Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:32
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Economia

Quanto ci costa la fuga all’estero dei giovani: in 10 anni l’Italia ha perso 16 miliardi di Pil

Immagine di copertina

A tenere in piedi l'economia di un paese sempre più vecchio sono i 2,5 milioni di lavoratori stranieri

Fuga dei giovani, quanto ci costa: in 10 anni persi 16 miliardi di Pil

La fuga di 250 mila giovani italiani all’Estero, registrata negli ultimi dieci anni, è costata all’Italia ben 16 miliardi di euro. Oltre un punto percentuale di Pil andato in fumo. A tenere in piedi l’economia di un paese sempre più vecchio, quindi, sono i 2,5 milioni di lavoratori stranieri, il 10,5 per cento del totale. Sono loro che producono ormai il 9 per cento del Pil italiano e sono spesso impiegati in mansioni non qualificate (il 33,3 per cento). È la fotografia dell’Italia che lavora scattata dalla Fondazione Leone Moressa.

I dati sull’emorragia di giovani contenuti nel rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, ha scatenato la reazione dei ministro per le Politiche giovanili Vincenzo Spadafora. “La vera sfida è non farli fuggire dal paese, un obiettivo a cui il governo lavora già nella prossima legge di bilancio”.

L’indagine analizza, in circa 200 pagine, le diverse “sfide” che l’Italia deve affrontare: da quelle demografiche al mercato del lavoro fino all’impatto fiscale dell’immigrazione. Faro, in particolare, sulla fuga dei giovani all’estero. E il dato di partenza è allarmante: in quasi dieci anni circa 500 mila italiani, di cui la metà tra i 15 e i 34 anni, sono andati via.

La stima conseguente è che la fuga dei 250 mila giovani ci sia costata ben 16 miliardi di euro, oltre un punto percentuale di Pil andato in fumo. È questo, infatti, secondo lo studio, il valore aggiunto che i giovani emigrati potrebbero realizzare se impiegati qui.

Tra le cause dell’esodo spiccano le “scarse opportunità occupazionali“. Il Bel Paese registra “il tasso di occupazione più basso d’Europa nella fascia 25-29 anni: il 54,6 per cento contro una media Ue del 75 per cento. Nella stessa fascia d’età anche il tasso di Neet (chi non studia e non lavora) è il più alto d’Europa: 30,9 per cento a fronte di una media Ue del 17.1 per cento”.

Non solo. Il livello di istruzione dei giovani è definito “molto basso”: tra i 25 e i 29 anni “solo il 27,6 per cento è laureato, quasi 12 punti in meno rispetto alla media europea”. Così, durante l’illustrazione dello studio, la relatrice sintetizza: “Ci sono pochi giovani, poco preparati e poco valorizzati”.

Italia, paese “per vecchi” e stranieri

A conti fatti, i dati del report sulla fuga dei giovani dimostra che la popolazione italiana sta diminuendo. Oltre ai ragazzi che se ne vanno all’estero, si fanno pochi figli (mediamente 1,32 per donna) e il saldo tra nati e morti è negativo da più di 25 anni. Inevitabilmente aumentano gli anziani: l’Istat prevede che nel 2038 gli over 65 saranno un terzo della popolazione. “Ciò determinerà squilibri sociali, economici e finanziari, dato che proporzionalmente diminuiscono i lavoratori e aumentano i pensionati”, avverte l’istituto di ricerca Moressa.

Un sostegno da questo punto di vista arriva proprio dagli stranieri. “Il contributo economico dell’immigrazione è dato anche da oltre 700 mila imprenditori nati all’estero (9,4 per cento del totale) e, a livello fiscale, da 2,3 milioni di contribuenti. Da essi provengono un gettito Irpef di 3,5 miliardi di euro (su un ammontare di 27,4 miliardi di redditi dichiarati) e 13,9 miliardi di contributi previdenziali versati”, spiega la relazione.

Suddividendo per cittadinanza la popolazione straniera residente in Italia, le prime nazionalità sono Romania, Albania, Marocco e Cina. La loro presenza è stabile negli ultimi anni, con 5,2 milioni di residenti a fine 2018. Il saldo migratorio rimane positivo (+245mila) anche se il movente che spinge i migranti in Italia è diverso dal passato: si viene meno per cercare un lavoro, molto di più per ricongiungersi con la propria famiglia.

In Italia i giovani stanno peggio degli anziani, restano a casa o emigrano: l’amara verità nei numeri Istat
Ti potrebbe interessare
Economia / La politica spara su Stellantis, ma finge di dimenticare le sue colpe
Lavoro / Emigrazione giovanile in Italia
Lavoro / Cinque settori in crescita dove trovare opportunità di lavoro
Ti potrebbe interessare
Economia / La politica spara su Stellantis, ma finge di dimenticare le sue colpe
Lavoro / Emigrazione giovanile in Italia
Lavoro / Cinque settori in crescita dove trovare opportunità di lavoro
Economia / Stellantis al palo, se salta la gigafactory di Termoli salta l’intero automotive italiano
Economia / Com’è nato l’impero cinese delle auto elettriche, tra lungimiranza e controllo delle materie prime
Ambiente / Come obbligare il capitalismo a fermare il cambiamento climatico
Economia / Le armi fanno sorridere gli Agnelli-Elkann: volano i conti di Iveco Defence
Economia / Turismo: l’agroalimentare fattore di crescita per 9 italiani su 10
Ambiente / Sostenibilità: come la scelta del materiale elettrico impatta sull’efficienza energetica
Economia / AI: l’impatto sulle agenzie e il ruolo che giocherà l’AI ACT