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Home » Cultura

Bob Dylan al MAXXI: a Roma la prima retrospettiva in Europa dedicata alle opere di arte visiva del cantautore

Immagine di copertina

Fino al 30 aprile a Roma, presso il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, è in programma la mostra BOB DYLAN. Retrospectrum, a cura di Shai Baitel, prima retrospettiva in Europa dedicata alle opere di arte visiva di una delle più importanti icone della cultura contemporanea mondiale.

S&D

Dopo essere stata al MAM di Shanghai e al Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami, la mostra approda a Roma in una versione completamente ripensata per interagire con gli spazi dinamici e avveniristici del MAXXI di Zaha Hadid. Sponsor Ferrovie dello Stato e UniCredit.

Esposte oltre 100 opere tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo, materiale video, che esplorano oltre 50 anni di attività creativa di Bob Dylan.

“È molto gratificante sapere che le mie opere visive siano esposte al MAXXI, a Roma: un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo – ha dichiarato lo stesso Bob Dylan – Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento”.

I lavori esposti mettono in luce quei motivi che da sempre fanno parte dell’immaginario di musicista di Dylan e che tornano, sotto forma di disegno e di colore, anche nei suoi dipinti. Come scrive lui stesso nel catalogo della mostra (a cura di Shai Baitel e pubblicato da Skira), le sue opere d’arte visiva raccontano “il paesaggio americano come lo si vede attraversando il paese, osservandolo per quello che è. Restando fuori dalle grandi arterie e percorrendo solo strade secondarie, in totale libertà”.

Grandi metropoli, paesaggi brulli e sterminati, binari ferroviari, strade aperte, automobili, camion, pompe di benzina, motel, baracche, bar, negozi, cortili, cartelloni pubblicitari, insegne al neon: come nelle sue canzoni e nelle sue poesie, anche nei suoi dipinti Dylan rende poetica l’America più profonda.  “Scelgo le immagini per ciò che significano per me – scrive – . Questi dipinti hanno il realismo dell’istante, arcaico, statico perlopiù, ma comunque percorso da un fremito.  Sono il mondo che vedo o che scelgo di vedere, di cui faccio parte o in cui entro. Ad ogni modo, questo è il mio lavoro”.

“Questa mostra, che abbraccia tutta la carriera di Bob Dylan, presenta il suo approccio unico all’arte visiva e la sua padronanza della pittura, del disegno e della scultura. Offre l’opportunità unica di vedere il viaggio creativo di Dylan attraverso il tempo e i luoghi, tra cui la scalinata di Piazza di Spagna, immortalata nell’opera Quando dipingo il mio capolavoro” ha affermato il curatore Shai Baitel.

Il percorso di mostra

Il percorso di mostra si articola in otto sezioni che ripercorrono il viaggio di Dylan nelle arti visive e, al contempo, ci fanno entrare in contatto con la sua creatività di musicista, poeta e artista: Early Works, The Beaten Path, Mondo Scripto, Revisionist, The Drawn Blank, New Orleans, Deep Focus, Ironworks.

Early Works presenta una serie di disegni degli anni Settanta nei quali Dylan prende nota della realtà che lo circonda, di ogni immagine che ha a portata di mano, disegnando a piena pagina figure e oggetti.  Queste illustrazioni anticipano i lavori del 2018 quando, con Mondo Scripto, l’artista torna a far dialogare musica e arte visiva realizzando una serie nella quale i testi scritti a mano delle sue canzoni sono accompagnati da disegni originali che richiamano i titoli o i momenti chiave dei brani stessi.

The Beaten Path è un ritratto del paesaggio americano, un viaggio visivo attraverso gli Stati Uniti per intravedere la bellezza in quei luoghi dimenticati che fanno da sfondo alla vita quotidiana. Le opere mostrano scorci di motel e tavole calde sempre aperte, di luna park abbandonati e di auto d’epoca, di grandi palazzi illuminati dai lampioni. In molti casi la strada scandisce la scena con lunghe autostrade che sembrano dispiegarsi all’infinito verso l’orizzonte.

Mondo Scripto presenta alcuni dei testi più noti di Dylan, trascritti personalmente dall’artista e accompagnati da suoi disegni a grafite. Queste combinazioni di parole e immagini sottolineano il nesso profondo e diretto tra la sua arte visiva e le sue composizioni scritte.  I disegni a matita illustrano quel dialogo fra immagine e testo, passato e presente, che – grazie al continuo flusso creativo che alimenta l’arte di Dylan – ha cambiato il rapporto tra musica e parole. Di questa serie fa parte Subterranean Homesick Blues Series, che enterà in Collezione MAXXI.

Revisionist è una serie in cui Dylan rielabora la grafica, le parole e il contenuto cromatico delle copertine di celebri giornali, da “Rolling Stone” a “Playboy”, per trasformarle in nuove immagini serigrafate di grandi dimensioni.

The Drawn Blank è una sorta di diario illustrato nel quale sono raffigurate istantanee della vita in strada: ritratti, luoghi storici, panorami e angoli nascosti. La serie nasce da una raccolta di schizzi a matita carboncino e penna realizzati tra l’89 e il 92 durante le tournèe in America, Europa e Asia. Negli anni, Dylan ha più volte modificati i disegni, aggiungendovi dettagli, colore e profondità.

New Orleans è la serie che immortala il legame tra Dylan e New Orleans, città natale del jazz, situata all’estremità meridionale della Route 61, una delle strade più famose d’America, nota anche come “The Blues Highway”, la strada del blues, che attraversa da nord a sud la sezione centrale degli Stati Uniti, passando per i luoghi dell’infanzia di Dylan. In ogni angolo di New Orleans, l’occhio dell’artista individua infiniti spunti per le sue opere; i gesti e le abitudini dei suoi cittadini sono per Dylan fonte di ispirazione che si traduce, sulla tela, in scene di vita quotidiana dove viene privilegiato uno sguardo ravvicinato, capace di creare una certa intimità tra i soggetti ritratti e chi li osserva.

Deep Focus sono dipinti con particolari inquadrature e tagli dell’immagine, composizioni suggestive e spesso misteriose, sospese tra vita e teatro, che si ispirano allo spirito documentaristico della fotografia e del cinema. Il titolo fa riferimento a una tecnica cinematografica in cui la narrazione è il risultato della combinazione di primo piano, secondo piano e sfondo, tutti contemporaneamente a fuoco per poterne distinguere i dettagli a ogni profondità.

Ironworks. Il percorso di mostra si chiude con una serie di sculture in ferro, strutture funzionali composte da oggetti e attrezzi convertiti a nuovo uso che richiamano, insieme al ricordo dell’infanzia di Dylan nella zona mineraria del Nord del Minnesota, anche l’iconico passato industriale degli Stati Uniti.

La mostra è accompagnata da un catalogo in doppia edizione italiano e inglese, 224 pagine, edito da Skira e curato da Shai Baitel. Nel volume la vasta produzione artistica di Bob Dylan viene raccontata attraverso le immagini e il contributo di importanti scrittori, critici e artisti, tra cui Shai Baitel, Alain Elkann, Anne-Marie Mai, Greg Tate, Richard Prince, Bob Dylan, Caterina Caselli.

Sarà inoltre accompagnata da un programma di incontri che ne approfondiscono i temi e da un film screening per scoprire il rapporto di Dylan con il cinema. 

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