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Home » Economia

Care ferie, vi schivo: così i rincari cambiano le vacanze degli italiani

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Credit: AGF

I costi per una settimana di villeggiatura al mare continuano a salire. Risultato: sempre più italiani vanno all’estero o accorciano i soggiorni. Ma in compenso arrivano ondate di turisti da altri Paesi

C’è chi è già partito e chi sta facendo il conto alla rovescia. C’è chi ha già da tempo pianificato tutto e chi lo farà all’ultimo momento. Mare, montagna o città d’arte, quando si parla di turismo il nostro Paese la fa da padrone. Meta ambita e sognata da tanti turisti, nonostante i prezzi siano in aumento più o meno ovunque. 

Secondo un recente report del Codacons, i costi medi per una settimana di ferie sono in aumento quasi ovunque in Italia, con cifre spesso da capogiro. «La ripresa del turismo e la crescita delle presenze sul territorio continuano a spingere al rialzo i prezzi nel comparto turistico», spiega Carlo Rienzi, fondatore e presidente del Codacons. «Prima l’emergenza Covid e poi il caro-energia avevano portato gli operatori del settore ad applicare rincari a cascata per coprire i maggiori costi a loro carico. Ora la crescente domanda da parte dei turisti stranieri, che hanno ripreso a viaggiare nel nostro Paese con presenze che salgono di anno in anno, determina nuovi ritocchi al rialzo delle tariffe che interessano tutti i comparti». 

Il presidente del Codacons sottolinea che gli aumenti rappresentano «un’arma a doppio taglio per gli operatori turistici», in quanto sempre più italiani, come è già avvenuto l’anno scorso, sono costretti a ridurre i giorni di villeggiatura in favore di vacanze più brevi di 2-3 notti e spalmate sull’intero periodo di giugno-settembre: «Un’autodifesa indispensabile perché oramai le vacanze lunghe sembrano sempre più un lusso per pochi privilegiati», fa notare Rienzi. 

Le spese per l’hotel
Ma quali sono le località in cui si registrano i maggiori rincari? Per quanto riguarda gli hotel, secondo il Codacons, la regione più competitiva risulta essere l’Emilia-Romagna, con tariffe inferiori rispetto ad altre mete turistiche e prezzi in linea con quelli dello scorso anno. Nel 2025, in Liguria, per le località monitorate, si registrano invece i rincari più elevati rispetto al 2024, con punte del +20%. 

In generale le strutture ricettive delle località di villeggiatura fanno segnare incrementi tra il +8% e il +10% rispetto all’agosto dello scorso anno. 

Immaginando una settimana di ferie a ridosso di Ferragosto (dal 9 al 16 agosto) in un hotel a tre stelle per una famiglia di quattro persone (due adulti e due bambini), la meta più cara risulta essere Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova, dove si spendono in media 3.592 euro. Un po’ più “economica” risulta essere Lerici, in provincia di La Spezia, con 2.129 euro. A Marina di Pietrasanta, in Versilia, i prezzi si attestano intorno a 2.237 euro. 

Cara anche la Sardegna, dove un hotel a tre stelle a Baja Sardinia, frazione di Arzachena vicino a Porto Cervo, costa in media 2.681 euro a settimana. A Villasimius, nella provincia del Sud Sardegna, il costo scende leggermente: 2.516 euro. Ad Amalfi, si spendono invece in media 2.264 euro. 

Volete spendere di meno? Riccione forse potrebbe fare al caso vostro. Una settimana nella cittadina romagnola costa in media 1.498 euro, mentre il prezzo scende a 1.030 euro se si sceglie Rimini. 

La costa adriatica presenta prezzi competitivi anche in Puglia: un hotel a tre stelle a Vieste, in provincia di Foggia, costa in media 1.182 euro; a Gallipoli, in Salento, si sale a 1.445 euro, mentre a Otranto la media è 1.351 euro. 

