Ecco Chuormo, un presidio reale di cinema e produzione culturale dal basso: “Stiamo creando una filiera alternativa”
A Roma c’è una comunità di cineasti che fa cinema indipendente e che giorno dopo giorno diventa sempre più grande. Tantissimi giovani che sono stati “messi insieme” da Chuormo, uno spazio indipendente nato in un ex locale di slot machine a Testaccio e diventato in un anno e mezzo un presidio reale di cinema e produzione culturale dal basso. “Oggi contiamo oltre 2.000 soci, più di 400 cortometraggi proiettati e una media di 100 spettatori paganti a serata, senza finanziamenti strutturali pubblici”. A raccontarci qual è la loro storia, il loro presente e futuro è il Presidente dell’Associazione, Marco Pittiglio.
“Siamo in quattro. Io sono il Presidente dell’Associazione. Il team è composto da me, Nicholas Nahuel Turchi, curatore del collettivo, si occupa della distribuzione dei film del chuormo, Marco Pinnavaia, che si occupa del lato sceneggiatura e produzione, e Cecilia Rizzuto, che si occupa della parte regia. Stiamo cercando di ricreare una filiera da zero. Siamo un collettivo cinematografico che ha iniziato la sua attività nel 2021 e poi nel 2024 ha deciso di aprire un luogo fisico a Testaccio (Roma, ndr) in cui pensare, produrre e distribuire cinema e cercare di farlo in maniera economicamente sostenibile. Abbiamo quindi iniziato questa attività associativa facendo distribuzione. Abbiamo preso un ex sala slot e l’abbiamo fatta diventare un piccolo cinema da 20 posti a sedere e 30-40 in piedi. Un ambiente molto intimo”.
“In un anno abbiamo proiettato circa 400 cortometraggi. Poi abbiamo fatto tanti eventi: podcast, corti, serate per attori, serate per bambini. Con Via Vai e Le Cave abbiamo preso parte al festival di Testaccio. Abbiamo collaborato con Vacunalia, il primo festival che ci ha invitato a programmare un programma di film. Collaboriamo con Stolen production, un’altra realtà di cinema indipendente. Poi abbiamo fatto un nostro festival che si chiama Felice Film Festival. Insomma, abbiamo fatto tantissimi eventi. Abbiamo creato una comunità di cineasti che vivono a Roma e fanno cinema indipendente. Principalmente cortometraggi. Per quanto riguarda la distribuzione, il passo in più che abbiamo fatto quest’anno è quello di andare al cinema. Lo scorso anno facemmo un affitto sala al Cinema Greenwich per proiettare i cortometraggi internazionali del Festival, quest’anno invece loro ci hanno proposto una collaborazione continua. Quindi abbiamo scelto di fare una volta al mese, nel giorno in cui meno persone vanno al cinema (il mercoledì), la proiezione di 5 cortometraggi indipendenti che tutti insieme hanno più o meno il budget di un film normale. A settembre, ottobre e novembre abbiamo riempito la sala con una media di 100 spettatori ad evento”.
“Per quanto riguarda la parte produttiva stiamo creando una filiera alternativa che venga finanziata principalmente dall’attività associativa dell’associazione e sponsor di aziende private che vogliono finanziare il mondo del cinema. Abbiamo prodotto a Milano un cortometraggio che ha 16 mila euro di costi ma che da questa filiera ha ottenuto 8 mila euro di ricavi. Poi ogni mese parte del surplus va a rifondare questo investimento. In modo che quando arriverà la distribuzione sarà completamente pagato. E quindi, tutto ciò che si ricaverà dalla distribuzione sarà un vero profitto di un’opera cinematografica. Forse sembrano cose un po’ scontate, ma nel contesto del cinema indipendente questo è un unicum”.
