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Sebastiano Tusa, il ricordo di Vittorio Sgarbi a TPI: “Fui io a proporlo come mio successore all’assessorato. Tra noi fratellanza e simpatia naturale”

Immagine di copertina

L'archeologo e assessore ai Beni culturali della Regione sicilia è deceduto nell'incidente del volo dell'Ethiopian Airlines precipitato vicino Addis Abeba

“Tra noi c’era fratellanza e simpatia naturale, che risalivano a molti anni prima”. Con queste parole Vittorio Sgarbi, critico d’arte e deputato della Repubblica, ricorda Sebastiano Tusa, il noto archeologo morto ieri nell’incidente aereo che ha coinvolto un volo dell’Ethiopian Airlines da Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, a Nairobi, capitale del Kenya.

S&D

Tusa aveva preso il posto di Sgarbi alla guida dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia ad aprile 2018, dopo che il critico d’arte era stato eletto alla Camera dei deputati. Ma il rapporto tra i due esperti risaliva a molti anni prima.

“Ci eravamo conosciuti ai tempi in cui ero Alto Commissario a Piazza Armerina, poi ci eravamo visti quando io ero sindaco, perché lui era sovrintendente di Trapani, per la necropoli di Mokarta, la parte archeologica di Salemi”, racconta Sgarbi a TPI.it, che lo ha contattato telefonicamente.

“L’ultima cosa che abbiamo fatto insieme è stato organizzare la mostra della mia fondazione di pittura antica, che dovrebbe arrivare a palazzo Sant’Elia con la volontà dell’assessorato”, racconta il critico d’arte. “Un sostegno che lui aveva sottolineato in maniera molto calda a mia sorella, nell’incontro avvenuto qualche giorno fa quando abbiamo inaugurato la mostra di Antonello da Messina. Probabilmente, se faremo la mostra a palazzo Sant’Elia sarà dedicata a lui”, propone Sgarbi.

Sebastiano Tusa, il ricordo di Vittorio Sgarbi: “Ecco cosa ci ha lasciato”

“Sebastiano Tusa è conosciuto per i suoi studi e per la sovrintendenza del mare, che sono la sua maggiore peculiarità. A questo si è aggiunto il ruolo di assessore, che ha assunto al mio posto e su mia indicazione”, ricorda Vittorio Sgarbi. “Così si è trovato nella singolare condizione di veder diventare la sua funzione di tecnico, relativa a un ambito territoriale ristretto, una funzione di indirizzo, quindi di dover indicare una serie di soluzioni che vanno al di là della competenza specifica”.

“Sono stato io a indicarlo per l’assessorato, era politicamente nell’area di riferimento del presidente, anche se poi il suo amico, Fabio Granata, si è spostato a sinistra nell’amministrazione di Siracusa. Ma in Sicilia sinistra e destra sono molto opinabili. Granata comunque era molto vicino a Musumeci e a me è sembrato naturale fare il suo nome come mio successore, e la proposta è stata confermata da Musumeci”.

Sgarbi ha parlato di Tusa come del suo “erede naturale”. Come mai proprio l’archeologo palermitano?

“Ho pensato che tra le persone che lavoravano nell’ambito della politica siciliana, nel mondo dei Beni culturali, lui avesse questa caratura, quindi l’ho indicato come mio successore. Il destino ha ben voluto che il presidente della Regione lo nominasse”.

“Sulle sue competenze specifiche è l’archeologo che tutti conoscono”, aggiunge Sgarbi. “Ha fatto numerose scoperte e ha trovato che lo spazio straordinario dell’archeologia fosse il mare, poi si è mosso invece in una valutazione più ampia del patrimonio siciliano, che è quella che tocca a un assessore, avendo la fortuna e la benemerenza di una competenza specifica. Ha realizzato l’unica – io credo – condizione per essere buoni amministratori o ministri, cioè di farlo con una vasta conoscenza e competenza della materia che bisogna amministrare”.

Dal punto di vista umano, invece? “C’è sempre stata sintonia, mai motivi di scontro, sempre rapporti ottimi”.

Il figlio di Sebastiano Tusa, Andrea, ha raccontato a Repubblica che il padre era preoccupato negli ultimi giorni, a causa di questioni riguardanti i nuovi parchi archeologici in Sicilia. Lei ne sapeva niente?

“Quello che Tusa aveva in mente era di riformare i parchi. Aveva istituito un parco nuovo, quello di Segesta, e voleva cambiare i membri di altri parchi. Il problema dei parchi non è mai relativo a una legge, che può essere fatta in un modo o in un altro. Il problema è relativo alle qualità persone che se ne occupano, come i sovrintendenti nelle sovrintendenze e i direttori nei musei”, spiega Sgarbi. “Credo che valutando le varie capacità Tusa abbia osservato che in alcune situazioni occorresse cambiare il personale. Ma non mi ha mai parlato di sue preoccupazioni su questo”.

Il prossimo 18 marzo Sgarbi avrebbe dovuto partecipare a un incontro pubblico con Tusa sul restauro del Kouros di Lentinoi, per il quale si sono spesi entrambi.

“Quello che dal punto di vista tecnico ha segnato la nostra massima collaborazione, oltre al sistema dei parchi o di questioni di grande portata come la ricostruzione del tempio G di Selinunte – che era un’impresa titanica a cui io non avevo il tempo di applicarmi perché sono andato via presto, lui forse aveva meno convinzione, per cui è rimasto un sogno, poi è morto anche il finanziatore – è il restauro del Kouros (il Kouros di Lentini, ndr), che era separato perché la testa apparteneva a Catania e il corpo a Siracusa”, racconta il critico.

“Da assessore presi questa decisione, per il mio temperamento decisionista. Lui probabilmente non lo avrebbe fatto, ma affidai a lui questo impegno. Lui lo assunse con piena convinzione. Poi io me ne andai, il restauro fu fatto. Lui finì per l’avere il ruolo tecnico ma anche quello politico e culturale della scelta. Il 18 marzo ci sarebbe stato un incontro in cui si sarebbe discusso ciò che è stato scoperto, che ha confermato la pertinenza della testa con il corpo. È quello che ha segnato il nostro punto di maggiore congiunzione”.

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