Per quanto riguarda la riviera tirrenica, invece, si segnalano solo Lido di Camaiore, in Versilia, dove si possono spendere in media 1.614 euro, e alcune località turistiche del Lazio, come ad esempio Anzio, vicino Roma, che costa in media 1.373 euro.

Caro ombrelloni
Alle spese per il soggiorno ne vanno ovviamente sommate altre: in particolare quelle legate al noleggio di ombrelloni e lettini. Secondo il Codacons, si registrano infatti aumenti anche in spiaggia: nel 2025 un ombrellone con due lettini costa in media tra i 30 e i 35 euro al giorno, con aumenti tra il +3 e il +5% rispetto allo scorso anno.

Prezzi da capogiro per le spiagge esclusive: al Cinque Vele Beach Club di Marina di Pescoluse, nel basso Salento, per un gazebo con due sedute in prima fila nell’area “Exclusive” si spendono 696 euro al giorno; al Twiga di Forte dei Marmi, attualmente in fase di ristrutturazione, una tenda araba con letti king size e altri servizi poteva costare anche 600 euro, mentre alla spiaggia dell’Hotel Excelsior del Lido a Venezia una capanna in prima fila arrivava a 515 euro al giorno. 

Conseguenze
Gli aumenti dei prezzi stanno avendo delle conseguenze. Non sulle strutture, che procedono spedite registrando in molti casi invidiabili “sold out”, ma sui cittadini italiani, che – proprio alla luce di questi costi in continua crescita – sembrano preferire mete estere più economiche. 

Fare le vacanze nel nostro Paese risulta sempre più caro, specie per chi ha una famiglia al seguito. Da qui la necessità di cambiare destinazioni o ridurre i periodi di soggiorno. Di fronte a costi proibitivi, molti scelgono di abbandonare le tradizionali vacanze di due settimane a favore di soluzioni più brevi e flessibili in Italia o all’estero. Ecco quindi il boom delle vacanze brevi, che si concretizzano in fine settimana lunghi o soggiorni di 2-3 notti. Questo nuovo trend non è solo una questione economica, ma riflette anche un cambio di mentalità. 

Nel frattempo, come detto, le destinazioni turistiche italiane continuano ad attirare un flusso crescente di visitatori stranieri, affascinati dal ricco patrimonio culturale, paesaggistico e gastronomico dell’Italia. 

Tuttavia, il paradosso è evidente: mentre l’Italia si conferma una delle mete più desiderate a livello globale, molti italiani trovano sempre più difficile permettersi vacanze nel proprio Paese. Questo scenario crea una sorta di divario interno, dove il turismo di lusso prospera, ma una parte significativa della popolazione è costretta a rinunciare alle vacanze o, nel migliore dei casi, a volare altrove. 

E all’estero qual è la situazione? Nella vicina Svizzera il tema vacanze è rilevante. Nelle scorse settimane è emerso che l’inflazione e le tensioni geopolitiche stanno spegnendo la voglia di viaggiare tra i cittadini svizzeri. Secondo il nuovo barometro dei viaggi del Touring Club Svizzero, nel 2025 ben il 42% degli intervistati ha dichiarato di viaggiare meno rispetto al passato, in aumento rispetto al 34% del 2023. Le ragioni principali: aumento del costo della vita, prezzi elevati e incertezze internazionali. 

Anche un sondaggio di Europ Assistance conferma la tendenza: il 90% degli svizzeri afferma di essere meno entusiasta all’idea di partire, soprattutto per motivi economici. Nonostante ciò, il budget medio per le ferie estive si attesta ancora a 2.852 franchi (circa 3mila euro), una cifra ben al di sopra della media europea. Tuttavia, cresce la percentuale di chi sceglie di spendere meno. Tra le mete più ambite c’è anche il nostro Paese, ma, rispetto al passato, secondo Holidaycheck, in molti hanno optato o opteranno per altre mete di mare come la Costa Brava in Spagna, Monastir in Tunisia e alcune località egiziane come Sharm El Sheikh, Marsa Alam e Hurghada. Il motivo? Semplice, costano meno.

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