“Noi oggi, come generazione che vuole fare cinema, ci troviamo davanti al problema del post tax credit. Ovvero di aver drogato un mercato in cui le case di produzione, e solo loro, potevano effettivamente accedere a grandi fondi per fare film e ottenere guadagni prima che il corto andasse nei cinema. Questo ha fatto si che ci si disinteressasse della sala, almeno questo è quello che noi, e tantissimi ragazzi che ci seguono, pensiamo. Sostanzialmente la filiera alternativa che vogliamo creare è una filiera diciamo sostenibile e che possa in qualche modo dare spazio a più voci. Ai giovani. Noi siamo quasi tutti Under 35 ma molti hanno anche 20, 22 anni… La cosa interessante è come si raccontano i giovani che oggi sono poco conosciuti, capiti. Ecco, attraverso un corto loro si raccontano e questo ha una grande valenza anche culturale”.
“Il progetto Fuori Filiera nasce nel contesto dell’attuale filiera in cui i giovani sono sostanzialmente tagliati fuori perché non riescono a partecipare ai bandi dove, qualora dovessero partecipare, senza conoscenze, non potrebbero vincere. Questa è una realtà molto evidente anche accettata della comunità di chi fa cinema oggi a Roma. Il Chuormo cerca di fare cinema in modo libero, ma anche economicamente sostenibile e quindi abbiamo pensato di creare appunto una piccola filiera che parta dal pensare cinema. Con noi collaborano altre Associazioni come ad esempio Collettivo Incendio che sono degli sceneggiatori che da noi hanno portato un progetto che si chiama “Falò di conforto”. In pratica gli sceneggiatori si incontrano e ricevono dei feedback da altri sceneggiatori in un ambiente intimo e tranquillo. Parliamo di 10, 15 persone che si incontrano dal vivo, parlano di cinema e si portano a casa l’esperienza. Poi dall’idea della sceneggiatura vogliamo andare a fare, in collaborazione con la Volontè, un passo ulteriore. Loro proporranno ai giovani studenti di produzione di prendere queste sceneggiature e crearci un vero dossier: un qualcosa che faccia capire che quali valori porta avanti questo cortometraggio e perché un’azienda dovrebbe finanziarlo. La parte successiva è dare questi dossier ad agenzie pubblicitarie. L’obbiettivo è quello di riportare in auge – anche attraverso la stampa tradizionale – il concetto del cortometraggio indipendente. Anche perché i numeri sono dalla nostra parte… Adesso introdurremo anche un sistema per cui la sala potrà lasciare una recensione sul corto. E in futuro vorremmo ampliare i cinema e far si che una parte dello sbigliettamento vada ai registi. Certo, è più difficile a farsi che a dirsi ma c’è l’intenzione di farlo”.
“Il lunedì noi facciamo una rassegna di monologhi di attori. Da noi viene la comunità del mondo degli attori che vivono a Roma (romani e non) che fanno dei monologhi che hanno il riscontro del pubblico presente nel nostro ambiente che, come ho già detto, è molto intimo e comunitario. Il mercoledì facciamo una cineteca in cui ci vediamo tra di noi e vediamo un film che non viene né pubblicizzato né annunciato. Si tratta di film che non sono mai stati distribuiti in Italia. Ci sono delle regole: bisogna essere soci, non sai prima il titolo del film e non puoi dire a nessuno che film hai visto. Il giovedì e venerdì facciamo due rassegne di cortometraggi. Proiettiamo circa 5 cortometraggi il giovedì e 5 il venerdì con quindi 5 registi nuovi di volta in volta. Il sabato e la domenica invece facciamo degli eventi particolari: li dedichiamo o a un podcast live. Tutto viene registrato ma non finisce su internet perché la nostra idea è che tu venga lì a vederlo. Sono podcast sull’arte in cui intervengono pittori, registi e persone che lavorano nel mondo del cinema. Poi faremo il Felice Film Festival a maggio. Adesso altri tipi di eventi settimanali sono delle prospettive che facciamo su singoli autori”.

