote erano tutte a vantaggio del Manchester City, la vittoria è arrivata, ma il vantaggio finale è maturato in maniera completamente inaspettata.

La classifica delle holding sportive mondiali

Al primo posto della classifica c’è la Liberty Media di Chase Carey con 17,20 miliardi di dollari. La società di comunicazione americana ha acquistato i diritti automobilistici della F1 di Bernie Ecclestone rivitalizzando così l’intero Circus dei motori con nuove strategie commerciali, digitali e una pioggia di miliardi. Possiede anche un team in MLB: gli Atlanta Braves.

Al secondo posto c’è la Kroenke Sports & Entertainmen, detentrice dell’Arsenal. Oltre ai Gunners, la holding di Stan Kroenke possiede anche i Los Angeles Rams in NFL, i Colorado Avalanche in NHL e i Denver Nuggets nel campionato a stelle e strisce di NBA. Patrimonio totale: 10,54 miliardi.

Gli sport americani e le società finanziare correlate fagocitano l’intero sistema mondiale. A dominare sono sempre le holding che possiedono le franchigie. I gruppi di Jarry Jones hanno un valore complessivo di 8,8 miliardi di dollari. Possiede la franchigia NFL dei Dallas Cowboys. Il Madison Square Garden Sports vanta invece un patrimonio totale 7,8 miliardi di dollari e detiene i New York Knicks e il club dei New York Rangers.

La Yankee Global Enterprises ha un valore complessivo di 6,8 miliardi di dollari, gestisce le quote degli Yankees e parte delle quote a capo dei New York City FC. Nel caso della Yankee Global Enterprise si tratta di una sinergia col City Football Group di Mansour bin Zayed Al Nahyan e Khaldoon Al Mubarak. Anche la Fenway Sports Group è un connubio tra Premier League e sport a stelle e strisce: la finanziaria detiene i Boston Red Sox (MLB), il Liverpool e i Pittsburgh Penguins (NHL). Patrimonio totale: 9,81 miliardi.

Non arriva a queste cifre la RedBird Capital di Gerry Cardinale, che ha appena rilevato il Milan campione d’Italia. La RedBird è un fondo americano privato che si occupa delle costruzione di società a rapido tasso di crescita caratterizzate da un capitale flessibile lungo termine. Patrimonio totale: 4,5 miliardi.

L’impero del City Football Group

Quello della CFG, vicino all’accordo per il passaggio di proprietà del Palermo con relativa acquisizione, è l’impero finanziario e sportivo più evidente in Europa. Ma è solo decimo al mondo. E nel mondo allarga i suoi tentacoli, invadendo praticamente ogni continente e ogni tipo di competizione agonistica. La CFG detiene i New York City negli USA, gli Yokohama Marinos in Giappone, il Melbourne City in Australia, il Torque in Uruguay, il Mumbai City in India e Sichuan Jiuniu in Cina. In Europa possiede invece gli spagnoli del Girona, i francesi di Troyes e i belgi del Lommel: tutte squadre calcistiche. Ma la City Football Group dei due emiri Mansour bin Zayed Al Nahyan e Khaldoon Al Mubarak ha messo le mani anche sui boliviani del Bolivar e sui francesi del Vannes, sebbene i due club non abbiano ceduto le proprie quote.

Gli imperi sportivi più ricchi del mondo non parlano più una sola lingua. Non si tratta nemmeno dell’idealizzato esperanto negli anni emergenti dell’Unione Europea, che intanto prova a dirimere sul piano legale, tramite Corte di Giustizia, lo scontro Superlega-UEFA. La lingua di oggi è una babele che trova però la sua origine in medio oriente. Emiri e sceicchi, petrolieri arabi e qatarioti che grazie all’oro nero si espandono a macchia d’olio alla conquista del mondo.

 

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